Giovanna Crespellani, il primo avvocato donna della Sardegna si racconta
«Mio padre tentò di dissuadermi. "Si soffre", mi disse. "Sono disposta a soffrire", gli risposi».
Una folta chioma bianca, elegantemente raccolta dietro la testa, e mani curate che impugnano saldamente il microfono. Giovanna Crespellani ha 92 anni ma sembra non saperlo. Ospite della prima giornata del Festival della letteratura del Mediterraneo, di scena nella suggestiva Casa Olla di via Eligio Porcu a Quartu, il primo avvocato donna della Sardegna ha raccontato, fra aneddoti e ironie, l’ingresso in un mondo difficile, che era allora prerogativa esclusiva degli uomini.
Suo padre era un avvocato: Luigi, primo sindaco di Cagliari in seguito al crollo del fascismo, poi presidente della Regione Sardegna e infine senatore della Repubblica. La madre, Teresa Mundula, fu la prima donna a laurearsi in Chimica in Sardegna. Giovanna, invece, decise di intraprendere una strada difficile, negli anni resi già estremamente duri dal fascismo. «La mia era una famiglia libera – racconta la Crespellani – e io già pensavo che avrei fatto l’avvocato, anche per aiutare mio padre nel suo studio e permettergli di dedicarsi alla politica. Questo nonostante lui, seppure debolmente, avesse cercato di dissuadermi. “Si soffre”, mi aveva detto. “Sono disposta a soffrire”, gli avevo risposto».
Una vita passata a inseguire la passione «di difendere, mi è sempre piaciuto», senza mai subire il fascino della magistratura. «Non credo di essere mai stata portata per giudicare».
E una carriera costellata da successi – «Ho contribuito a modificare alcuni elementi del diritto che qui in Sardegna erano mal espressi», racconta – alternati da casi e situazioni bizzarre. «Una volta venne una, mi disse che voleva uccidere il fidanzato. Cercai di spiegarle che non era opportuno». E riuscì a convincerla. «Penso fecero pace, perché poi non tornò». In un mondo che era in fondo ancora in mano agli uomini, impensabile poi non chiedere delle discriminazioni sessiste. «Discriminata? Mai. Ho sempre esercitato in maniera naturale».
Dal pubblico poi arriva una domanda: “Ha mai pensato che qualche cliente uomo potesse comportarsi con lei in maniera diversa, trovandosi di fronte una donna?”. La risposta: «No, per me era come se fossero donne anche loro».
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