Il rapper ogliastrino Andrea Tugulu svela il titolo del suo primo album
 
				Andrea Tugulu, classe ‘93, è un arbataxino con un grande amore per la musica. Il giovane che vive tra Cagliari e Arbatax, lavorando sia nell’ azienda di trasporti di famiglia che in un’impresa di consulenza ambientale, presenterà a breve
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 Andrea Tugulu, classe ‘93, è un arbataxino con un grande amore per la musica. Il giovane che vive tra Cagliari e Arbatax, lavorando sia nell’ azienda di trasporti di famiglia che in un’impresa di consulenza ambientale, presenterà a breve il suo primo album.
Andrea Tugulu, classe ‘93, è un arbataxino con un grande amore per la musica. Il giovane che vive tra Cagliari e Arbatax, lavorando sia nell’ azienda di trasporti di famiglia che in un’impresa di consulenza ambientale, presenterà a breve il suo primo album.
Nell’attesa del lancio del disco, Andrea Tugulu in arte Tugu, racconta la sua avventura musicale. Il giovane ogliastrino ricorda bene il suo approccio con il rap, un feeling nato alle scuole medie. «Ho scelto quasi per gioco di iniziare a fare rap, non limitandomi solo ad ascoltarlo» racconta «i miei primi pezzi facevano ridere anche me, sapevo che non si potevano definire “canzoni”, ma se non avessi pubblicato niente nessuno avrebbe potuto darmi dei consigli, con i quali ho cercato di migliorarmi».
L’interesse per la musica coltivato sin dalla tenera età gli ha permesso di spaziare nell’ascolto di diversi generi senza che però nessun artista in particolare lo influenzasse «Sicuramente mi hanno dato molto artisti come Notorious B.I.G. ed Eminem». Anche artisti nostrani come Fabri Fibra e i Club Dogo hanno contribuito alla formazione di Tugu ma «più che influenzare i miei testi mi hanno portato a vedere il mondo da un’altra prospettiva» spiega il rapper.
 Un mondo che sembra girare sempre più velocemente e che, potenzialmente, attraverso l’utilizzo dei social può portare all’artista una grande visibilità. Dell’importanza di un’esistenza virtuale Andrea ne è pienamente consapevole «oggi chi è che non vive una vita social?» si chiede Tugu «molti dei miei amici mi rimproverano il fatto di essere un social-fanatico» afferma «ma come ho sempre detto, lo sono non tanto per il gusto di apparire ma proprio perché purtroppo al giorno d’oggi avere visibilità al di fuori di un social network o senza l’ausilio di quest’ultimo sta diventando sempre più difficile» continua per avere visibilità bisogna interagire il più spesso possibile e in più modi possibili»e «non penso che i social siano importanti per vivere bene, anzi, ma qualsiasi artista che vuole espandere la propria “fan base” deve farne uso per avere dei risultati».
Un mondo che sembra girare sempre più velocemente e che, potenzialmente, attraverso l’utilizzo dei social può portare all’artista una grande visibilità. Dell’importanza di un’esistenza virtuale Andrea ne è pienamente consapevole «oggi chi è che non vive una vita social?» si chiede Tugu «molti dei miei amici mi rimproverano il fatto di essere un social-fanatico» afferma «ma come ho sempre detto, lo sono non tanto per il gusto di apparire ma proprio perché purtroppo al giorno d’oggi avere visibilità al di fuori di un social network o senza l’ausilio di quest’ultimo sta diventando sempre più difficile» continua per avere visibilità bisogna interagire il più spesso possibile e in più modi possibili»e «non penso che i social siano importanti per vivere bene, anzi, ma qualsiasi artista che vuole espandere la propria “fan base” deve farne uso per avere dei risultati».
Nei prossimi giorni Andrea ufficializzerà l’uscita di “Vita di fretta”. E se quella di Tugu non è proprio di fretta è sicuramente una vita carica di impegni «con degli amici stiamo seguendo un nuovo progetto lavorativo chiamato High Vibes» racconta «ci occupiamo di grafiche, video promozionali, social marketing, di video musicali di artisti di vari generi musicali, registrazioni mix e master audio, siamo in fase embrionale ma cerchiamo di farci notare mettendo il massimo della serietà in ogni lavoro che facciamo».
 Tanti anche i progetti futuri per il rapper che ha deciso di riprendere gli studi di ingegneria ambientale, «durante l’estate tra un live è l’altro» dice «rilascerò quattro o cinque video tratti da “Vita di fretta”». E i prossimi mesi regaleranno grandi sorprese «sto lavorando ad un altro album per fine estate e insieme ad “High Vibes” ci stiamo dedicando a moltissimi altri progetti di valorizzazione del territorio». Andrea Tugulu auspica di proseguire su questa strada «spero vivamente di continuare ad andare “forte” come in quest’ultimo periodo e soprattutto che i miei brani vengano ascoltati sempre da più persone»
Tanti anche i progetti futuri per il rapper che ha deciso di riprendere gli studi di ingegneria ambientale, «durante l’estate tra un live è l’altro» dice «rilascerò quattro o cinque video tratti da “Vita di fretta”». E i prossimi mesi regaleranno grandi sorprese «sto lavorando ad un altro album per fine estate e insieme ad “High Vibes” ci stiamo dedicando a moltissimi altri progetti di valorizzazione del territorio». Andrea Tugulu auspica di proseguire su questa strada «spero vivamente di continuare ad andare “forte” come in quest’ultimo periodo e soprattutto che i miei brani vengano ascoltati sempre da più persone»
TUGU: https://www.facebook.com/TUGU00
TUGU YouTube: https://www.youtube.com/user/TheOfficial2gu
High Vibes: https://www.facebook.com/HVIBES
 
