Musica, animazione e calici di vino. In centinaia all’inaugurazione della nuova via Garibaldi

Continuano gli episodi di accessi non autorizzati a motore nella delicata area di Talmone – Porto Cuncato, nel cuore del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena. Ieri, domenica, si sono registrati due nuovi casi di sbarco di imbarcazioni a motore direttamente sulla spiaggia, nonostante i divieti e l’impegno costante dei volontari per la tutela del sito.
Il primo episodio è avvenuto alle 10 del mattino: un tender proveniente da un catamarano ormeggiato a circa 200 metri dalla riva è entrato a motore tra le rocce della zona conosciuta come “le piscine”, approdando sulla spiaggia. A bordo, sei turisti italiani. «Lo skipper, anche lui italiano, si è giustificato con i nostri volontari dicendo: “Ho visto che a differenza dell’altra caletta, Cala Scilla, qui non ci sono le boe… pensavo si potesse entrare”», raccontano i membri del Gruppo Amici di Talmone e Cala di Trana. I volontari presenti sul posto hanno fatto notare che «anche in assenza del cavo tarozzato, l’ingresso a motore resta comunque vietato», ricordando allo skipper le norme di sicurezza e tutela ambientale in vigore nell’area.
Il secondo episodio si è verificato poco prima delle 13: una famiglia tedesca, arrivata con un gommone a noleggio, ha sbarcato sulla spiaggia tendalino, borse frigo e varie attrezzature, occupando gran parte dell’arenile. «Hanno lasciato il gommone sulla battigia, proprio sotto gli scogli» riportano ancora i volontari.
In entrambi i casi non è stato necessario contattare la Capitaneria di Porto di La Maddalena: «I nostri volontari, con tatto ma determinazione, sono intervenuti subito. Il gruppo italiano ha lasciato la baia poco dopo, mentre la famiglia tedesca ha riportato il gommone a 200 metri dalla riva e, questa volta, ha usato i remi per uscire dalla zona riservata ai bagnanti» spiegano dal gruppo.
I due episodi sono stati comunque segnalati all’Ufficio Ambiente del Comune di Palau e alla Capitaneria di Porto di La Maddalena, «per doverosa informazione e monitoraggio», concludono gli attivisti. Una vicenda che sottolinea ancora una volta quanto sia fragile l’equilibrio delle nostre baie e quanto sia fondamentale il lavoro quotidiano di presidio e sensibilizzazione svolto dai volontari.