Sushi a Roma: vade retro scettici!

Voglia di sushi ma non sai dove andare? Anche a Roma esistono dei sushi bar davvero buoni, dove qualità e convenienza vanno di pari passo. Ecco tre sushi che vi stupiranno per la loro qualità. Tutti con la formula All You Can Eat!

Anche a Roma esistono dei sushi bar davvero buoni, dove qualità e convenienza vanno di pari passo. Per tutti quelli che dicono che il sushi buono si trova solo a Milano…non è vero! Certo, il capoluogo meneghino è un po’ la patria del sushi occidentale, vale a dire tutti quei sushi bar con la formula All You Can Eat, ma anche Roma sa come difendersi, a colpi di bacchette!

Esistono infatti almeno 3 sushi bar che noi abbiamo provato e che ci hanno davvero stupito! Ecco quali:

Domò

In tutta la bellezza del quartiere Trieste si trova questo sushi restaurant davvero buono. Qui la tradizione culinaria giapponese incontra il design italiano, contemporaneo e moderno. Da Domò troverete il meglio della cucina fusion, piatti cucinati al momento e sashimi flambé preparato proprio al tavolo. È un ristorante delizioso, con tante piante all’interno e all’esterno che creano un effetto “selvaggio” e accattivante. Tutto il meglio dei sapori orientali, ma anche piatti elaborati dagli chef e presentati con abbinamenti squisiti. Vale davvero la pena provarlo!

Chopstick

La catena più rosa e fiabesca di Roma è Chopstick! Lo trovate in diverse location: zona Prati (Via dei Gracchi 128), zona Trastevere (Via Portuense 76), zona Parioli (Via Regina Margherita) e in Via Cassia 844. Il loro motto è “mangia, godi, ama” e questo dice già tutto! Noi abbiamo provato la sede di zona Prati e ci siamo ritrovati davvero in un altro mondo. Statue del mondo animale, intere sale decorate di rosa, pareti con liane e arredamenti super chic. È un ambiente informale, ma anche molto divertente e perfetto per una serata con gli amici o con il/la partner. E poi assicuriamo sulla qualità: da Chopstick la qualità è favolosa, non manca davvero niente. Piatti molto decorati e ben presentati, è un piacere mangiare in questo sushi restaurant!

Jinja Sushi

Questi ristorante con formula AYCE offre un buon rapporto qualità prezzo e una location davvero esclusiva. Comode poltrone in velluto,tavolini in marmo o in legno, e delle belle sale ben illuminate. È un ambiente a metà fra l’elegante e il minimal, perfetto se cercate un posto dove fare una cena con i colleghi di lavoro. Che dire poi sui piatti? Tutti squisiti, presentati con amore e con cura, dal sushi ai ravioli, dal sashimi alla tempura. Qui troverete anche dolci tipici giapponesi serviti con salse e ricette tradizionali, davvero squisiti! È il perfetto connubio per chi cerca una cena tranquilla nei quartieri più ricchi di Roma, Prati e Parioli.

Lo sapevate? Roma aveva ben otto porti sul Tevere. Dove si trovavano?

Roma sino ai primi decenni del Novecento poteva contare su dei veri e propri porti, con strutture portuali, sbarramenti, muraglioni e traffici che permettevano anche di regolamentare al meglio i regimi di piena o meno del Biondo fiume. Dove si trovavano questi porticcioli, rimasti ormai in vecchie foto o in antichi quadri?

Come riporta un bell’articolo di Gian Carlo Pavia i porti romani erano otto, più tre extracittadini. Andiamo ad elencarli in ordine di grandezza e di importanza storico-commerciale: Ripa grande a Testaccio, di Ripetta, Tiberino, Fluviale (Emporium), Leonino, Arsenale Pontificio (Porta Portese), Moderno dell’Arsenale, Scalo De Pinedo.

Il porto maggiore di Roma: Ripa Grande a Testaccio
A partire dal II secolo a.C. l’area di Testaccio ai piedi dell’Aventino fu scelta per la costruzione di un nuovo porto fluviale sul Tevere. Il porto di Ripa Grande era il porto fluviale di Roma dove venivano movimentate le merci che risalivano e
discendevano il Tevere verso l’approdo di Fiumicino. La costruzione dei muraglioni ne ha cancellato l’esistenza e le funzioni, mantenendone traccia solo nella toponomastica.

Il porto di Ripetta
Il porto Clementino, detto comunemente di Ripetta per distinguerlo da quello maggiore di Ripa Grande, fu sistemato da papa Clemente XI, da qui il nome.
In origine era un rudimentale porticciolo abusivo, pressappoco all’altezza della chiesa di San Rocco, per lo scarico di legname, carbone e vino. Nel 1704 papa Albani, Clemente XI, approvò la proposta del suo presidente delle strade per la creazione di un sistema di banchine, scalinate e piazzale. Gran parte del materiale arrivo da un’arcata del Colosseo, che fornì dopo un terremoto un materiale pregiato come il travertino.

Il porto Tiberino
Il “portus Tiberinus”, il porto dell’antica Roma, risulta dovesse esistere nella zona tra i templi del Foro Olitorio ed il Tempio di Portunus;  in pratica era situato, e ne occupava l’area,  dove oggi sorge il palazzo dell’Anagrafe, dinanzi alla punta meridionale dell’Isola Tiberina. La costruzione del porto è da attribuirsi a Servio Tullio, come testimoniano alcuni scavi.

Il porto Fluviale, l’Emporium
Dall’inizio del II secolo a.C. fu costruito un nuovo porto, l’Emporium. Qui era il punto d’approdo delle merci e delle materie prime che arrivavano dal porto di Ostia, e risalivano il Tevere su chiatte rimorchiate dai bufali (alaggio). Oggi restano alcuni tratti visibili incassati nel muraglione del Lungotevere Testaccio.

Il porto Leonino
Sorgeva accanto all’attuale ponte Principe Amedeo di Savoia, da cui si accede al Vaticano.  Prese il nome da papa Leone XII che nel 1827 fece costruire questo piccolo approdo adibito allo scarico delle merci destinate al Vaticano.
Il porto dell’Arsenale (Pontificio)
Subito fuori porta Portese papa Clemente XI fece costruire il nuovo arsenale pontificio, destinato alla manutenzione del naviglio fluviale, ma anche del naviglio commerciale papale. La struttura continuò a funzionare fino alla fine del XIX secolo quando, con la costruzione dei muraglioni sul Tevere, tutte le attività legate al fiume furono abbandonate. Del porto resta qualche traccia.
Il porto moderno dell’Arsenale
Sorge sulla riva opposta al vecchio Gasometro.

Il porto (Scalo) de Pinedo
Sul lungotevere Arnaldo da Brescia, tra ponte Pietro Nenni e ponte Giacomo Matteotti, è situato lo Scalo de Pinedo, al quale si accede tramite due rampe ed una gradinata. Fu realizzato alla fine dell’Ottocento (in sostituzione del porto di Ripetta distrutto alcuni anni prima per la costruzioni dei muraglioni di argine del Tevere) come approdo per gli stabilimenti artigianali esistenti sulla via Flaminia (le concerie insediate a villa Poniatowski) e quelli industriali, come il gazometro. Attualmente viene utilizzato per manifestazioni pubbliche e private di vario genere.