Lo studente non si presenta all’esame di terza media e il preside va a prenderlo a casa: «Non lo sapevo!»
L’ignaro studente, in pigiama, apre la porta quando il dirigente della scuola si presenta a casa sua per convincerlo ad affrontare l’esame di terza media. “Giuro che non lo sapevo! Credevo che ci fosse solo la parte orale dell’esame… Mi vesto subito e arrivo!”
Ti chiedi se è possibile che, nonostante l’abbondanza di comunicazione e la presenza costante dei social network, un ragazzo di 14 anni non sappia che deve presentarsi in classe per sostenere l’esame di terza media.
Questa è precisamente la storia che ci arriva da Parma, ma ci insegna anche che la solidarietà umana può superare la rigidità della burocrazia.
Durante il giorno dell’esame scritto, uno degli studenti manca all’appello in classe. La segreteria contatta i genitori, ma non rispondono. Dopo alcuni minuti di attesa, si decide di iniziare l’esame senza di lui. Tuttavia, il dirigente scolastico non è d’accordo e decide di intervenire personalmente. Salta in macchina e si reca direttamente a casa del ragazzo per assicurarsi che tutto vada per il meglio.
L’ignaro studente, in pigiama, apre la porta quando il dirigente della scuola si presenta a casa sua per convincerlo ad affrontare l’esame di terza media. “Giuro che non lo sapevo! Credevo che ci fosse solo la parte orale dell’esame… Mi vesto subito e arrivo!”, risponde il giovane.
Nonostante l’incidente, il preside descrive il ragazzo come molto intelligente e capace, anche se non sempre orientato verso la scuola come massima priorità. Fortunatamente, il giovane riesce a raggiungere la scuola in tempo, dimostrando volontà e prontezza.
La burocrazia avrebbe potuto imporre l’astensione dal test per motivazioni futili, ma in questo caso la solidarietà umana ha prevalso, dimostrando che il lavoro scolastico non deve essere oggetto di rigidi controlli, ma incentivato con sensibilità e attenzione.
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Sa Die de Sa Sardigna: 28 aprile 1794, i Sardi si ribellano e allontanano i Piemontesi dall’Isola
Il movimento di ribellione era iniziato già negli anni Ottanta del Settecento ed era proseguito negli anni Novanta toccando tutta l'Isola. Le ragioni erano di ordine politico ed economico insieme.
Sa die de sa Sardigna, come riporta Sardegna Cultura, è la festa del popolo sardo che ricorda i cosiddetti “Vespri Sardi“, cioè l’insurrezione popolare del 28 aprile 1794 con il quale si allontanarono da Cagliari i Piemontesi e il viceré Balbiano in seguito al rifiuto del governo torinese di soddisfare le richieste dell’isola titolare del Regno di Sardegna.
I Sardi chiedevano che venisse loro riservata una parte degli impieghi civili e militari e una maggiore autonomia rispetto alle decisioni della classe dirigente locale. Il governo piemontese rifiutò di accogliere qualsiasi richiesta, perciò la borghesia cittadina con l’aiuto del resto della popolazione scatenò il moto insurrezionale.
Il movimento di ribellione era iniziato già negli anni Ottanta del Settecento ed era proseguito negli anni Novanta toccando tutta l’Isola. Le ragioni erano di ordine politico ed economico insieme.
Il motivo del malcontento popolare era dovuto anche al fatto che la Sardegna era stata coinvolta nella guerra della Francia rivoluzionaria contro gli stati europei e dunque contro il Piemonte. Nel 1793 una flotta francese aveva tentato di impadronirsi dell’Isola, sbarcando a Carloforte e insistendo successivamente anche a Cagliari. I Sardi però opposero resistenza con ogni mezzo, in difesa della loro terra e dei Piemontesi che dominavano allora in Sardegna. Questa resistenza ai Francesi aveva entusiasmato gli animi, perciò ci si aspettava un riconoscimento ed una ricompensa dal governo sabaudo per la fedeltà dimostrata alla Corona.
La scintilla che fece esplodere la contestazione fu l’arresto ordinato dal viceré di due capi del partito patriottico, gli avvocati cagliaritani Vincenzo Cabras ed Efisio Pintor. Siamo appunto al 28 aprile del 1794: la popolazione inferocita decise di allontanare dalla città il viceré Balbiano e tutti i Piemontesi, che nel mese di maggio di quell’anno furono imbarcati con la forza e rispediti nella loro regione. Incoraggiati dalle vicende cagliaritane, gli abitanti di Alghero e Sassari fecero altrettanto.
Ma l’allontanamento non durò tanto: nel giro di poco tempo i Piemontesi ritornarono in Sardegna e tutto ricominciò più o meno come prima.
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