Regolamento di conti tra connazionali. In manette tre giovani del Bangladesh
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Il Canile Comunale di Tempio Pausania (il cui gestore è lo stesso della struttura di Monte Fiascone in provincia di Viterbo), è al centro di una serie di preoccupazioni riguardanti la gestione della struttura, lo stato di mantenimento degli animali e le dichiarazioni rilasciate in Consiglio Comunale il 19 dicembre scorso dall’Assessore all’Ambiente. Ciò che emerge è una discrasia evidente e allarmante tra le condizioni effettive del canile e quanto riportato dalle autorità.
Il canile, inaugurato nel dicembre 2023 ma pronto già dal 2020, era stato concepito per accogliere i cani randagi provenienti da Tempio Pausania e dall’Unione dei Comuni Alta Gallura. Tuttavia, secondo denunce diffuse sui social, la situazione attuale appare ben diversa. Attualmente, il canile ospiterebbe circa 110 cani, superando di gran lunga la capienza prevista di 60 animali. Tra questi, almeno 65 sarebbero di proprietà del gestore e allevati per scopi commerciali, una pratica che solleva dubbi e preoccupazioni sulla gestione della struttura.
“Spetta al Comune, con il supporto della ASL Gallura, affrontare seriamente questa problematica. Non è compito di altri organismi o entità, spesso subalterne alla gestione, risolvere una situazione che richiede un intervento deciso e istituzionale”, denunciano i volontari che seguono la vicenda da vicino. Nel mentre il sindaco ha dichiarato di non essere a conoscenza di quanto stesse accadendo all’interno del canile.
Le testimonianze raccolte, accompagnate da materiale fotografico che mostra alcuni angoli della struttura, sollevano dubbi profondi sulle condizioni degli animali ospitati. “Dalla sua inaugurazione fino a oggi, la sorveglianza da parte del Comune è stata minima, se non inesistente. Questo ha permesso che si verificassero situazioni gravi, come l’utilizzo del canile come deposito per cani di razza, in particolare bassotti, messi in vendita dal gestore. Inoltre, il canile è stato trasformato in una pensione a pagamento, una pratica vietata dalla normativa vigente”.
Le condizioni dei cani randagi accalappiati destano particolare preoccupazione. Nonostante il grande impegno dei volontari, che stanno facendo il possibile per migliorare la situazione, il quadro rimane critico. “I dipendenti del canile hanno abbandonato il loro posto, sia per la mancanza di retribuzione, sia per l’impossibilità di tollerare ulteriormente le condizioni in cui erano costretti a lavorare. Il gestore del canile avrebbe lasciato la struttura in mano a due giovani ventenni, scelti presumibilmente per la loro disponibilità a non sollevare problemi”. Questa decisione ha ulteriormente aggravato la situazione, lasciando i volontari come unico baluardo per il benessere degli animali.
“Noi volontari stiamo cercando di cambiare le cose. La mobilitazione per una gestione più responsabile e per garantire condizioni dignitose agli animali deve essere una priorità per tutta la comunità”.