La notizia del trasferimento in Italia di Enrico “Chico” Forti dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti è stata data dalla premier Giorgia Meloni. Il lavoro diplomatico e gli sforzi dei vari governi coinvolti hanno finalmente portato a una risoluzione positiva in questa lunga e complessa vicenda giudiziaria.

Enrico Forti, detto Chico, oggi ha 65 anni. È stato un campione di windsurf, produttore tv, uomo d’affari e organizzatore di eventi. Si trasferisce all’inizio degli anni ’90 negli Stati Uniti, dove conosce la moglie Heather Crane, madre dei suoi tre figli. Nel 2000 però viene condannato all’ergastolo dal tribunale della Florida per l’omicidio dell’australiano Dale Pike, il cui cadavere viene ritrovato il 15 febbraio del 1998 su una spiaggia in Miami. La vittima è figlio di Anthony Pike, dal quale Forti sta acquistando il Pikes Hotel, a Ibiza. Forti viene accusato di essere parte di un felony murder, un omicidio commesso durante l’esecuzione di altro crimine: il movente secondo l’accusa, sarebbe da ricondursi a una truffa di Forti ai danni di Anthony Pike. Anthony “Dale” Pike è stato ucciso con un colpo d’arma da fuoco alla testa. Pike era volato nella città della Florida per discutere una proposta di accordo tra Forti e suo padre che aveva accettato di vendergli un resort a Ibiza. Secondo l’accusa Tony Pike soffriva di demenza e Forti avrebbe tentato di raggirarlo. Messo alle strette, Forti ammise di aver prelevato Pike all’aeroporto ma ha sempre negato di avergli sparato, affermando di averlo lasciato in un ristorante. Una prova chiave utilizzata per collegare Forti all’omicidio è stata la sabbia trovata nella sua macchina, una sabbia tipica della spiaggia dove è stato trovato il corpo.

Le circostanze intorno al caso di Forti, con dubbi sulla sua colpevolezza sollevati da varie fonti, hanno suscitato un forte interesse pubblico e hanno portato a un’attenzione internazionale sulla sua situazione. Ora, con il suo ritorno in Italia, Chico Forti avrà l’opportunità di iniziare una nuova vita vicino ai suoi cari e nel suo Paese d’origine.

Luciano Fregonese, sindaco di Valdobbiadene, provincia di Treviso, non nasconde le sue difficoltà con la forchetta e i suoi 130 chili dichiarati, ma dimostra una grande forza di volontà nel suo intento di dimagrire. Ogni giovedì sera, Fregonese si fa accompagnare da numerosi cittadini del paese in una corsa collettiva, un’iniziativa che, sebbene non abbia ancora portato a significativi risultati sul piano del peso, ha certamente rafforzato il legame con la comunità.

All’inizio, solo una decina di residenti partecipava alla corsa serale, ma col tempo il numero è cresciuto fino a raggiungere circa 150 persone. La corsa si snoda attraverso le contrade di Valdobbiadene, tra piazzette e filari di vigne, permettendo ai partecipanti non solo di sostenere il sindaco nel suo percorso verso una migliore forma fisica, ma anche di segnalare problemi e necessità della comunità, come lampioni mancanti o rifiuti fuori posto.

Questa attività serale ha creato un forte senso di solidarietà e partecipazione civica, dimostrando come una sfida personale possa diventare un’occasione di coesione sociale. Fregonese stesso ha raccontato di come, nonostante alcune offese subite, come l’essere chiamato “panzone” su un muro, non si sia lasciato abbattere. Anzi, ha trasformato queste esperienze in motivazione per migliorare la sua salute e rafforzare il legame con i suoi concittadini.

Da quando è diventato sindaco dieci anni fa, il peso di Fregonese è passato da 90 a 130 chili, un aumento dovuto anche agli impegni conviviali e alle lunghe sessioni di lavoro tipiche del suo ruolo. Tuttavia, il sostegno della comunità è diventato un fattore fondamentale nel suo tentativo di perdere peso. Ogni giovedì sera alle 19.30, l’appuntamento con la “corsa di salute” è diventato un evento atteso e partecipato da molti residenti di Valdobbiadene.

In sintesi, l’iniziativa del sindaco Luciano Fregonese non solo evidenzia la sua determinazione personale, ma rappresenta anche un esempio positivo di come la comunità possa unirsi per un obiettivo comune, trasformando una sfida individuale in un’opportunità di crescita e solidarietà collettiva.