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Sardegna, è allarme vespe giganti: invasione di velutine minaccia api e sicurezza pubblica.
È emergenza in Sardegna per l’invasione della vespa velutina, una specie di calabrone asiatico particolarmente aggressiva e pericolosa, sia per la sopravvivenza delle api da miele sia per la sicurezza degli esseri umani.
L’allerta è scattata dopo il primo ritrovamento ufficiale nell’Isola, avvenuto a Ilbono, in Ogliastra, dove un apicoltore ha segnalato la presenza di calabroni sospetti davanti alle sue arnie. La conferma è arrivata dal Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, che ha inviato i propri ricercatori sul posto e avviato immediatamente un’attività di monitoraggio estesa ad altri apiari della zona, individuando altri due esemplari di velutina in aziende vicine. L’eliminazione del nido originario è avvenuta nelle scorse ore grazie all’utilizzo di un radiotrasmettitore, strumento che ha permesso di localizzare il punto esatto in cui si nascondevano le vespe. Il ritrovamento ha acceso un campanello d’allarme in tutto il settore apistico sardo, poiché la vespa velutina è nota per la sua predazione sistematica delle api, di cui si nutre aggredendo gli alveari, decimando le colonie e mettendo a rischio la produzione di miele. L’inquietudine cresce anche sul fronte della sicurezza pubblica, perché la puntura di questi imenotteri può provocare reazioni molto dolorose e, nei soggetti allergici, anche gravi conseguenze. Nella sola giornata di sabato, a Cagliari, i vigili del fuoco sono intervenuti per distruggere 15 nidi, un dato che sottolinea la rapidità di diffusione e la gravità della situazione. Fino a pochi anni fa la Sardegna non conosceva la presenza di calabroni: il primo arrivo documentato risale al 2010 con la Vespa crabro, seguito da una prima segnalazione di Vespa orientalis nel 2021 nel capoluogo. Ora con la comparsa della velutina si apre un nuovo fronte di emergenza. Per affrontarlo è già attiva una task force composta da entomologi dell’Università di Sassari e del National Biodiversity Future Centre, con la collaborazione degli atenei di Pisa e Firenze, del Crea di Bologna, dell’agenzia regionale Laore, dei tecnici dell’associazione Toscana Miele e degli apicoltori sardi. L’obiettivo è contenere il più rapidamente possibile la diffusione del calabrone asiatico e proteggere un ecosistema già fragile, dove le api rappresentano un pilastro insostituibile per l’impollinazione e la biodiversità.