India, un funzionario fa svuotare una diga per recuperare il cellulare caduto
La diga conteneva due milioni di litri d'acqua. Nonostante le critiche ha giustificato la sua decisione dicendo che era fondamentale recuperare il suo telefono poiché conteneva informazioni riservate del governo
Una notizia che ha dell’incredibile e che ha fatto infuriare gli ambientalisti di tutto il mondo arriva dall’India.
Il funzionario indiano Rajesh Vishwas è stato preso dal panico quando il suo telefono Samsung da 1200 dollari è caduto accidentalmente in acqua mentre stava scattando un selfie davanti al bacino di Kherkatta. Rajesh era disperato perché il cellulare conteneva dati sensibili del governo.
Così, ha deciso di ordinare ai lavoratori della diga di prosciugare il bacino per recuperare il suo smartphone. Ciò ha causato una grande interruzione nelle operazioni della diga, portando molte persone ad accusare Vishwas di abuso di potere.
Nonostante le critiche, Rajesh Vishwas ha giustificato la sua decisione dicendo che era fondamentale recuperare il suo telefono poiché conteneva informazioni riservate del governo che non dovevano essere esposte. Tuttavia, molti hanno ritenuto che questa spiegazione non giustificasse le sue azioni, poiché avrebbe dovuto trovare una soluzione più razionale e meno costosa.
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Sa Die de Sa Sardigna: 28 aprile 1794, i Sardi si ribellano e allontanano i Piemontesi dall’Isola
Il movimento di ribellione era iniziato già negli anni Ottanta del Settecento ed era proseguito negli anni Novanta toccando tutta l'Isola. Le ragioni erano di ordine politico ed economico insieme.
Sa die de sa Sardigna, come riporta Sardegna Cultura, è la festa del popolo sardo che ricorda i cosiddetti “Vespri Sardi“, cioè l’insurrezione popolare del 28 aprile 1794 con il quale si allontanarono da Cagliari i Piemontesi e il viceré Balbiano in seguito al rifiuto del governo torinese di soddisfare le richieste dell’isola titolare del Regno di Sardegna.
I Sardi chiedevano che venisse loro riservata una parte degli impieghi civili e militari e una maggiore autonomia rispetto alle decisioni della classe dirigente locale. Il governo piemontese rifiutò di accogliere qualsiasi richiesta, perciò la borghesia cittadina con l’aiuto del resto della popolazione scatenò il moto insurrezionale.
Il movimento di ribellione era iniziato già negli anni Ottanta del Settecento ed era proseguito negli anni Novanta toccando tutta l’Isola. Le ragioni erano di ordine politico ed economico insieme.
Il motivo del malcontento popolare era dovuto anche al fatto che la Sardegna era stata coinvolta nella guerra della Francia rivoluzionaria contro gli stati europei e dunque contro il Piemonte. Nel 1793 una flotta francese aveva tentato di impadronirsi dell’Isola, sbarcando a Carloforte e insistendo successivamente anche a Cagliari. I Sardi però opposero resistenza con ogni mezzo, in difesa della loro terra e dei Piemontesi che dominavano allora in Sardegna. Questa resistenza ai Francesi aveva entusiasmato gli animi, perciò ci si aspettava un riconoscimento ed una ricompensa dal governo sabaudo per la fedeltà dimostrata alla Corona.
La scintilla che fece esplodere la contestazione fu l’arresto ordinato dal viceré di due capi del partito patriottico, gli avvocati cagliaritani Vincenzo Cabras ed Efisio Pintor. Siamo appunto al 28 aprile del 1794: la popolazione inferocita decise di allontanare dalla città il viceré Balbiano e tutti i Piemontesi, che nel mese di maggio di quell’anno furono imbarcati con la forza e rispediti nella loro regione. Incoraggiati dalle vicende cagliaritane, gli abitanti di Alghero e Sassari fecero altrettanto.
Ma l’allontanamento non durò tanto: nel giro di poco tempo i Piemontesi ritornarono in Sardegna e tutto ricominciò più o meno come prima.
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