Domenica 24 febbraio i cittadini sardi saranno chiamati ad eleggere il Presidente della regione e il Consiglio regionale. La Sardegna è una delle sei regioni italiane che in questo 2019 sarà chiamata alle urne, insieme ad Abruzzo, Calabria, Piemonte, Emilia Romagna e Basilicata. In Ogliastra, da settimane, la campagna elettorale si è fatta infuocata. Noi di Vistanet cercheremo di dare spazio ai candidati ogliastrini di tutte le coalizioni, sottoponendo loro la medesima griglia di domande.
Oggi tocca ad Anastasia Agus, lanuseina di 29 anni, laureata magistrale in Scienze dell’Amministrazione e iscritta al secondo anno di Scienze dell’educazione e della formazione (attualmente è impiegata presso un centro per l’infanzia) raccontare le sue motivazioni.
Partiamo dalla sua decisione di candidarsi. Cosa l’ha convinta a mettersi in gioco e a pensare di mettersi al servizio della comunità? Che valore aggiunto pensa di poter dare, nel caso in cui dovesse essere eletta consigliera, alla qualità della vita degli ogliastrini?
Sono appassionata di politica fin da giovanissima e il mio carattere battagliero mi ha portato ad avvicinarmi al MoVimento 5 stelle quasi in maniera spontanea. Al giorno d’oggi, penso che non ci si possa solo lamentare dello stato delle cose, ma è necessario impegnarsi in prima persona per ottenere un cambiamento. Quando si vuole raggiungere un obiettivo, a mio parere, diventa indispensabile metterci la faccia e utilizzare tutte le energie a disposizione per arrivare alla meta. Per questo ho deciso di mettermi in gioco, perché se per troppo tempo, in Ogliastra, per essere ascoltati bisognava entrare nelle grazie del politico di turno, adesso vorrei che la situazione fosse diversa. Non ho capi bastone, non devo favori a nessuno, sono libera di agire nell’unico interesse per la popolazione ogliastrina: se dovessi essere eletta, il mio unico interlocutore sarebbe il cittadino. Parliamo di trasporti e infrastrutture. Sono una spina nel fianco dell’Isola. Solo in Ogliastra abbiamo: un aeroporto chiuso dal 2011, che nei tempi d’oro ha fatto atterrare oltre 50mila persone in Ogliastra. Poi un porto, quello di Arbatax, che vede attraccare sempre meno navi e poi una strada, la nuova 125 Orientale Sarda che ancora non è compiuta nonostante l’inaugurazione di un primo tratto nel lontano 2002. Quali soluzioni per l’Ogliastra? La questione trasporti è di fondamentale importanza, non si può pensare ad uno sviluppo economico, turistico e imprenditoriale senza risolvere la questione dell’isolamento che ha reso possibile la preservazione del nostro territorio incredibilmente selvaggio, ma ha avuto anche il demerito di deprimere maggiormente la nostra economia. Per quanto riguarda il trasporto navale è necessario che i bandi di affidamento dei premi per la continuità territoriale vengano riscritti dai sardi, in quanto devono mirare alla tutela dei diritti dei sardi e non agli interessi degli armatori. B Raggiungendo una vera continuità territoriale si può pensare di aumentare il traffico di persone che intendono raggiungere l’Ogliastra e quindi vedere di nuovo tutte le banchine di Arbatax in funzione.
Un altro nodo cruciale è l’aeroporto di Arbatax. Molte realtà italiane, grazie alla collaborazione dei vari settori economici, sono riuscite a rendere operativi piccoli aeroporti, fino ad allora dismessi. Questa è la dimostrazione che, se la volontà politica è quella di ottenere determinati risultati, questi possono essere raggiunti. Oltre alle problematiche della SS 125 e della SS 389, l’attenzione va posta anche sulle infrastrutture ferroviarie, che risultano praticamente inesistenti. L’unica via ferroviaria attualmente attiva è quella percorsa dal trenino verde, ma anche questo gioiello del turismo è in crisi sistematica da anni. La viabilità è una questione di primaria importanza, senza le vie di comunicazione non si può creare sviluppo. L’ultimazione della 125 non è rimandabile.
