Ancora un arresto per spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti. Questa volta scattano le manette per una coppia di fidanzati di Bari Sardo: nascondevano nella propria auto un kg di marijuana

E’ successo ieri introno alle 12:30, lungo la ss125 km 33 ,i carabinieri della Stazione di Tortolì guidati dal Maresciallo Marcello Cangelosi hanno tratto in arresto una coppia di Bari Sardo. Sono stati fermati durante un posto di blocco, nella loro auto dopo una perquisizione, sono stati ritrovate nascoste nei sedili anteriori del mezzo due buste di plastica contenente un kg di marijuana. I due sono stati condotti nelle proprie abitazioni agli arresti domiciliari in attesa del rito di convalida. L’attività dei militari, al comando del Capitano Danilo Cimicata, rientra in un programma finalizzato al contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti.

In Sardegna hanno nomi diversi: cumbessias per molti, muristenes nell’Oristanese. Piccoli villaggi di pietra, oggi muti e abbandonati, che per secoli si sono accesi di vita solo in occasione delle novene. Luoghi sospesi nel tempo, dove spiritualità e festa popolare si intrecciavano in un rito collettivo unico.

Attorno a una chiesetta campestre – spesso un piccolo gioiello medievale – le casette venivano animate da pellegrini giunti a piedi o a cavallo. All’alba e al tramonto risuonavano i gosos, antichi canti di lode, mentre i fuochi ardevano per gli arrosti e le sere si riempivano di poesie improvvisate, balli e canti tradizionali.

Quella di dormire nei santuari, forse, è un’abitudine antichissima: già nella civiltà nuragica si praticava l’incubatio, il rituale del riposo presso i luoghi sacri per cercare guarigione e contatto con il divino.

Oggi, molti di quei villaggi restano in silenzio per gran parte dell’anno. Ma quando le feste religiose riaprono i portoni delle chiese e le casette tornano ad accogliere i fedeli, l’antico spirito riaffiora. Come se, ciclicamente, la Sardegna ricordasse a sé stessa che la sacralità è anche comunità, memoria e condivisione.