Il Comune di Arzana dichiara «guerra» a chi getta cartacce per strada. Multe da 25,00 a 500,00 euro per chi non rispetta le regole.

«Sono vietati in tutto il territorio comunale l’abbandono per terra di carte, mozziconi di sigaretta, lattine, bottiglie, generi ed oggetti, l’uso improprio delle panchine, l’abbandono di deiezioni animali, depositi impropri di oggetti, incuria nella tenuta dei luoghi, l’abbandono o il degrado di immobili o casolari, l’abbandono di carcasse di macchine che possono favorire fenomeni che ledono il bene della sicurezza urbana». Questo è quanto dispone la nuova ordinanza del Comando dell’Unione dei Comuni a firma del Responsabile dell’Area Amministrativa di Arzana per cercare di dare maggiore decoro, quanto meno igienico ed estetico, al paese. I tentativi di impedire e fermare questi comportamenti non sono finora mancati, ma i risultati non sono certo soddisfacenti: da una parte situazioni che costituiscono intralcio alla pubblica viabilità o che alterano il decoro urbano e dall’altro l’abbandono di cartacce e rifiuti sui marciapiedi e agli angoli delle strade e delle piazze.  Nel provvedimento per il decoro urbano viene anche chiarita la volontà di intervenire per prevenire e contrastare atti e comportamenti che, per se, non configurano ipotesi di reato ma che comunque siano tali da compromettere la vivibilità della comunità creando disagio o allarme nella popolazione. Le violazioni di tali disposizioni saranno punite con sanzioni pecuniarie che vanno da 25,00 a 500,00 con la facoltà per gli autori degli atti degenerativi di estinguere l’illecito con il pagamento della sanzione in misura ridotta di 300,00 euro.

Nel cuore dell’Ogliastra, a Tortolì, prendeva forma nel 1910 una delle più curiose e innovative imprese della Sardegna di inizio Novecento. A concepirla fu Peppino Meloni, maestro elementare di professione ma imprenditore per vocazione, che decise di fondare un allevamento di struzzi in una terra che, fino ad allora, con gli uccelli africani aveva ben poco a che fare. 

All’epoca, le piume di struzzo erano molto richieste nel mondo della moda. Decoravano cappelli, abiti eleganti e accessori femminili come i boa, conferendo un tocco esotico e lussuoso ai guardaroba dell’alta società europea. Fu proprio questa domanda crescente a ispirare Meloni, che importò i primi esemplari dalla Germania. Gli struzzi si ambientarono rapidamente nel clima ogliastrino e iniziarono a riprodursi con sorprendente facilità.

Ben presto, nella zona di Baccasara, nella piana di Tortolì, venne costruito un allevamento su un terreno di 26 ettari. Lì Meloni arrivò a ospitare fino a 175 esemplari. La produzione di piume fu talmente intensa da permettere l’esportazione non solo in Italia ma anche all’estero, trasformando l’azienda in un piccolo polo di eccellenza.

L’originalità dell’impresa non si fermò all’allevamento. Alcuni struzzi vennero addomesticati e addestrati per essere cavalcati o per trainare sulky e calessi. Fu persino realizzato uno “struzzodromo”, un circuito dedicato alle esibizioni e alle dimostrazioni con questi animali. L’iniziativa attirò l’attenzione delle istituzioni nazionali: il 24 maggio 1921, il re d’Italia Vittorio Emanuele III visitò lo struzzodromo di Tortolì e conferì a Peppino Meloni il titolo di Cavaliere della Croce al Merito della Corona d’Italia.

L’attività, fiorente per oltre due decenni, si arrestò negli anni Trenta con l’avvento della guerra e il declino della domanda di piume. La moda cambiava, e così le priorità economiche del Paese. Tuttavia, l’impresa di Meloni rimase impressa nella memoria collettiva come una delle avventure imprenditoriali più insolite e affascinanti della Sardegna rurale.

A ricordarla è stato anche il fumettista baunese Bepi Vigna, che ha dedicato a questa vicenda un libro e uno spettacolo teatrale dal titolo L’uomo che sognava gli struzzi. L’opera restituisce il ritratto di un uomo capace di trasformare un sogno eccentrico in realtà, simbolo di un’Ogliastra che, anche nei primi decenni del Novecento, sapeva guardare lontano.