Quella della mancanza di lavoro è una priorità assoluta da affrontare: è da qui che si prendono le misure di una vera democrazia. Qual è la sua ricetta per combattere la precarietà, il ricatto del bisogno?
Non ho ricette, nessuno le ha. Chi dice di avere ricette per l’occupazione lo fa sapendo di mentire. La questione occupazionale è una questione complicata, radicata e di difficile estirpazione. L’unica cosa che posso fare è elencare gli strumenti con i quali intendiamo incrementare progressivamente l’occupazione della provincia. Di fondamentale importanza è il doppio incentivo che spetta alle imprese del sud: si parla
dell’eliminazione del 100% degli oneri INPS per chi assume. Oltre a questo incentivo si aggiunge il Reddito di Cittadinanza; la narrazione di questi giorni, infatti, ha descritto il RDC come un aiuto meramente assistenziale ai ‘fannulloni’. Nella realtà dei fatti, si tratta di un incentivo che possono prendere le aziende al posto del disoccupato, quindi l’erogazione non andrà al giovane, ma all’azienda che lo ha assunto. Il lavoro, essendo una componente fondamentale nella vita di ciascuno, purtroppo, si presta ancora ad essere oggetto di ricatto, sentiamo spesso di persone che promettono lavoro in cambio di un voto. Da queste logiche emerge chiaramente la necessità di intervenire tempestivamente a sostegno delle assunzioni. Altri strumenti a beneficio delle imprese sono l’abbassamento dell’IRAP (che grava sulle aziende) l’incentivazione dell’apprendistato. Cercheremo, inoltre, di individuare delle zone fiscali di vantaggio, così da poter offrire sostengo all’esportazione oltremare.
L’organizzazione della sanità rappresenta una sfida fondamentale per il Governo della Regione. Cosa pensa della riforma sanitaria? Quali azioni intende compiere nello specifico rispetto alla situazione del nosocomio lanuseino?
La questione della sanità in Sardegna, sino a questo momento, è stata affrontata indegnamente con la calcolatrice alla mano, senza tenere conto dei bisogni specifici della realtà sarda. Pensare di applicare una riforma sanitaria, pensata e maturata per il Nord d’Italia, nella nostra regione è stato un errore clamoroso. La nostra isola è la seconda regione d’Italia per estensione con un bassissimo tasso di densità, come si poteva pensare che una riforma del genere non potesse avere risvolti nefasti? L’obiettivo del M5S sardo è quello di eliminare l’ATS e ripristinare le ASSL. Cercheremo, inoltre, di implementare un sistema incentivato per cui non sarà più il cittadino a doversi spostare da un ospedale all’altro, ma sarà lo specialista a muoversi.
In questo modo potrà essere garantito un servizio specialistico in tutti i nosocomi, Lanusei compreso, scongiurando la chiusura e il sottodimensionamento dei reparti. Per quanto riguarda il punto ‘nascite’, uno dei primi reparti ad aver subito gravi attacchi, si deroga al DM 70 secondo quanto previsto dalla legge. La questione della natalità resta di ordine primario, ecco perché abbiamo previsto il potenziamento dei centri per l’infanzia. In questo modo si potrà mettere in moto quel meccanismo virtuoso che hanno già sperimentato nel Nord Europa, valorizzando il lavoro femminile. Per il nostro movimento, resta fondamentale l’ascolto e il recepimento delle istanze dei gruppi cittadini in difesa del nosocomio che hanno svolto un importante lavoro di presidio e di difesa dell’ospedale di Lanusei. A loro va un ringraziamento speciale, anche per essere riusciti a unire l’Ogliastra intera, superando qualsiasi stupida logica campanilista.
Quali sono, a suo avviso, le altre emergenze da fronteggiare subito per quanto riguarda l’Ogliastra?
