“Sa die de is Animasa” sabato a Villagrande
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Centinaia di persone hanno sfilato ieri pomeriggio per le vie di Tortolì nel corteo pro Palestina organizzato dal collettivo Bruxas Ogliastrinas. Dal concentramento in piazza Fra Locci alle 18 fino al cuore del paese, la manifestazione si è trasformata in un lungo fiume di voci, tamburi e bandiere, animato anche dalla presenza di famiglie e bambini, segno di una partecipazione popolare ampia e trasversale.
A rendere ancora più viva la marcia sono stati i cori, i cartelloni colorati e gli striscioni che hanno attraversato le strade del centro, insieme a parole forti e toccanti pronunciate durante gli interventi, accolte con emozione e applausi.
Le Bruxas hanno parlato di una piazza «partecipata, vissuta, colorata, carica di messaggi di rabbia, solidarietà, dissenso e vicinanza». Un corteo che ha voluto ribadire la denuncia contro il genocidio in corso e contro l’occupazione israeliana, sottolineando come sempre più persone si schierino dal basso, mentre le istituzioni appaiono lontane.
Nelle parole delle organizzatrici, l’assenza della politica istituzionale alla mobilitazione è stata «un indubbio dato di fatto», esempio di un distacco che si riflette anche nella scarsa affluenza alle urne e che, in questi mesi di proteste a sostegno del popolo palestinese, emerge con ancora maggiore evidenza.
Il corteo ha voluto anche accendere i riflettori sulle responsabilità e connessioni della Sardegna negli interessi che alimentano il conflitto. In particolare, è stato ricordato come a Tortolì operi l’Intermare, cantiere di Saipem, che ha firmato contratti milionari con Haifa Group, colosso israeliano del settore agricolo. «Accordi ipocriti e atroci – scrivono le Bruxas – siglati mentre Israele distrugge i sistemi alimentari palestinesi».
Nel mirino anche la recente notizia della presenza di soldati israeliani in Sardegna per “vacanze di decompressione”, protetti dalle istituzioni italiane, mentre a chi protesta contro quella che viene definita una “ciliegina avvelenata su una torta fatta di morte e connivenza” vengono notificati fogli di via, come accaduto a Olbia.
La manifestazione ha inoltre rilanciato il sostegno alla Global Sumud Flotilla, l’azione civile internazionale che mira a rompere il blocco navale imposto da Israele per portare aiuti umanitari a Gaza. «Fa paura perché ha un valore simbolico enorme – hanno affermato le attiviste –. Rende visibile l’inerzia della politica istituzionale e offre speranza a decine di migliaia di persone».
Le Bruxas hanno definito la lotta palestinese una questione transfemminista, che intreccia autodeterminazione, resistenza al colonialismo e opposizione a dinamiche patriarcali, razziste e suprematiste. «Dove le terre non sono libere, anche i corpi non lo sono», hanno ribadito.
Con cori, cartelli e bandiere, ieri anche Tortolì – grazie alla spinta delle Bruxas – ha finalmente detto un chiaro “no” al genocidio, unendosi alle tante piazze in Sardegna e nel mondo che chiedono giustizia e libertà per la Palestina.