Moby Prince, a 26 anni dalla tragedia Cagliari dedica una piazza alle vittime di quella terribile notte
Sono passati ventisei anni da quella terribile notte del 10 aprile 1991, quando il traghetto della Moby Prince in partenza da Livorno, prese fuoco nella rada del porto toscano in seguito alla collisione con una petroliera dell’Agip Abruzzo. Le vittime
Sono passati ventisei anni da quella terribile notte del 10 aprile 1991, quando il traghetto della Moby Prince in partenza da Livorno, prese fuoco nella rada del porto toscano in seguito alla collisione con una petroliera dell’Agip Abruzzo. Le vittime sono state 140, 26 delle quali erano sarde.
Ventisei anni dopo, da oggi Cagliari ha una piazza che commemora le vittime di quel disastro ancora avvolto da tanti misteri. Piazza Vittime del Moby Prince è stata inaugurata stamane nello spazio di fronte alla Capitaneria di Porto, tra via Roma e Piazza Deffenu (precisamente dove c’è la fontana) alla presenza del presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, i senatori della commissione d’inchiesta parlamentare Emilio Floris, Silvio Lai e Luciano Uras.
Alla cerimonia erano presenti anche alcuni parenti delle vittime sarde, tra cui Luchino Chessa, che quella notte perse i genitori e ora presiede l’associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince.
Il racconto dei familiari è straziante: «Ho perso mio marito in quel rogo – dice Patrizia Campus – ci conforta il fatto che ci sia una commissione d’inchiesta che sta cercando di far luce sull’accaduto. Apprezziamo anche l’inaugurazione della piazza dedicata ai nostri cari».
Daniele Furtas e la moglie Gabriella Soro avevano rispettivamente 33 e 29 anni e, dopo aver vissuto in Toscana, avevano deciso di far ritorno in Sardegna e quella notte si erano imbarcati sulla Moby Prince non vedendo l’ora di toccare nuovamente il suolo sardo. Il destino però ha voluto che nell’isola non ci sarebbero mai arrivati. «Molti forse si sarebbero potuti salvare se solo i soccorsi fossero stati celeri – dice il fratello di Furtas – Non so se mio fratello poteva salvarsi, ma almeno tanti altri sì. La colpa sappiamo benissimo tutti che non è stata del comandante del traghetto».
«Questa è un’iniziativa che tende a sensibilizzare le persone verso la tragedia, ma anche per la ricerca della verità – afferma il sindaco Zedda – È stato scelto uno spazio di fronte al mare per collegare simbolicamente e fisicamente i cittadini di Cagliari con il luogo in cui è avvenuto il disastro».
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