Penso che la grave emergenza di questa terra riguardi i giovani. Personalmente faccio parte di quella generazione che ha dovuto lasciare l’Isola per poter lavorare. L’ho fatto per ben due volte: la prima volta in Olanda e la seconda a Parigi. Attualmente vivo a Olbia e ogni fine settimana, quando rientro nel mio paese, provo un senso di tristezza immenso nel vedere le vie di Lanusei. Ho pensato più volte di rientrare a vivere in Ogliastra e c’è stato un periodo in cui l’ho fatto, ma non avevo vie di scampo: siamo la generazione dei precari. Credo che la vera emergenza dell’Ogliastra sia lo spopolamento progressivo e la diaspora dei suoi giovani all’estero.
Permettere ai nostri giovani di farsi le ossa nella nostra Isola e di poterci restare per costruire qui un futuro sembra una delle maggiori sfide che la Regione dovrà affrontare. Come pensa di riuscirci?
Permettere ai giovani di rimanere in Sardegna significa permettere ai giovani di realizzare le loro idee. Ecco perché è fondamentale incentivare le start-up innovative e trattenere le professionalità sarde nell’isola attraverso il programma che abbiamo nominato “Master and Stay”. Questo si trova completamente in contrasto con il master and back, e prevede incentivi alle aziende che intendano assumere giovani altamente qualificati. In questo modo i nostri cervelli rimangono in Sardegna contribuendo allo sviluppo e al progresso dell’Isola. Bisogna, come già detto, sviluppare un sistema di apprendistato che permetta all’azienda di formare la figura professionale di cui ha bisogno direttamente in azienda. Limiteremo, a questo proposito, i corsi professionali per cui non c’è una richiesta del territorio, e incentiveremo quei corsi professionali per cui il territorio ha evidenziato grande carenza. Per capire quali figure professionali mancano ai territori è necessaria, innanzitutto, una fase di ascolto e recepimento delle istanze.
Le donne devono entrare a pieno titolo nell’economia e nelle istituzioni, per ragioni di giustizia, di equità sociale, ma soprattutto per garantire un reale sviluppo alla Sardegna. Quali sono le azioni
che intende portare avanti per sostenerle?
Come detto in precedenza, la nostra idea è quella di applicare modelli di welfare che riprendono per qualche aspetto quelli dell’Europa del nord. Non c’è sviluppo economico se non si garantisce alla donna il pieno accesso al mondo del lavoro in maniera equa. Per poter garantire la piena realizzazione a livello lavorativo si deve intervenire necessariamente sul modello di famiglia che finora ha permeato la cultura italiana. Si deve liberare la donna dal compito esclusivo di badare alla prole, o perlomeno, le donne che volessero coniugare vita familiare e vita lavorativa dovrebbero avere l’opportunità di farlo. La soluzione, sembra banale, ma è l’aumento dei centri per l’infanzia: gli asili nido devono essere accessibili a tutti. Una donna che lavora è una donna che contribuisce alla ricchezza del suo Paese, è questo il concetto alla base della questione.
Parliamo di fasi attuative. Nessun programma chiaramente si può realizzare contemporaneamente ogni sua parte e ci si deve dare delle priorità di intervento. Quali saranno?
Il nostro programma è stato elaborato secondo schemi ben precisi. Questo ci consente, all’indomani del 24 febbraio, di sapere cosa faremo, come lo faremo e chi dovrà occuparsene. Ciò che ci preme in maniera principale è la riforma della sanità sarda, la questione della continuità territoriale, sia delle persone che delle merci e la questione occupazionale. Presentarci da soli alle elezioni ci permette di non aver alcun problema di spartizione di poltrone. Credo che i cittadini siano stufi delle logiche partitiche che negli anni li hanno portati ad avere un maggiore scollamento con la politica. Il M5S sardo è unito, compatto e diretto a governare l’Isola per l’interesse esclusivo dei sardi. I nostri assessori non lavoreranno per compartimenti stagni ma in sinergia perché ogni tematica si interseca con tutte le altre. Abbiamo in mente la Sardegna, abbiamo in mente la buona politica, abbiamo in mente i cittadini sardi.