Ogni giorno è una scoperta. Il viaggio in bici per la Sardegna del musicista Sebastiano Dessanay e le tappe in Ogliastra
Una bici, un ukulele e un grandioso obiettivo: ogni giorno in un comune diverso in 377 tappe che chiuderà con la stesura di un libro a ispirazione musicale.
Articolo di Laura Lai
Una bici, un ukulele e un grandioso obiettivo: ogni giorno in un comune diverso in 377 tappe che chiuderà con la stesura di un libro a ispirazione musicale.
Il progetto è l’ormai noto 377project e lui è Sebastiano Dessanay, musicista cagliaritano con un curriculum di tutto rispetto, che da 11 anni vive e lavora a Birmingham, in Inghilterra, ma che ha preso un anno sabbatico per tornare nella sua Sardegna, terra tanto meravigliosa quanto piena di contraddizioni, per realizzare quello che inizialmente era solo un sogno.
Cerca solo vitto e alloggio da parte di privati o istituzioni e io l’ho conosciuto una settimana fa, in occasione della sua 117/377 tappa a Ulassai.
Due parole su di te Sebastiano e su cosa ti ha spinto a ideare e poi realizzare questo bel progetto.
Sono principalmente un musicista ma a tutto campo, nel senso che suono e scrivo musica. Mi considero un artista insomma, che cerca di ampliare il suo operato in ambito musicale in maniera estesa. E questo progetto è proprio questo, dato che parte da un’idea musicale ma va a creare un qualcosa che è molto di più di una semplice opera musicale.
Avevo come punti di riferimento tanti artisti immensi che hanno prodotto qualcosa di veramente significativo per la Sardegna, e anche io avevo in testa di creare qualcosa per la mia terra. Da anni pensavo di scrivere musica ispirata alla Sardegna ma che non fosse necessariamente musica sarda, e tra i riferimenti artistici c’è la tua compaesana Maria Lai, per questo la mia giornata a Ulassai con voi è stata importantissima. Perché lei, come per esempio Nivola, che abbiamo visto insieme a Maria Lai nel Lavatoio comunale di Ulassai, sono artisti che anche se a volte richiamano in maniera velata la Sardegna, a volte non la richiamano per niente. Basti pensare ai quadri di Nivola che descrivono i grattacieli di New York… restano comunque come sensazioni di un sardo in una grande metropoli… o pensiamo ad alcune geografie di Maria Lai, in cui utilizza la tessitura ma d’altronde questa esiste in tutto il mondo, non è mica solo un elemento sardo!
Sono quindi artisti che lavoravano in campo internazionale, e anche io voglio fare lo stesso in questo progetto: mettere a disposizione le mie conoscenze musicali e le mie esperienze non sarde per poi però avere come principale riferimento la Sardegna e realizzare qualcosa di grande per essa.
A questo ho poi unito il viaggio. Tra i miei sogni c’era quello di un viaggio d’ispirazione, ecologico, economico, quindi in bicicletta. E in un periodo in cui ho deciso di prendermi un anno sabbatico dalla mia vita in Inghilterra, eccomi qui finalmente a realizzarlo
Dopo 11 anni che manchi che conferme e che smentite stai avendo riguardo la tua terra madre?
Dopo 11 ci sono entrambe. Restano in piedi l’indiscussa bellezza del territorio la sua diversità, che quasi percepisco da paese in paese, ognuno con le sue tradizioni, lingua, costumi, ma anche gente, cibo, territorio. La bellezza della Sardegna è molto di più che una conferma visto che tutto è più bello di quello che mi aspettassi realmente, non conoscendola bene. Sono sicuro che ogni sardo che la girasse come sto facendo io se ne accorgerebbe. Perché noi sardi non la conosciamo abbastanza la nostra terra.
Altra conferma è l’ospitalità del popolo sardo. Questo è un progetto che ha pochissimi soldi pubblici; sono pochi i comuni che mi hanno aiutato e pochi gli sponsor privati. Questo progetto sta andando avanti grazie all’accoglienza e all’ospitalità della gente e sono fiero di dirlo.
