Papa Bergoglio e gli spioni americani. Gli Usa temono il nuovo Sud America
Il Grande fratello di George Orwell? Una parodia al confronto dell’azione della Nsa, l’agenzia di sicurezza statunitense. Milioni e milioni di telefonate passate ai raggi x dagli agenti americani, una prassi consolidata alla quale non sarebbe sfuggito, almeno secondo quanto

Papa Francesco
Il Grande fratello di George Orwell? Una parodia al confronto dell’azione della Nsa, l’agenzia di sicurezza statunitense. Milioni e milioni di telefonate passate ai raggi x dagli agenti americani, una prassi consolidata alla quale non sarebbe sfuggito, almeno secondo quanto riporta il settimanale Panorama, neanche il Vaticano.
Le notizie che rimbalzano dal Datagate (ad aprire il vaso di Pandora sullo spionaggio planetario l’analista della Cia Edward Snowden) raffigurano un quadro inquietante: rapporti consolidati tra gli alleati occidentali messi a dura prova dallo spionaggio a stelle e strisce. Nessun riguardo, neppure per la donna più potente al mondo, la cancelliera tedesca Angela Merkel accomunata agli altri capi di stato, dall’Europa all’Asia.
La valanga di intercettazione ha indignato l’opinione pubblica e le cancelliere di mezzo mondo hanno già minacciato ritorsioni ma ciò che non sfugge è la rinnovata attenzione nei confronti della Chiesa Cattolica. Sebbene gli Usa abbiano smentito, non sembra strano che a finire nella lente d’ingrandimento dello spionaggio, sin dal lontano 2005, ci sia Josè Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, salito al soglio pontificio col nome di Francesco.
Bergoglio, attivissimo nel sociale e vicino alle fasce più povere della popolazione argentina, era e rimane una delle figure di riferimento del continente sudamericano. Un continente in cerca di riscatto forte di un trend positivo nello sviluppo economico, interprete di un rinnovato panbolivarismo che tanto fa fa intimorire gli Stati Uniti d’America. Niente di strano quindi che l’amministrazione americana abbia voluto controllarne i movimenti.

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