Vertenza entrate: braccio di ferro tra la Regione Sardegna e il Governo sugli accantonamenti
Vertenza entrate: ormai è scontro tra Cagliari e Roma. Il braccio di ferro tra la Regione e il Governo è andato in scena a Palazzo Chigi dove è stato avviato il percorso per definire un nuovo accordo sulla finanza pubblica.
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Vertenza entrate: ormai è scontro tra Cagliari e Roma. Il braccio di ferro tra la Regione e il Governo è andato in scena a Palazzo Chigi dove è stato avviato il percorso per definire un nuovo accordo sulla finanza pubblica. A portare le ragioni dell’Isola nella capitale è stato il vicepresidente della Regione Raffaele Paci che ha incontrato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Maria Elena Boschi, il ministro agli Affari Regionali Enrico Costa, il capo di Gabinetto del Ministero dell’Economia e delle Finanze Roberto Garofoli e i dirigenti della Ragioneria generale dello Stato.
Le posizioni del Governo e della Regione sono in questo momento molto distanti, con la Sardegna che rivendica il diritto a tenere nelle sue casse gran parte dei 684 milioni di accantonamenti oggi previsti e il Governo che ha più volte ribadito che la situazione economica nazionale è complicata e non concede molti margini di manovra. «Di sicuro partiamo da posizioni molto distanti e il confronto di oggi , durato due ore, serrato e a tratti duro, lo conferma» dice Paci. «Ho apprezzato il fatto che, nonostante fosse solo il primo incontro, al tavolo ci fossero tutti i rappresentanti istituzionali coinvolti in modo da essere immediatamente operativi. Abbiamo rappresentato con forza le nostre ragioni e illustrato il dossier predisposto con il presidente Pigliaru che dimostra quanto la Sardegna ha bisogno di tutte le proprie entrate» dichiara il Vicepresidente. «Abbiamo detto al sottosegretario Boschi e al ministro Costa – incalza Paci- che non cederemo di un passo e che porteremo le nostre rivendicazioni fino in fondo. Il Governo, da parte sua, ha preso l’impegno di analizzare in tempi brevi la situazione con il Mef per dare le prime risposte alla Sardegna».
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Come si dice lumaca in sardo campidanese?

Come si dice lumaca in sardo campidanese è una domanda che apre un piccolo universo linguistico dove ogni termine porta con sé storia, tradizione e un pizzico di simpatia.
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Come si dice lumaca in sardo campidanese?
Come si dice lumaca in sardo campidanese è una domanda che apre un piccolo universo linguistico dove ogni termine porta con sé storia, tradizione e un pizzico di simpatia.
Un nome che sembra quasi uno scioglilingua, si attorciglia proprio come una lumaca nel suo guscio e crea un’immagine poetica, che piace a grandi e bambini e accompagna un mondo di suoni capaci di evocare scene e colori della vita quotidiana. In sardo campidanese, la lumaca si chiama su sitzigorru, un nome che danza sulla lingua come un gioco antico, un suono che si attorciglia proprio come il piccolo abitante del suo guscio ed è una parola che evoca immagini vivide, quasi un piccolo incantesimo fonetico che affascina grandi e bambini, rafforzando l’idea che il lessico locale riesca a trasformare anche la creatura più minuta in un simbolo di identità. E poi, la natura si diverte a dare sfumature e distinzioni anche tra le sue creature più semplici, introducendo variazioni che rendono la lingua ancora più ricca e sorprendente, perché su boveri è su sitzigorru mascu, il maschio, quasi come se fosse il guardiano di questo minuscolo mondo nascosto tra l’erba umida, mentre se il guscio porta striature sottili il suo nome si allunga e diventa sitzigorru petiatzu, come un racconto che si intreccia tra le pieghe del tempo e aggiunge un tono di delicatezza all’immagine. Ma quando il guscio è ancora tenero, fragile come una promessa appena nata, allora è su sitzigorru buca moddi, una piccola casa in divenire, delicata come il primo respiro di un giorno di pioggia che cade lieve sulla terra, mentre per chi sfida le onde e non striscia sulla terra ma scivola tra le correnti salate del mare esiste il nome su sitzigorru de mari, una piccola creatura che porta con sé la leggerezza dell’acqua e il mistero delle profondità. Ogni nome racconta una storia, ogni parola sussurra un frammento di terra e di mare, di vento e di pioggia, e il sardo non è solo una lingua, è una melodia incisa nella memoria, un suono che raccoglie la vita e la trasforma in poesia, rendendo persino la semplice lumaca un simbolo affettuoso della cultura campidanese.
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