Come prime parole ha ringraziato l’onda che l’ha consacrato come mostro sacro del surf da onda: «Obrigado Nazarè». Così Francisco Porcella è entrato nell’Olimpo sacro dei domatori del mare vincendo al WSL Big Wave Award, gli Oscar del surf, nella categoria Biggest Wave, l’onda più grande dell’anno. Alla premiazione, avvenuta alle 20 di sabato 29 a Los Angeles (le 5 del mattino italiane), erano presenti anche i genitori del campione (Kirsten Schroeder e Pietro Porcella) e l’altrettanto celebre fratello Niccolò, premiato lo scorso anno per il più spettacolare wipeout (in gergo surfista, caduta).

L’onda della vittoria a Nazarè, ph Aleixo

Francisco era stato nominato in ben tre categorie: per il Ride of the Year (per l’onda enorme cavalcata lo scorso 28 febbraio a Nazarè in Portogallo), le seconda nel Biggest Wave Award (sempre per Nazarè) e nella Best Overall Performance of the Year. Già nell’intervista che lo vide protagonista ai nostri microfoni lo scorso marzo (VIDEO) le speranze di un successo c’erano, e forti: il Big Wave Awards infatti è il concorso più prestigioso in fatto di surf e vincere rappresenta una vera e propria consacrazione. Il premio è arrivato per l’impresa compiuta nello spot di Nazarè in Portogallo (LEGGI): un vero e proprio muro d’acqua di quasi 30 metri che il nostro ha saputo domare con estrema maestria e un coraggio da leoni.

Che il 2017 fosse l’anno di Francisco l’avevamo già scritto e previsto e ora, dopo la serata di ieri, ne abbiamo avuto la certezza. Complimenti campione, orgoglio di Sardegna che con fierezza, tantissimo impegno, costanza, determinazione e un pizzico di sana follia, fai sentire tutti noi sulla cresta dell’onda!

Cagliari, il Consiglio di Stato conferma il divieto di legare le bici fuori dagli stalli.

Una decisione che farà discutere e che segna un punto a favore del decoro urbano in città. Il Consiglio di Stato ha “promosso” il giro di vite voluto dall’amministrazione dell’ex sindaco Paolo Truzzu, confermando la piena legittimità del divieto di incatenare le biciclette fuori dagli stalli dedicati.

Con una sentenza che rigetta il ricorso presentato dalla Fiab di Cagliari, i giudici di Palazzo Spada hanno messo la parola fine a una lunga battaglia legale.

Il provvedimento, incluso nel regolamento di Polizia e Sicurezza Urbana approvato dalla precedente amministrazione comunale, stabilisce in modo chiaro e inequivocabile che è vietato legare le biciclette a “infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo”. La violazione di questa norma comporta l’applicazione di sanzioni pecuniarie che vanno da un minimo di 100 a un massimo di 300 euro.

I giudici hanno spiegato che la decisione mira a tutelare, in un’ottica di miglioramento della vivibilità e del decoro della città, quelle infrastrutture che spesso si trovano sui marciapiedi, nelle piazze, nei parchi, o vicino a monumenti. Si tratta di elementi di arredo urbano come ringhiere, recinzioni o pali, per i quali è già generalmente vietata la sosta di qualsiasi veicolo. Pertanto, secondo il Consiglio di Stato, la disposizione non viola in alcun modo le norme del codice della strada.

Ma la sentenza va oltre, affrontando un punto cruciale sollevato dai ricorrenti. La Fiab aveva denunciato una presunta disparità di trattamento tra gli “utenti deboli”, ovvero i ciclisti, e gli “utenti forti”, come gli automobilisti, sostenendo che la norma penalizzasse i primi a vantaggio dei secondi. Il Consiglio di Stato ha respinto categoricamente questa tesi, evidenziando che una disparità di trattamento può essere configurabile solo in presenza di situazioni perfettamente identiche, e che tale condizione non sussiste in questo caso. I giudici hanno inoltre ritenuto infondata la disparità invocata in appello anche rispetto ai monopattini.

Infine, sono state giudicate infondate anche le censure che contestavano la presunta contraddittorietà del regolamento con gli obiettivi fissati dal Piano Urbano della mobilità sostenibile. A questo proposito, il Consiglio di Stato ha ribadito che si tratta di una valutazione discrezionale, per la quale “il giudice non può sostituirsi all’amministrazione”. La decisione ha quindi confermato la legittimità dell’azione comunale, stabilendo che la tutela del decoro urbano è un obiettivo prioritario che può essere perseguito attraverso normative specifiche.