Quiz: riconoscete questo ponte? Ha più di 2000 anni. Eccone storie e leggende

Sapreste dire che ponte è questo? È quello più antico di Roma... ha, infatti, più di 2000 anni di storia e una leggenda un po’ raccapricciante alle spalle. Eccola spiegata!
Il ponte più antico di Roma è anche il più amato. Il suo stile, tanto antico quando originale, è ancora nella sua composizione originaria. Decisamente uno dei ponti meglio conservati della città eterna. La sua collocazione si trova sulla mistica Isola Tiberina, luogo romantico, storico e dalle mille vite.
Il ponte risale addirittura al lontanissimo 62 a.C. , costruito dapprima con una struttura lignea, e poi in pietra e mattoni. Il ponte non collega le due sponde del fiume Tevere, ma mette in solida comunicazione l’Isola Tiberina con la sponda sinistra della città; quella del lungotevere Dei Cenci. Questo ponte è sicuramente il miglior esempio della capacità degli antichi di costruire cose durature. È lungo ben 60 metri in lunghezza 5 e mezzo in larghezza. È infatti utilizzato anche per il trasporto di vetture con beni di necessità.
Il ponte è da sempre formato da due arcate, con una altezza di venticinque metri (vietato fare tuffi!), poggiate su un pilone mediano. È alle estremità che il ponte s’interra: qui si trovano due archi, ciascuno di tre metri e mezzo. Oggi però questi archi sono interrati e nascosti, perché il ponte è internamente costruito in pietra e i moderni ingegneri non vogliono di certo sfidare la sorte e la legge di gravità ponendo all’aria aperta delle pietra plurimillenarie. La parte costituita da mattoni è invece più recente: risale a un restauro durato per più di venti anni durante il XVII Secolo.
Il costruttore, da cui il ponte prende il nome, ha personalmente curato le strade di Roma nel 60 a.C. e ha inciso quattro iscrizioni sulle arcate del ponte, come testimonianza del lavoro da lui svolto. Saranno poi i consoli romani Marco Lollio e Quinto Lepido nel 23 a.C. a restaurare il ponte il più parti: è infatti storica la piena del Tevere di quegli anni. Né Lollio né Lepido si sarebbero mai permessi di rifare completamente l’opera dell’originario costruttore, si limitarono a rimaneggiare le parti del ponte danneggiate dalla piena del fiume e a incidere una minuscola iscrizione ai lati delle arcate che certificasse i lavori svolti e desse loro un motivo per essere ricordati dalle generazioni future.
In epoche più antiche c’era chi chiamava questo ponte “dei Quattro Capi”. Questo ci riporta a una curiosa leggenda popolare legata proprio alle origini del nome. La leggenda nasce dal fatto che gli architetti incaricati da Papa Sisto V nel XVI secolo di restaurare il ponte fossero quattro, e avevano idee e stili molto diversi. Questo li portò a discutere, litigare e azzuffarsi a più riprese circa l’opera di restauro. La profonda discordia e l’inimicizia dei quattro architetti fece arrabbiare non poco Papa Sisto V, perché oltre a veder tardati i lavori di ristrutturazione, rischiava anche di rimetterci la faccia e l’onore, siccome li aveva assoldati lui per rifare il ponte. Per questo, una volta terminato l’operato, li fece decapitare proprio sul ponte che avevano appena finito. I romani e in particolar modo i papi sono sempre stati famosi per non avere molte mezze misure. La leggenda, ad ogni modo, è solo una leggenda. Eppure quei volti presenti sul ponte a coppie di due sembrano indicare che anche nelle storie popolari c’è del vero…chi lo sa!

© RIPRODUZIONE RISERVATA