Claudia Filigheddu firma il nuovo murale di San Gavino con il suo iconico e coloratissimo arazzo

San Gavino: un paese che ha deciso di rinascere con l’arte. E tutto ciò grazie a un gruppo di ragazzi, poi riunitesi nell’associazione culturale Skizzo, che nel 2014 decidono di organizzare un evento in memoria di Simone Farci (Skizzo per
- L’opera conclusa
- Un momento dell’inaugurazione
- Un particolare
- Il fiore dello zafferano
- Gavina
- Gavina (particolare delle sneakers rosse)
San Gavino: un paese che ha deciso di rinascere con l’arte. E tutto ciò grazie a un gruppo di ragazzi, poi riunitesi nell’associazione culturale Skizzo, che nel 2014 decidono di organizzare un evento in memoria di Simone Farci (Skizzo per gli amici), giovane sangavinese venuto a mancare prematuramente e molto amato in paese.
Da allora è stato un crescendo: col sostegno di Giorgio Jorge Casu, artista nato a San Gavino e di fama internazionale, la febbre del murales non si è più fermata. E così, dopo di lui, che in paese ne ha firmati vari, è stata la volta di Andrea Casciu, La Fille Bertha, Crisa, Ericailcane, Bastardilla, Spaik, Mamblo e Skan, street artist conosciuti e apprezzati.
L’ultima opera realizzata e inaugurata oggi è a firma di Claudia Filigheddu, artista gallurese già famosa per la sua celebre e spettacolare scalinata realizzata lo scorso settembre ad Arzachena: 75 gradini decorati con colorate tavole in legno dipinte a mano che con un effetto trompe l’oeil danno l’idea di essere un tappeto che ricopre le scale che portano alla chiesa, sulla sommità. A San Gavino l’artista 41enne (pittrice e decoratrice di grande esperienza) ha riportato il tema dell’arazzo sardo: «A differenza della scalinata di Arzachena qui ho scelto un materiale diverso. Si tratta di pietra ricomposta dipinta a mano alternata alla ceramica lucida». Un contrasto di materiali che danno un effetto stupefacente.
E i temi delle piastrelle sono una dedica in tutto e per tutto al paese e alla Sardegna: «Ci sono lo zafferano, il castello di Monreale, i cavalli. È stato tutto studiato ad hoc per San Gavino. L’arazzo contiene le icone più rappresentative del paese, è la mia dedica ad una comunità che mi ha accolta con un affetto che non avrei mai immaginato!». L’artista, di fianco all’opera, ha dipinto Gavina, una ragazza vestita in costume sardo, che con l’estrema ironia che la caratterizza ha dotato del suo inconfondibile ciuffo di capelli color argento e sneakers Converse rosse: «Tiene in mano un fuso da cui si dipanano dei fili colorati che si ricongiungono all’arazzo. È il mio tocco personale: un richiamo alle tradizioni della mia terra nel costume tipico ma anche all’attualità, grazie alle scarpe rosse, simbolo della lotta alla violenza sulle donne».
Claudia Filigheddu entra così nella storia di una comunità che, con coraggio e grande intelligenza, ha colmato tanti vuoti: quello della perdita di un giovane compaesano, della mancanza di punti d’interesse fruibili a tutti, sangavinesi e non, ma soprattutto ha riempito di nuova linfa vitale un piccolo centro del Campidano di sicuro, prima di tutto ciò, non al centro delle cronache artistiche. Un paese che sta nutrendo la sua comunità grazie all’arte: i murales rappresentano una grande tradizione della nostra terra, per espressione artistica e protesta e i nuovi interpreti, i contemporanei esecutori di un’arte che noi sardi abbiamo nel dna, hanno trovato un luogo dove potersi esprimere e lanciare il proprio messaggio.
L’opera della Filigheddu ora è possibile ammirarla, fotografarla e persino toccarla, nella sua differenziazione materica, su uno dei muri di un’abitazione di San Gavino. Colori accesi portatori di allegria e speranza, icone che rappresentano la tradizione, simboli che non vogliono far dimenticare l’attualità: nell’arazzo tessuto di tessere dell’artista gallurese c’è tutto, perché solo i veri artisti riescono a portare la vita, i valori universali e l’esistenza nelle proprie opere.
(Tutte le immagini sono state realizzate da Eleonora Mamusa).

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