        
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 Cosa spinge una persona a decidere di lasciare tutto, i propri amici, la propria famiglia, le proprie abitudini per passare un anno all’estero in un paese completamente diverso? E’ quello che abbiamo chiesto a Silvia Marongiu, classe 1999, di Lanusei, che a luglio dello scorso anno è partita in Thailandia, col programma Intercultura.
Cosa spinge una persona a decidere di lasciare tutto, i propri amici, la propria famiglia, le proprie abitudini per passare un anno all’estero in un paese completamente diverso? E’ quello che abbiamo chiesto a Silvia Marongiu, classe 1999, di Lanusei, che a luglio dello scorso anno è partita in Thailandia, col programma Intercultura. «Gli edifici scolastici sono bellissimi,  dotati di ogni confort, quasi sembrano resort. Il problema è che il liceo in Thailandia non prepara all’università. I ragazzi thailandesi non sono ambiziosi, non imparano per il gusto di imparare» spiega Silvia «Quella thailandese è una monarchia che purtroppo non permette alle persone di dare libero sfogo al proprio estro, alle proprie passioni. Sono talmente pieni di attività che non hanno tempo per pensare al loro futuro, sono pieni di nozioni ma non riescono ad esprimere un pensiero critico, quasi avessero tutti la stessa opinione, quasi fossero dei robot».
«Gli edifici scolastici sono bellissimi,  dotati di ogni confort, quasi sembrano resort. Il problema è che il liceo in Thailandia non prepara all’università. I ragazzi thailandesi non sono ambiziosi, non imparano per il gusto di imparare» spiega Silvia «Quella thailandese è una monarchia che purtroppo non permette alle persone di dare libero sfogo al proprio estro, alle proprie passioni. Sono talmente pieni di attività che non hanno tempo per pensare al loro futuro, sono pieni di nozioni ma non riescono ad esprimere un pensiero critico, quasi avessero tutti la stessa opinione, quasi fossero dei robot». «Ciò che ho trovato al mio arrivo sono stati una lingua a me totalmente estranea, del cibo a cui pensavo non mi sarei mai abituata, un clima estremo e una cultura, una religione, un universo di cui non sapevo assolutamente nulla. Il primo impatto mi ha sconvolta. Ma ancor più sconvolgente è realizzare giorno dopo giorno che tutto ciò che prima mi impressionava stava diventando normale! Ora, dopo ormai 10 mesi qui, mi viene spontaneo inchinarmi per portare rispetto agli sconosciuti per strada e rispondere alle loro domande in lingua thai, sempre con il sorriso sulle labbra. Ora non ho più difficoltà a fare la preghiera nel modo giusto, quando andiamo al tempio. Ora mi fa piacere indossare l’uniforme per andare a scuola senza perdere tempo a scegliere i vestiti giusti. E quel cibo piccantissimo da cui all’inizio diffidavo, ho scoperto di amarlo. Ho conosciuto tante persone nuove e ho confrontato le mie idee con le loro, traendone arricchimento. Sono riuscita a fare a meno di tante comodità che prima ritenevo essenziali».
«Ciò che ho trovato al mio arrivo sono stati una lingua a me totalmente estranea, del cibo a cui pensavo non mi sarei mai abituata, un clima estremo e una cultura, una religione, un universo di cui non sapevo assolutamente nulla. Il primo impatto mi ha sconvolta. Ma ancor più sconvolgente è realizzare giorno dopo giorno che tutto ciò che prima mi impressionava stava diventando normale! Ora, dopo ormai 10 mesi qui, mi viene spontaneo inchinarmi per portare rispetto agli sconosciuti per strada e rispondere alle loro domande in lingua thai, sempre con il sorriso sulle labbra. Ora non ho più difficoltà a fare la preghiera nel modo giusto, quando andiamo al tempio. Ora mi fa piacere indossare l’uniforme per andare a scuola senza perdere tempo a scegliere i vestiti giusti. E quel cibo piccantissimo da cui all’inizio diffidavo, ho scoperto di amarlo. Ho conosciuto tante persone nuove e ho confrontato le mie idee con le loro, traendone arricchimento. Sono riuscita a fare a meno di tante comodità che prima ritenevo essenziali». «La parte più bella di questa esperienza è stata quando ho smesso di essere una turista e ho iniziato a crearmi una vera e propria vita qui. E la parte più difficile sarà il rientro: dover lasciare la mia casa per tornare a casa. Sembra un controsenso, lo so, ma è la realtà. Qui ho un cuscino che ormai ha la forma del mio viso, mentre quello su cui ho dormito per diciassette anni probabilmente l’avrà già persa. Questo è ciò che mi preoccupa di più: non sentire più mia quella che è sempre stata la mia vita. Non solo perché al mio ritorno tante cose saranno cambiate, come è naturale che sia, ma perché io stessa sarò diversa, guarderò il mondo con occhi nuovi».
«La parte più bella di questa esperienza è stata quando ho smesso di essere una turista e ho iniziato a crearmi una vera e propria vita qui. E la parte più difficile sarà il rientro: dover lasciare la mia casa per tornare a casa. Sembra un controsenso, lo so, ma è la realtà. Qui ho un cuscino che ormai ha la forma del mio viso, mentre quello su cui ho dormito per diciassette anni probabilmente l’avrà già persa. Questo è ciò che mi preoccupa di più: non sentire più mia quella che è sempre stata la mia vita. Non solo perché al mio ritorno tante cose saranno cambiate, come è naturale che sia, ma perché io stessa sarò diversa, guarderò il mondo con occhi nuovi». 
													 
										 
										 
													 
										 
										 
													
 
										