S’inchixa, il legume antico dalle molte proprietà torna a crescere nel cuore della Marmilla

Su Presidente de sa Regione Christian Solinas at fatu a ischire de àere pedidu a su Guvernu, in una lìtera indiritzada a su presidente de su Cunsìgiu Giuseppe Conte, su 9 de mese e idas coladu:
«de pòdere inghitzare a sa lestra is protzeduras pro sa costitutzione de sa mesa tècnica-polìtica finalizada a sa cuantificatzione e cumpensatzione de is isvantàgios istruturales permanentes chi dipendent dae sa cunditzione de insularidade de sa Sardigna».
Su Guvernadore at agiuntu: «Bene bèngiat ogna initziativa ùtile a otènnere su reconnoschimentu pro sa Sardigna de is isvantàgios causados dae is cunditziones geogràficas suas, ma pro segudare cantu prima unu resurtadu positivu est netzessàriu unu cunfrontu tra Istadu e Unione europea».
Solinas at allegadu peri de sa collaboratzione profetosa cun su Ministru Giuseppe Provenzano, adobiadu su 26 de onniasantu coladu in Villa Devoto.
«Cun su ministru pro su Sud – at naradu su Presidente de sa Sardigna – amus giai cumentzadu unu diàlogu costrutivu, chi s’est contivigiadu in un’acòrdiu articuladu chi, in prus de definire una rimodulatzione de su Patu pro sa Sardigna pro atzelerare s’ispesa trasferinde risursas pro finantziare interventos chi si podent acumprire in deretura, previdet in manera crara s’istitutzione de una mesa Regione-Istadu pro s’insularidade».
Solinas at croncuidu: «A su Guvernu pedimus una risposta in tempos lestros chi permitat su reconnoschimentu de is deretos de is sardos, cumintzande dae su deretu a sa mobilidade cun sa continuidade territoriale noa».
Cinquanta anni fa, la strage di piazza Fontana. Fu conseguenza di un grave attentato terroristico compiuto il 12 dicembre 1969 nel centro di Milano presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura e che causò 17 morti e 88 feriti. Ecco il racconto di ciò che accadde dall’Ansa.
Faceva freddo e c’era una nebbia fitta a Milano alle 16 e 37 del 12 dicembre del 1969, quando una bomba causò 17 morti e oltre 80 feriti nella Banca nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano, dove erano in corso le contrattazioni del mercato agricolo e del bestiame. Della strage quest’anno, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà celebrato il 50esimo anniversario, mentre la fitta nebbia di quel giorno ha continuato da avvolgere tutti i sette processi che si sono celebrati (tre le inchieste) e che non hanno mai portato all’accertamento della responsabilità personale di esecutori, mandanti e depistatori. Una vicenda giudiziaria che ebbe fine nel 2005, quando la Cassazione la chiuse con un’assoluzione generalizzata degli imputati presi in esame dall’indagine scaturita negli anni ’90 dal lavoro sulle “Trame nere” dell’allora giudice istruttore Guido Salvini che di recente ha anche pubblicato un libro dal titolo emblematico: “La maledizione di Piazza Fontana’. Una “maledizione” che cominciò subito dopo l’attentato, con la pessima idea di far brillare un altro ordigno inesploso nella sede dalla Banca commerciale italiana di piazza della Scala, disperdendo elementi utili alle indagini. Non era innescato ed era contenuto in una borsa nera Mosbach & Gruber che, con gli orologi Rhula, diventerà un marchio di fabbrica dello stragismo nostrano. Da subito le indagini sulla pista anarchica, l’arresto del ballerino Pietro Valpreda, frettolosamente o dolosamente individuato come autore della strage e che sarà assolto nel 1985 dopo un lungo calvario giudiziario; il 15 dicembre la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli precipitato dal quarto piano della questura durante un interrogatorio. Qualche tempo dopo la pista nera con le indagini su elementi di Ordine Nuovo padovani e l’incriminazione di Giovanni Ventura e dell’editore ‘nazimaoista’ Franco Freda. Poi lo choc, con la decisione di trasferire il processo da Milano a Roma, da Roma nuovamente nel capoluogo lombardo e infine a Catanzaro.
Risultato: assolti sia Valpreda, sia i neofascisti. Negli anni ’90 sembra di intravvedere una luce nel tunnel in cui le inchieste erano sprofondate. Si fanno avanti i primi pentiti: l’armiere di Ordine nuovo in Triveneto, Carlo Digilio e il militante mestrino Martino Siciliano. Raccontano nel dettaglio di riunioni preparatorie agli attentati culminati con quello di piazza Fontana, forniscono ragguagli su esplosivi, congegni, sulle cellule padovane e mestrine di On e sui milanesi del gruppo La Fenice. L’inchiesta sfocia in un processo nel 2000. Imputati l’ordinovista Delfo Zorzi, ormai ricco imprenditore della moda in Giappone, il reggente di O.N., il medico veneziano Carlo Maria Maggi, Giancarlo Rognoni, capo del gruppo milanese La Fenice, Roberto Tringali, accusato di favoreggiamento e lo stesso Digilio. Alla fine ergastolo per Zorzi, Maggi e Rognoni, mentre per Digilio scatta la prescrizione. Tre anni dopo la doccia fredda per i famigliari delle vittime. In appello fioccano le assoluzioni. Digilio non è ritenuto credibile e, nelle more, c’è stata anche la brutta vicenda della ritrattazione di Siciliano, ‘comprata’ da Zorzi.
