Don Mario Mereu, 86enne ex parroco di Sant’Andrea, è stato trovato morto ieri sera nelle campagne di Lotzorai, suo paese d’origine, dove si era ritirato lo scorso mese dopo la pensione.

Ieri sera, dopo aver celebrato la messa nella chiesa di Lotzorai, si è allontanato in macchina per una passeggiata. Non vedendolo tornare, i familiari hanno subito dato l’allarme e il sacerdote è stato trovato verso le 23 senza vita nelle campagne di Lotzorai, dove amava trascorrere il tempo libero. Sul posto è subito giunta la Polizia, accompagnata dai memebri del 118 e dal medico legale. Purtroppo i soccorsi sono stati inutili: a causa di un malore l’amato sacerdote ogliastrino ( per sessant’anni alla guida della parrocchia tortoliese) è spirato. Presto sarà comunicata la data dei funerali.

In Sardegna hanno nomi diversi: cumbessias per molti, muristenes nell’Oristanese. Piccoli villaggi di pietra, oggi muti e abbandonati, che per secoli si sono accesi di vita solo in occasione delle novene. Luoghi sospesi nel tempo, dove spiritualità e festa popolare si intrecciavano in un rito collettivo unico.

Attorno a una chiesetta campestre – spesso un piccolo gioiello medievale – le casette venivano animate da pellegrini giunti a piedi o a cavallo. All’alba e al tramonto risuonavano i gosos, antichi canti di lode, mentre i fuochi ardevano per gli arrosti e le sere si riempivano di poesie improvvisate, balli e canti tradizionali.

Quella di dormire nei santuari, forse, è un’abitudine antichissima: già nella civiltà nuragica si praticava l’incubatio, il rituale del riposo presso i luoghi sacri per cercare guarigione e contatto con il divino.

Oggi, molti di quei villaggi restano in silenzio per gran parte dell’anno. Ma quando le feste religiose riaprono i portoni delle chiese e le casette tornano ad accogliere i fedeli, l’antico spirito riaffiora. Come se, ciclicamente, la Sardegna ricordasse a sé stessa che la sacralità è anche comunità, memoria e condivisione.