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Il fascino misterioso dell’area archeologica di Sa Carcaredda, nel territorio di Villagrande Strisaili.
Nel cuore della Sardegna centro-orientale, in una terra dove la storia affonda le radici in millenni di civiltà, si nasconde un luogo intriso di spiritualità primordiale. Si tratta de il fascino misterioso dell’area archeologica di Sa Carcaredda, situata strategicamente nel territorio di Villagrande Strisaili. Andiamo a scoprirla insieme.
Questo vasto e complesso archeologico nascosto in mezzo a un bosco di lecci, proprio al confine tra Ogliastra e Barbagia, è un vero e proprio santuario all’aperto, un’eco silente dei riti delle popolazioni che un tempo abitarono queste montagne.
L’ubicazione, non lontano dalle sponde del lago dell’alto Flumendosa, contribuisce a creare un’atmosfera arcana e mistica, quasi surreale, che circonda ogni angolo di sa Carcaredda. Questo sito, che fu area sacra e sepolcrale, custodisce ricordi della devozione verso divinità e antenati da parte delle genti nuragiche che abitarono l’alta Ogliastra. Il luogo è stato frequentato sin da tempo immemore e ancora oggi conserva i ruderi dei monumenti e le tracce della vita quotidiana dei popoli nuragici che qui vissero nelle età del Bronzo e del Ferro.
Le loro testimonianze sono un tempio in antis, un ampio villaggio e quattro tombe di Giganti, strutture imponenti che sollevano un affascinante interrogativo archeologico: la loro particolarità è infatti quella di risultando apparentemente prive di nuraghe o nuraghi di riferimento. Le dimensioni dell’edificio di culto e delle sepolture, assieme al gran numero di reperti votivi rinvenuti nell’area – che fu probabilmente adibita a deposito –, testimoniano l’importanza dell’insediamento, sia dal punto di vista religioso che commerciale, e in generale la complessità del mondo nuragico ogliastrino.
Il tempio, di particolare interesse architettonico, realizzato in blocchi irregolari di granito e porfido, si distingue per la sua pianta. La struttura si articola in un ambiente circolare preceduto da un vestibolo quadrangolare. All’interno i visitatori noterai alcuni elementi originali: in primo luogo un bancone-sedile come seduta di fedeli e celebranti e, a terra, lastre di granito come pavimentazione. Il ‘cuore’ dell’edificio è la camera circolare, la quale era coperto in origine a tholos (falsa volta). È in questo ambiente sacro che si trovava un focolare rituale che era delimitato da un muretto in blocchi di calcare, decorato esternamente con conci a imitazione dei bastioni di torri nuragiche. Questa particolare struttura, oggi esposta al museo archeologico di Nuoro, fungeva da altare e accoglieva i numerosi manufatti votivi, soprattutto in bronzo, ritrovati durante le campagne di scavo. Attorno al tempio osserverai le tracce circolari e rettangolari di altri ambienti, forse relative alle capanne del villaggio, tuttora indagate.
L’esplorazione prosegue tra gli alberi: per visitare le due tombe di Giganti meglio conservate, ti addentrerai tra i lecci. Qui si presenta il primo imponente monumento: la poderosa stele della prima giace frammentata a terra vicino alla sepoltura. Nonostante ciò, la cui camera funeraria, integra, è lunga dodici metri, fatta di blocchi di granito sormontati da lastroni piatti disposti a piattabanda, mantiene intatta la sua maestosità. Infine, a circa 300 metri ecco la seconda tomba, con esedra a ortostati infissi sul suolo, a testimonianza della persistente sacralità di Sa Carcaredda.