Hanno partecipato insieme ad altre 500 studenti dell’isola al concorso “Give Me Five”, organizzato dal Centro di Servizio per il Volontariato Sardegna Solidale in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale , nell’ambito del progetto “Scuola & Volontariato” e hanno vinto il secondo premio. Stiamo parlando della classe 1^ A del corso di Operatore Socio Sanitario dell’IPSAR Tortolì.

Il  concorso aveva lo scopo di promuovere la cultura della solidarietà e far conoscere la realtà del volontariato presente in Sardegna agli studenti delle scuole superiori, a partire dalla loro personale percezione del volontariato e della solidarietà.

La classe 1 A dell’Ipsar di via Santa Chiara  impegnata durante un percorso annuale in attività di volontariato con le tante associazioni presenti sul territorio grazie al progetto “Voglio Darti una Mano”,  ha dunque deciso di partecipare al concorso indetto da Sardegna Solidale realizzando un toccante video che ha vinto il secondo posto fra i 140 lavori presentati. Attraverso di questo gli studenti hanno raccontato le attività del volontariato: dalla storia, fino alle loro testimonianze e riflessioni.

“E’ stata una bellissima esperienza-  racconta Michela, una delle ragazze che ha preso parte al progetto – sicuramente un’ottima occasione di crescita personale. E’ stato un bel lavoro, frutto anche del volontariato svolto durante l’anno, per esempio, presso la Rsa, insieme agli anziani, abbiamo ascoltato le loro storie e chiacchierato, insieme ai ragazzi di Ogliastra Informa abbiamo preso parte alle mile attività dell’associazione. Sono soddisfatta di questo percorso, e questo premio è arrivato inaspettatato per questo siamo ancora più felici.”

“Grazie al Dirigente GianBattista Usai che apprezza ed incoraggia  queste attività- spiegano i docenti dell’Ipsar-  il progetto va avanti da ottobre con entusiasmo e a completamento di quelle che sono le tradizionali attività didattiche. Crediamo profondamente che rendere partecipi gli alunni in prima persona migliori l’apprendimento. Tutta la classe si è impegnata e continua a farlo tutte le volte che si presenta l’occasione. Ci auguriamo che questo premio serva ad  incoraggiare ulteriormente lo spirito solidale e l’altruismo dei nostri giovani studenti”.

Il premio di 1000 euro vinto dalla classe andrà  in beneficenza, si pensa all’adozione di un bambino a distanza.

Il link a parte del video che ha vinto il concorso Give me five.

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S’Arcu e is Forros, a pochi chilometri dal passo di Correboi – ancor oggi uno dei più importanti punti della viabilità sarda –, è considerato dagli studiosi il più importante centro metallurgico nuragico in Sardegna e non solo: si trattava di una specie di Lourdes nuragico. Ma andiamo per gradi.

Qui, ben 3500 anni fa, i nuragici costruiscono un nuraghe monotorre e un primo insediamento di capanne, ma il cambiamento avviene nel 1200 a.C.: è allora che soffia il vento della rinascita. Nasce una nuova architettura sacra, che si basa sull’acqua, vista ovviamente come elemento vitale, e S’Arcu e is Forros, santuario nuragico ricco di templi, diventa crocevia di “pellegrini”: «Forse in occasione di feste o ricorrenze legate all’annata agraria, arrivavano dai villaggi vicini numerose persone a piedi o con i carri» racconta Alessandra Garau, una delle guide turistiche di Archeonova, squadra composta da eccellenti professionisti.

Ma non solo: come abbiamo detto, S’Arcu e is Forros era per le persone di allora una specie di Lourdes nuragico. «In queste occasioni ci si incontrava, si scambiavano merci o animali, si stipulavano contratti, si banchettava e naturalmente si pregava nei pressi dei templi. I sacerdoti accoglievano i fedeli si invocavano alla Divinità lasciando nei templi pregiati doni che, oltre al loro valore materiale, portavano in sé l’immenso valore delle speranze e delle preghiere che imploravano la grazia di una guarigione o di risoluzione di un problema. I preziosi bronzi ritrovati nei templi, oggetti di uso comune ma anche i celebri bronzi figurati che conosciamo con il nome di “bronzetti”, sono dei veri e propri ex voto che avevano la stessa funzione di supplica e preghiera degli ex voto che ancora oggi vengono lasciati nelle chiese dedicate ai Santi dalle proprietà miracolose.»

Così arriviamo al primato importante che dà a S’Arcu e is Forros il riconoscimento di più importante centro metallurgico della Sardegna. Durante la loro storia millenaria, dall’Età del Bronzo medio a quella del Ferro, tra il 1600 e il 600 a.C., i nuragici hanno sviluppato abilità artigianali eccellenti. Non erano solo contadini, pastori e costruttori – spiega Garau – ma anche bravissimi fabbri. «Nelle officine fusorie nuragiche venivano realizzati attrezzi per l’edilizia e il lavoro sui campi,» continua Garau «venivano forgiati accessori per l’abbigliamento, monili e manufatti preziosi che venivano scambiati in segno di amicizia e benevolenza tra capi nuragici oppure donati ai navigati che si fermavano in Sardegna: l’economia si basava sugli scambi di beni e oggetti di valore perché ancora non esisteva la moneta.»

Ed ecco che culto e metallo si uniscono: nei bronzetti che venivano appunto “venduti” alle persone, che poi li donavano per ricevere favori dalle divinità.

Ciò che distingue però S’Arcu e is Forros dagli altri villaggi nuragici è la presenza di vere e proprie officine fusorie: qui venivano prodotti gli oggetti che venivano scambiati durante le feste e che venivano consegnati in dono ai sacerdoti.

Unico ed eccezionale: così viene definito un monumento in particolare.

Dopo un attento studio, è emerso qualcosa di stupefacente: «Il ritrovamento di scorie di metallo e resti di fusione ha fatto capire agli archeologi che poteva trattarsi di fornaci per l’estrazione dei minerali: dalle piccole aperture messe alla base, con dei grossi mantici, veniva soffiata l’aria per alimentare i fuochi e raggiungere le alte temperature necessarie a fondere i metalli. È suggestivo pensare che, a distanza di tremila anni, il sito conserva nel suo nome l’essenza della vocazione che aveva in epoca nuragica: S’Arcu ‘e is Forros si potrebbe tradurre come il Valico dei Forni. Questo nome evocativo riassume l’importanza del sito e la potenza della comunità che lo abitava: era situato nei pressi di un valico appunto, luogo di passaggio, di confine ma anche di incontro, da dove era possibile controllare la porta occidentale dell’Ogliastra. I forni richiamati nel nome poi sembrano voler riassumere la vocazione, oltre che sacra, produttiva connessa alla metallurgia e alla ricchezza dovute alla straordinaria capacità di lavorare e gestire i preziosi metalli da parte di abili artigiani e di potenti sacerdoti.»