Traffico pasquale. A Tortolì valzer di tamponamenti
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Negli anni Settanta, in via Cocco Ortu, c’era una boutique che più di ogni altra riuscì a intercettare i sogni, lo stile e le ambizioni di un’intera generazione. Non era soltanto un negozio di abbigliamento maschile, ma un vero punto di riferimento per chi voleva vestire alla moda, senza lasciare Cagliari.
L’intuizione fu semplice e allo stesso tempo rivoluzionaria: viaggiare fino a Roma per scoprire le ultime tendenze e portarle in Sardegna, anticipando mode che altrove sarebbero arrivate molto più tardi. Dietro quell’idea c’era un imprenditore visionario, che diede alla boutique il proprio nome, trasformandola in un simbolo di eleganza e modernità. Avete capito di chi parliamo? Si tratta di Bruno Sechi e della sua boutique Brunse, che venne chiamata così per il nome del proprietario.
Tra quelle vetrine sono passate camicie dal collo largo, pantaloni scampanati, loden, cinturoni con maxi fibbie: capi che oggi raccontano un’epoca e che allora rappresentavano il desiderio di distinguersi. I giovani cagliaritani trovavano tutto ciò che serviva per sentirsi al passo coi tempi, mentre tra i clienti più affezionati figuravano anche i calciatori del Cagliari, icone di stile e successo.
Nel 1979 il negozio cambiò nome in Brillantina, segnando una nuova fase della sua storia, ma senza perdere la propria identità. Il successo fu tale che il format venne replicato anche a Quartu, dove Riccardo Sechi, fratello del fondatore aprì un altro punto vendita, mantenendo lo stesso stile e la stessa filosofia.
Oggi quelle immagini in bianco e nero, con i commessi e il proprietario ritratti davanti alla boutique, raccontano molto più di un’attività commerciale: raccontano un momento in cui la moda diventò linguaggio, appartenenza e sogno condiviso, lasciando un segno indelebile nella memoria della città.