L’Aula magna della Facoltà di studi umanistici gremita per la lectio magistralis “L’Europa per le imprese, la formazione e il lavoro” del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani che ha  inaugurato l’Anno Accademico 2016-2017 .  

Tajani ha parlato alla platea del ruolo dell’Europa nello sviluppo economico e sociale delle diverse realtà locali, ribadendo la necessità che questa giochi un ruolo importante di supporto al Sud e alle Isole e ha messo in guardia contro i nascenti populismi e l’antieuropeismo. «Siamo tutti consapevoli che l’Europa sta attraversando un periodo storico difficile, sia per l’ondata di attentati terroristici, sia per la grave crisi economica e la disoccupazione. Tuttavia, da questa impasse non si esce invocando l’uscita dall’Unione Europea e l’isolazionismo, ma lavorando insieme per il bene comune. Occorre aiutare l’economia reale a produrre benessere. La Sardegna è una delle vittime principali della mancanza di supporto all’economia reale e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Quest’Isola è molto penalizzata dall’insularità e l’Europa deve lavorare a politiche in grado di colmare il divario».

«Uno dei settori chiave su cui si basa lo sviluppo del nostro Continente e del nostro Paese in particolare – continua – è quello dell’innovazione e della ricerca ma anche quello del turismo, che andrebbe valorizzato di più. I tempi stanno cambiando continuamente e l’industria ormai non si deve più basare sul carbone come succedeva spesso in passato».

Tajani, primo presidente del Parlamento Europeo di nazionalità italiana,  si è poi rivolto direttamente ai giovani presenti in platea: «Non smettete di sognare . Noi come rappresentanti delle istituzioni abbiamo il dovere di non farvi perdere la voglia di credere nei vostri obbiettivi. L’Europa non è solo burocrazia, è la nostra identità, la nostra storia, la nostra Università. Anche voi siete sardi ma anche italiani ed europei. Lavoriamo insieme per costruire un’Europa non basata solamente sull’economia ma sui valori umani», ha concluso.

Tajani è arrivato a Cagliari stamane accolto dall’eurodeputato del Ppe Salvatore Cicu e dal prefetto Giuliana Perrotta. Questi ultimi sono intervenuti nell’Aula magna della Facoltà umanistica insieme al sindaco Massimo Zedda, al rettore Maria Del Zompo e ad alcuni docenti. Precedentemente è stato ricevuto da Zedda in Municipio. Cagliari è la prima delle tappe sarde del tour istituzionale delle regioni italiane.

Negli anni Settanta, in via Cocco Ortu, c’era una boutique che più di ogni altra riuscì a intercettare i sogni, lo stile e le ambizioni di un’intera generazione. Non era soltanto un negozio di abbigliamento maschile, ma un vero punto di riferimento per chi voleva vestire alla moda, senza lasciare Cagliari.

L’intuizione fu semplice e allo stesso tempo rivoluzionaria: viaggiare fino a Roma per scoprire le ultime tendenze e portarle in Sardegna, anticipando mode che altrove sarebbero arrivate molto più tardi. Dietro quell’idea c’era un imprenditore visionario, che diede alla boutique il proprio nome, trasformandola in un simbolo di eleganza e modernità. Avete capito di chi parliamo? Si tratta di Bruno Sechi e della sua boutique Brunse, che venne chiamata così per il nome del proprietario.

Foto condivisa da A.Soro nel gruppo FB, Cagliari Tra Passato e Presente Notizie Arte e Cultura

Tra quelle vetrine sono passate camicie dal collo largo, pantaloni scampanati, loden, cinturoni con maxi fibbie: capi che oggi raccontano un’epoca e che allora rappresentavano il desiderio di distinguersi. I giovani cagliaritani trovavano tutto ciò che serviva per sentirsi al passo coi tempi, mentre tra i clienti più affezionati figuravano anche i calciatori del Cagliari, icone di stile e successo.

Nel 1979 il negozio cambiò nome in Brillantina, segnando una nuova fase della sua storia, ma senza perdere la propria identità. Il successo fu tale che il format venne replicato anche a Quartu, dove Riccardo Sechi, fratello del fondatore aprì un altro punto vendita, mantenendo lo stesso stile e la stessa filosofia.

Oggi quelle immagini in bianco e nero, con i commessi e il proprietario ritratti davanti alla boutique, raccontano molto più di un’attività commerciale: raccontano un momento in cui la moda diventò linguaggio, appartenenza e sogno condiviso, lasciando un segno indelebile nella memoria della città.