Di contro però mi rendo anche conto di tante cose che non cambiano da decenni. C’erano fino a 11 anni fa che sono partito, le ho ritrovate oggi. Per esempio il modo in cui vengono gestiti i territori da parte delle amministrazioni, dei pochi soldi ma soprattutto del loro spreco. Ogni comune ha la sua opera incompiuta, il vandalismo è ancora presente, e poi c’è un problema insito nella mentalità della gente che è quello del “tutto è dovuto”. Anche il lavoro è dovuto e se non c’è sanno solo lamentarsi e pretendere anziché pensare e fare. Purtroppo è un dato di fatto che ritrovo spesso nei discorsi con la gente. Avrei voluto trovare una Sardegna migliorata da questi punti di vista… chissà, forse tra decenni, forse mai.
Dicono che ogni persona che incontriamo, ogni interazione umana, ci insegna qualcosa. Ci da o ci toglie portando a seppur minimi cambiamenti personali, perché d’altronde imparare è cambiare. Come gestisci quindi il carico, più che fisico, emozionale dato dall’incontrare ogni giorno tante vite?
Forse questo è l’aspetto che avevo tenuto meno in considerazione. All’inizio di questo mio viaggio pensavo che mi sarei dedicato molto alla creazione, alla scrittura musicale e invece ho dovuto fare i conti con le persone (ride n.d.r.)… persone fuori dal comune, i sardi! Gente accogliente a volte fino all’eccesso, molto chiacchierona e spesso troppo premurosa, e questo aspetto mi ha portato a dedicare molto tempo all’interazione sociale. Ho iniziato ad ascoltare. La gente ha bisogno di parlare, di raccontare e spesso queste storie le riporto ogni giorno nel mio blog.
All’inizio mi pesava il non poter lavorare quanto volessi, perché alla fine questo per me è essenzialmente lavoro. Ma l’aspetto umano ha preso un posto notevole e mi sono dovuto arrendere alla nuova piega che il 377project stava prendendo, lasciandomi trasportare e facendo tesoro di questa massiccia e interessante interazione con la gente. Anche se ogni giorno vado a letto molto stanco e mi si chiudono gli occhi mentre scrivo.
Ma viaggiare in una bolla non mi avrebbe consentito di capire bene i luoghi, le realtà. Il carico emozionale è immenso, ma fortunatamente riesco a filtrare e ricordo solo quello che voglio ricordare. Porto dentro e faccio tesoro solo di quelle che reputo importanti, che sono poi fatti e pensieri che andranno a costituire parte di quello che potrebbe essere il libro di questo viaggio. Libro che non sarà una guida turistica o una semplice descrizione dei luoghi, ma una narrazione della Sardegna e della sua gente.
Sei a un terzo del tuo percorso, hai mai avuto momenti in cui hai pensato di non farcela?
No, non l’ho mai pensato. Le prime due settimane sono state una specie di prova per capire come il progetto sarebbe andato e dopo che l’ho capito ho cercato subito di adeguarmi alla routine, al ritmo delle giornate. Le prime settimane passavano molto lente… ma dopo qualche mese e ora che sono a 1/3 del mio percorso, sicuramente penso che lo finirò. Quando si hanno in testa idee così grandi è giusto pensare all’intero ma anche concentrarsi su ogni singolo pezzettino che fa questo intero. Quindi nella mia testa c’è prima il completamento del giorno senza stare a pensare a quanto manca, e questo mi alleggerisce perché metti un mattoncino ogni giorno su un muro che senza che tu ti possa accorgere, è già diventato alto!
Spero che questo valga come esempio e stimolo per chi pensa di non farcela. Sono in tanti ad avere in testa grosse idee ma a scoraggiarsi in fretta, quando basterebbero passione, costanza e disciplina. Quindi è un messaggio che mi piacerebbe far passare, soprattutto a quei sardi che stanno solo al bar a bere birra (ride, ndr).
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