Il 3 maggio del 2005 di nuovo la parola fine. Gli imputati sono assolti definitivamente anche se i giudici della Suprema Corte, nelle motivazioni, confermano il quadro emerso dalle indagini e come gli attentati fossero opera di Ordine nuovo. Di più: la Corte ritiene che debba darsi una risposta “positiva” al giudizio di responsabilità di Freda e Ventura per “la strage di Piazza Fontana e gli altri attentati commessi quel giorno”. Freda e Ventura non sono però giudicabili in quanto già processati e assolti in via definitiva per gli stessi fatti. Un’ulteriore beffa, come quella del pagamento delle spese processuali a carico dei parenti delle vittime. Decisione ‘sanata’ dalla Presidenza del Consiglio che si era costituita parte civile e aveva provveduto al pagamento.
Il cortocircuito da cui è partito l’incendio che ha portato alla morte un commercialista e al ricovero per intossicazione da fumo la moglie e la figlia è partito dalle luci dell’albero di Natale.
È accaduto in provincia di Pistoia, in una villetta di Agliana, la scorsa notte.
Come riporta Il Messaggero, la vittima è un 83enne, Giovanni Nesti, commercialista molto conosciuto.
Moglie e figlia non sono in pericolo di vita. La Procura ha avviato le indagini.
Nell’abitazione, molti danni.
Per il Time, magazine made in Usa, è Greta Thunberg il personaggio più importante dell’anno. E così la giovanissima attivista svedese ha battuto Donald Trump, la speaker della Camera Nancy Pelosi, la talpa che ha messo in moto la procedura per l’impeachment contro il presidente e i manifestanti di Hong Kong.
Greta è la più giovane che ha conquistato la copertina che il Time, ogni anno dal 1927, dedica al personaggio che ha segnato l’anno appena trascorso.
“La forza della gioventù“, è lo slogan che accompagna l’immagine della ragazza ritratta in copertina.
L’Italia ha eletto per la la prima volta una donna al vertice della Corte Costituzionale: Marta Cartabia è la nuova presidente.
Un voto all’unanimità quello accordato alla giudice nominata nel 2011 da Giorgio Napolitano: 14 voti favorevoli e una scheda bianca, la sua. Cartabia ricoprirà l’incarico per soli 9 mesi, perché il suo mandato di giudice nella Corte, per legge della durata di massimo nove anni, scadrà nel settembre 2020.
«Si è rotto un vetro di cristallo, ho l’onore di essere un’apripista» ha commentato la neo presidente riferendosi al suo essere la prima donna a ricoprire l’incarico. 56 anni, originaria di Milano e con un curriculum di studi e pubblicazioni internazionali di altissimo profilo, Cartabia è una delle presidenti più giovani della Corte Costituzionale.
È morto all’età di 53 anni Davide Vannoni.
L’ideatore del discusso e controverso “metodo Stamina”, si è spento in ospedale a Torino, come confermato dal suo avvocato.
Il caso Stamina, metodo secondo il quale sarebbe stato possibile curare le malattie rare con le cellule staminali, è stato al centro delle cronache nazionali a partire dal 2007 quando fu inventato proprio da Vannoni, un non medico (laureato in scienze della comunicazione) che prometteva cure miracolose ai pazienti affetti da rare patologie. Nel 2013 un servizio de Le Iene lo fece conoscere a tutti.
Il ministero della Sanità decise quindi di avviare la sperimentazione, ma ogni qual volta avrebbe dovuto presentare il metodo all’Agenzia Italiana del Farmaco, Vannoni chiedeva il rinvio dell’incontro. Fu la Comunità scientifica internazionale a bocciare categoricamente e definitivamente le teorie di Vannoni. In particolar a mettere in guardia sull’inefficacia e i rischi legati a Stamina furono il premio Nobel per la medicina 2012 Shinya Yamanaka e l’oncologo italiano di fama mondiale Umberto Veronesi. A settembre 2013 il Ministero della Salute italiano disse chiaramente che il metodo Stamina non aveva alcuna validità scientifica.
Nel 2015 Vannoni patteggia in Corte di Cassazione una pena a un anno e sei mesi per truffa e associazione a delinquere e nell’aprile 2017 viene arrestato per aver proseguito le trasfusioni all’estero, cosa vietata dai giudici nel processo che lo vide condannato due anni prima.
La ricetta Vistanet di oggi: cordula cun prisucci (treccia con i piselli), una prelibatezza della cucina sarda. Sa cordula è una treccia di intestini e stomaco di agnello che viene…
Nella Gola di Gorroppu viveva una bellissima fanciulla che dimorava nella dolina di Adarre. Ben pochi erano i pastori che l'avevano vista da vicino, ma chi aveva avuto la fortuna…
La fotonotizia. Oltre 80 studenti della 2A e 2B dell’Istituto Comprensivo di Bosa sono stati a Ulassai per visitare la Stazione dell'arte di Maria Lai.
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