Rusco, vez e “il tiro”: tre modi di dire bolognesi che raccontano la città
Il dialetto bolognese è ricco di espressioni peculiari che rendono unica la comunicazione nella città emiliana. Tra queste, tre modi di dire emergono per la loro particolarità e per il legame profondo con la storia e la cultura locale.
Il dialetto bolognese è ricco di espressioni peculiari che rendono unica la comunicazione nella città emiliana. Tra queste, tre modi di dire emergono per la loro particolarità e per il legame profondo con la storia e la cultura locale.
1. Il Tiro: Aprire le Porte della Tradizione
Quando il postino bussa al citofono chiedendo il “tiro”, non sta chiedendo una sigaretta. In realtà, questo modo di dire ha radici antiche che risalgono al diciottesimo secolo. In quei tempi, i portoni delle case bolognesi si aprivano con un sistema meccanico di corde e catene. Gli ospiti annunciavano la loro presenza schiacciando un pomello che faceva suonare una campanella all’interno dell’abitazione, permettendo alla servitù di aprire il portone tramite un secco e forte “tiro” alla catena. Anche con l’avvento dell’elettricità, l’espressione “dare il tiro” è rimasta in uso, indicando l’apertura della porta. Oggi, ancora a Bologna, si chiede gentilmente sotto i portici: “Mi dai il tiro?”.
2. Il Rusco: Dall’Antica Difesa al Simbolo dei Rifiuti
Quando si sente dire “porto giù il rusco” a Bologna, non si sta parlando di portare a spasso il cane. “Rusco” è un termine che indica una pianta cespugliosa, il pungitopo, utilizzato un tempo per realizzare scope e altri strumenti di pulizia. Queste piante venivano coltivate attorno alle case per tenere lontani i topi e come luogo di raccolta dei rifiuti organici. Questo termine è così radicato nella cultura bolognese che il servizio comunale dei rifiuti ha persino creato un acronimo, R.U.S.C., che sta per Rifiuti Urbani Solidi Comunali.
3. Vèz: Un Termine di Affetto e Rimprovero
“Vèz”, che letteralmente significa “vecchio”, è un termine di affetto e familiarità utilizzato dai bolognesi. Spesso usato tra amici, può essere impiegato sia in senso positivo, come “caro amico”, sia in senso negativo, come richiamo o rimprovero leggero. È un’espressione versatile che si è radicata nel linguaggio quotidiano dei bolognesi, aggiungendo un tocco di colore e familiarità alla comunicazione.
Questi tre modi di dire, intrisi di storia e tradizione, sono solo alcuni esempi dei tesori linguistici che arricchiscono il dialetto bolognese. Ogni espressione racconta una parte della storia e della cultura della città, trasmettendo un senso di appartenenza e identità ai suoi abitanti. Esplorare il dialetto bolognese è un viaggio affascinante nel cuore della città, dove ogni parola è un ponte verso il passato e una finestra sul carattere unico di Bologna e dei suoi abitanti.
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