Alla scoperta del nuraghe più grande dell’Isola.
Sapete quale è il nuraghe (scavato, perché nuraghi giganteschi da scavare ce ne sono ancora diversi) più grande della Sardegna?
Nel cuore della Sardegna, immerso nei paesaggi incontaminati del Sarcidano, si erge uno dei monumenti più imponenti e affascinanti dell’isola: il Nuraghe Arrubiu di Orroli, conosciuto come il Gigante Rosso. Un nome che evoca immediatamente potenza e mistero, dovuto non solo alle sue dimensioni straordinarie ma anche al caratteristico colore rossastro delle pietre basaltiche, ricoperte da licheni che ne accentuano il fascino. Questo colosso di pietra, risalente al 1500 a.C., è considerato il nuraghe scavato più grande della Sardegna, ma ciò che lo rende davvero unico è la sua complessità architettonica e il perfetto inserimento nel paesaggio, che raccontano con forza la maestria e la visione dei costruttori nuragici.

Nuraghe Arrubiu, il più grande tra quelli scavati (Foto Wikipedia)
Il Nuraghe Arrubiu, simbolo indiscusso della civiltà protosarda, è un esempio straordinario di architettura megalitica, una testimonianza tangibile della capacità tecnica e dell’organizzazione sociale di un popolo che seppe modellare la pietra con una precisione ancora oggi sorprendente. Il complesso si estende per oltre 5000 metri quadrati e comprende ventuno torri disposte in un articolato sistema difensivo. Al centro si innalza il mastio, la torre principale, che in origine raggiungeva i trenta metri di altezza e che oggi, nonostante il crollo di parte della struttura, conserva ancora una presenza imponente con i suoi quindici metri. Intorno, un bastione composto da cinque torri e una cinta muraria con altre sette torri delineano un complesso di eccezionale robustezza, ideato per proteggere e dominare il territorio. All’interno del nuraghe si snoda un intricato reticolo di cortili, corridoi, scale e ambienti coperti, nei quali si percepisce ancora l’organizzazione di una comunità che viveva e lavorava in stretto contatto con la natura. Le pavimentazioni in pietra, le cisterne, i focolari e le nicchie testimoniano un’economia autosufficiente e una vita quotidiana scandita da rituali e attività collettive. La grande capanna rotonda sul lato orientale del complesso, caratterizzata da un sedile lungo il perimetro e da un focolare centrale, rappresentava il luogo di incontro e di decisione, il cuore sociale e politico della comunità.

Ricostruzione del Nuraghe Arrubiu (Foto Wikipedia)
La struttura, sviluppata su più livelli e dotata di coperture a tholos perfettamente conservate, rivela una conoscenza avanzata della tecnica costruttiva a falsa cupola, mentre il sistema di drenaggio e canalizzazione delle acque emerso dagli scavi mostra la notevole abilità ingegneristica dei nuragici, capaci di sfruttare e gestire le risorse naturali con grande efficienza. La storia del Nuraghe Arrubiu si intreccia con le vicende millenarie della Sardegna. Dopo secoli di splendore, la sua parabola si interruppe intorno al IX secolo a.C. per cause ancora sconosciute. Ma il monumento non rimase abbandonato per sempre: nel II secolo a.C., con l’arrivo dei Romani, il sito venne riadattato e trasformato in un laboratorio vinicolo, come testimoniano le vasche e gli strumenti per la pigiatura dell’uva rinvenuti durante le campagne di scavo. Un segno evidente di continuità e di rispetto per un luogo che, anche nei secoli successivi, continuò a essere un punto di riferimento per le popolazioni locali. Tra i reperti ritrovati emergono ceramiche importate dal Peloponneso, che rivelano intensi scambi con il mondo miceneo, a conferma del ruolo centrale che la Sardegna ebbe nelle rotte del Mediterraneo antico.

Nuraghe Arrubiu, il più grande tra quelli scavati (Foto Wikipedia)
Ogni pietra del Nuraghe Arrubiu sembra custodire una storia, ogni corridoio racconta la vita di una comunità ingegnosa e tenace, capace di lasciare un’eredità che ancora oggi affascina studiosi e visitatori da tutto il mondo. Con la sua imponenza, la sua perfezione architettonica e il mistero che lo avvolge, il Gigante Rosso di Orroli non è solo un monumento, ma un simbolo dell’identità sarda, un luogo in cui il passato continua a respirare e a dialogare con il presente, ricordando a chi lo visita la grandezza di una civiltà che ha saputo rendere eterna la propria memoria nella pietra.
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