Biddamanna. “Ciao Za!”, unu libru dedicadu a Zazzo Melis

Un Comune al giorno, paesi di Sardegna: Sant’Antioco, mare e tradizioni, nel cuore del Sulcis.
Immaginate un’isola che, nel cuore del Sulcis, si presenta come un gioiello di mare, storia e cultura, un luogo dove il passato si mescola con il presente in un abbraccio senza tempo. Questa è Sant’Antioco, la maggiore isola del Sulcis, un borgo di mare che affascina per il suo paesaggio variegato, le sue tradizioni e la sua storia millenaria.
Dando il nome all’isola, Sant’Antioco porta con sé un patrimonio ricco e profondo, che risale alle sue origini come colonia fenicio-punica, successivamente trasformata in città romana, e oggi diventata una meta imprescindibile per chi desidera immergersi in atmosfere autentiche e suggestive. L’isola è collegata alla terraferma da un istmo artificiale, costruito forse dai Punici e perfezionato dai Romani, che permette di attraversare il mare e di ammirare da vicino il suo paesaggio incantevole.
Il litorale di Sant’Antioco
Il porticciolo, con le sue case colorate e i ristoranti che sprigionano profumi irresistibili di pesce fresco e specialità locali, rappresenta l’anima vivace di Sant’Antioco, un luogo dove il mare e la tradizione si incontrano in un equilibrio perfetto. La cittadina, popolata da circa undicimila abitanti, si anima durante l’estate con decine di migliaia di visitatori che vengono ad ammirare le sue meraviglie, attratti dalla combinazione di natura, storia e cultura. Le risorse principali di Sant’Antioco sono la pesca, la produzione di sale e l’agricoltura, testimoniate dal Museo Etnografico su Magasinu de su binu, dove si possono scoprire le attività tradizionali di questa terra. L’arte manifatturiera si esprime attraverso la tessitura, la lavorazione del bisso, oggetto di un museo dedicato, e la costruzione di barche in legno, che raccontano un’antica tradizione marinara. Il Museo MuMa raccoglie invece testimonianze della storia e delle tradizioni nautiche, comprese le tecniche di vela latina, che qui hanno trovato un loro spazio e una loro identità. Le radici di Sant’Antioco affondano nell’antichità, quando l’isola era conosciuta come Sulky, fondata dai Fenici nel 770 a.C., e successivamente conquistata dai Cartaginesi.
La basilica di Sant’Antioco
I resti di questa millenaria presenza sono ancora visibili nei tophet e nelle necropoli risalenti al V-III secolo a.C., che occupano l’intero colle della basilica e su cui si ergeva una necropoli romana e un cimitero di catacombe, unico in Sardegna. Durante l’epoca romana, Sant’Antioco raggiunse il massimo splendore: con Karalis (Cagliari) era il municipium più prospero dell’isola, grazie alle sue risorse e alla posizione strategica. Passeggiando nel centro storico, si può ammirare il mausoleo sa Presonedda, risalente al I secolo a.C., che rappresenta un esempio di incontro tra culture punica e romana. L’isola è abitata sin dal III millennio a.C., come testimoniano le domus de Janas di is Pruinis e i menhir di sa Mongia e su Para, oltre ai ruderi di una trentina di nuraghi, tra cui spiccano le imponenti strutture di Ega de Marteddu, Corongiu Murvonis e Antiogu Diana. Accanto a queste testimonianze si trovano fonti sacre e tombe di Giganti, come su Niu ‘e su Crobu, e un complesso archeologico straordinario, Grutt’i acqua, che comprende nuraghe polilobato, pozzo sacro, villaggio con opere idrauliche, cinta muraria, circoli megalitici e grotticelle per la raccolta dell’acqua, simbolo di un’antica civiltà che si sviluppò in modo complesso e affascinante. Il villaggio archeologico si estende fino a Portu Sciusciau, un approdo forse già nuragico, e i reperti, in particolare i bronzetti, sono custoditi nel Museo Archeologico F. Barreca.
Il tophet di Sant’Antioco
Il nome stesso dell’isola e della città deriva dal patrono della Sardegna, Sant’Antioco, martire africano esiliato sull’isola, cui è dedicata la basilica che, menzionata per la prima volta nel 1089, rappresenta uno dei simboli religiosi del luogo. Originariamente un edificio bizantino cruciforme, oggi la basilica presenta tre navate e tre absidi, simbolo di un legame spirituale che si rinnova ogni anno, in particolare 15 giorni dopo Pasqua, con la più antica sagra religiosa sarda, che si tiene dal 1615. Durante questa festa, migliaia di fedeli si riuniscono per celebrare il martire con processioni, sfilate di pane cerimoniale chiamato “is coccois”, e altre manifestazioni che rievocano antiche tradizioni. Le coste di Sant’Antioco sono un vero spettacolo di diversità e bellezza: a sud, le alte e frastagliate falesie di trachite scura si affacciano su un mare cristallino, mentre a nord si trovano spiagge più tranquille e sabbiose, ideali per il relax e le immersioni. Portixeddu, la spiaggetta più vicina alla città, è contornata da rocce chiare e da un verde incontaminato di ginepri fenici secolari, palme nane e altre essenze mediterranee. La spiaggia di Maladroxa, invece, si distingue per la sua distesa di sabbia grigia e sottile, con acque termali che i romani già sfruttavano per le loro cure. Superando il promontorio Serra de is Tres Portus e attraversando lo stagno di Santa Caterina, habitat di cavaliere d’Italia e fenicotteri, si arriva a Coqquaddus, una spiaggia ampia e sinuosa, perfetta per lunghe passeggiate. Sulla scogliera di is Praneddas, detta anche “arco dei Baci”, si può ammirare un panorama mozzafiato, da cui si può osservare il mare a 200 metri di altezza.
La spiaggia di Coaquaddus
A largo degli scogli piatti e imbiancati di salsedine di Cala Sapone, i fenici pescavano tonni già migliaia di anni fa: oggi si possono visitare i ruderi di una tonnara ottocentesca, simbolo di un passato di pesca intensiva. Vicino a queste baie suggestive, troviamo le cale Grotta e della Signora, veri scrigni di natura incontaminata. Capo Sperone, l’estrema punta a sud dell’isola, offre un mare azzurro cangiante e distese di peonie rosa, mentre sullo sfondo si ergono gli isolotti della Vacca e del Toro, aree protette dove si può ammirare il volo del falco della regina. Questo tratto di costa fu teatro di una battaglia navale tra flotte romana e sardo-puniche nel 258 a.C., un evento epico che si ripropone nella memoria storica di Sant’Antioco. Proseguendo verso est, si trova Ega de is Tirias, una spiaggia selvaggia e appartata, ideale per escursioni in mountain bike o in barca, per esplorare il litorale più intatto e naturale di questa meravigliosa isola. Sant’Antioco, con il suo patrimonio archeologico, le sue tradizioni secolari e le sue coste spettacolari, rappresenta un microcosmo unico nel panorama sardo, un luogo dove mare, storia e cultura si fondono in un abbraccio indissolubile, invitando ogni visitatore a scoprire le sue meraviglie e a vivere un’esperienza autentica e indimenticabile.
(Foto Wikipedia).