L’Aquila di Bonelli e la Sardegna: un legame preistorico.
La storia profonda della Sardegna custodisce tra le sue pieghe geologiche e biologiche testimonianze di inestimabile valore riguardanti la presenza storica dell’Aquila di Bonelli, un rapace la cui esistenza racconta un legame preistorico indissolubile con l’isola.

L’aquila di Bonelli
Questa specie risulta associata al territorio sardo da un’epoca estremamente remota risalente a circa 15.000 anni fa, un periodo in cui la fisionomia dell’isola appariva profondamente diversa da quella attuale, essendo ancor più caratterizzata da ampie aree forestali e radure di elevata naturalità che si alternavano a un’ampia rete di zone umide in grado di sostenere una vita rigogliosa.
In tale contesto ambientale così primordiale e ricco, l’Aquila di Bonelli ricopriva un ruolo chiave nell’ecosistema, agendo come uno dei vertici della catena alimentare in un equilibrio perfetto tra predatore e preda. La fauna che popolava la Sardegna in quel tempo era eccezionale e tra le specie presenti nello stesso periodo sono riportati il cervide estinto Praemegaceros cazioti, che abitava le terre emerse di Sardegna e Corsica, nonché il carnivoro Cynotherium sardous, un canide selvatico di taglia intermedia unico nel suo genere. Parallelamente, le numerose zone umide dell’epoca risultavano idonee alla presenza di diverse specie di lontra, creature che oggi considereremmo indicatori di habitat acquatici funzionali e ben conservati, a dimostrazione della salute ecologica del territorio. Le fonti scientifiche e i ritrovamenti richiamano inoltre con precisione l’attività predatoria esercitata dall’Aquila di Bonelli su specie tipiche degli ambienti rupestri e calcarei, tra cui spicca il Prolagus sardus, un mammifero lagomorfo estinto appartenente alla famiglia dei Prolagidae. La persistenza di questo piccolo animale in Sardegna viene indicata fino all’età romana, un dato che sottolinea quanto a lungo sia durato questo equilibrio e quanto tale elemento contribuisca oggi a delineare un’elevata continuità ecologica e una peculiare storia evolutiva della fauna insulare. Nello stesso periodo la Sardegna non era solo il regno dell’Aquila di Bonelli, ma ospitava una comunità diversificata di grandi rapaci di proporzioni quasi mitologiche, comprendente tra gli altri l’Aquila di mare, l’Aquila reale, il maestoso Gipeto, l’Avvoltoio monaco e il Grifone, una circostanza che risulta assolutamente coerente con la presenza di un sistema ecologico complesso, strutturato e dotato di adeguata disponibilità di risorse alimentari per tutti questi grandi volatori. Pertanto, il rapporto millenario tra l’Aquila di Bonelli e la Sardegna si configura oggi come un legame storico-naturalistico di rilevante interesse per la scienza moderna, utile a valorizzare il patrimonio ambientale regionale e a rafforzare la consapevolezza collettiva circa l’importanza della tutela degli habitat. Proteggere oggi le aree forestali, le zone umide e gli ambienti rupestri significa onorare quei luoghi che hanno storicamente garantito condizioni favorevoli alla biodiversità dell’isola attraverso i millenni. Tale meticolosa ricostruzione scientifica rappresenta pertanto un riferimento significativo per tutte le future iniziative di informazione istituzionale, educazione ambientale e promozione della conservazione del patrimonio naturale, affinché il volo di questo rapace continui a essere il simbolo di una Sardegna fiera e selvaggia.
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