L’Unione Nazionale Mutilati per Servizio (UNMS), primo Ente Morale riconosciuto dallo Stato italiano nel 1947, apre una nuova fase per la sezione di Cagliari e del Sud Sardegna. Al Congresso provinciale del 29 novembre, ospitato al T-Hotel, il Dott. Marco Podda, 46 anni, originario di Cardedu, è stato eletto all’unanimità nuovo Presidente, raccogliendo il testimone del compianto Commendator Gianfranco Rilla.

Podda, già Sub Commissario nella fase di transizione, ricopre anche il ruolo di Segretario Generale di Confintesa Sardegna (dal 2023) ed è membro del Comitato Unico di Garanzia del Ministero della Difesa, Commissione Mobbing e Disabilità (dal 2024). Il suo mandato si apre all’insegna della continuità istituzionale e dell’innovazione nei servizi ai soci.

La cerimonia di apertura del Congresso, scandita dall’Inno Nazionale, dal Silenzio d’ordinanza e dalla Preghiera del Mutilato, ha reso omaggio alla memoria di Rilla, figura centrale per la storia dell’Associazione. Presenti i vertici nazionali e regionali dell’UNMS: il Presidente Nazionale Uff. Antonino Mondello, il Dott. Antonio Pellecchia, il Presidente Regionale Colonnello (r.o.) Pasquale Zucca, e i Presidenti delle sezioni di Nuoro e Oristano, Cav. Mario Pinna e Comm. Pietro Pompianu. Significativa anche la presenza del Tenente Colonnello Alessandro Mura, Comandante del 14° Reparto Infrastrutture di Cagliari, a testimoniare il saldo legame con le Forze Armate.

Nel suo intervento, Podda ha scelto toni concreti e misurati:
“Non prometto rivoluzioni, perché le rivoluzioni tradiscono spesso le radici. Prometto evoluzione”, ha dichiarato. La visione del nuovo Presidente è quella di un’associazione che non sia un’isola, ma un ponte tra memoria e contemporaneità, tra i sacrifici del passato e le esigenze operative del presente.

Il programma della nuova Presidenza punta su una rete strutturata di relazioni: collaborazione con professionisti qualificati, sinergie con altre realtà associative e un dialogo costante con le istituzioni. Un’impostazione pensata per garantire supporto reale e specialistico nei percorsi complessi che riguardano i mutilati per servizio e le loro famiglie: pensioni privilegiate, equo indennizzo, cause di servizio, oltre al riconoscimento di Vittime del Dovere e del Terrorismo. L’obiettivo dichiarato è una tutela integrale, che si estenda anche ai familiari superstiti.

Elezione Marco Podda

Podda ha presentato la nuova squadra che lo affiancherà nel mandato: il Vicepresidente Ignazio Cadeddu, il Segretario nominato Dott. Riccardo Cuccu, i Consiglieri Dott.ssa Annagrazia Nocco e Alessandro Rocca, con il supporto operativo di Claudio Pau. Un gruppo chiamato a rappresentare un mondo composito: Forze Armate, Forze di Polizia, Vigili del Fuoco, Forestali, Magistrati e Pubblica Amministrazione.

Tra i momenti più significativi della giornata, l’omaggio al Sig. Sandro Lecca, atleta del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa e medaglia d’argento in Coppa del Mondo a New Delhi: un esempio di antifragilità che incarna lo spirito dell’UNMS, dove la ferita diventa punto di ripartenza.

“L’UNMS riparte con la consapevolezza di rappresentare chi ha dato molto per servire lo Stato”, ha concluso Podda. “Con l’impegno di essere non solo custode della memoria, ma protagonista attivo del presente”.

La sezione di Cagliari e Sud Sardegna apre così una nuova pagina, fondata sulla solidità della propria storia e sulla volontà di evolvere al servizio dei suoi soci.

Elezione Marco Podda

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Valentina Loche, 47 anni, oranese, attrice, regista maieutica e pedagogista con una laurea in Scienze dell’Educazione, è un’artista poliedrica. E ci tiene a sottolineare che è anche una mamma innamorata dei suoi bambini: la famiglia per lei è un elemento che attraversa in filigrana il suo modo di stare al mondo e di creare.

La sua origine sarda e il legame profondo con Orani – che definisce una culla d’arte, “in custu brossolu” – influenzano ogni scelta artistica e pedagogica che compie, rafforzando l’urgenza di produrre cambiamento in un’isola bellissima ma pur sempre circondata da un mare che, simbolicamente e non solo, richiede di essere superato.

La spinta alla trasformazione abita il suo lavoro teatrale, soprattutto quando affronta temi sociali delicati come la parità di genere e le dipendenze: ne è un esempio “RiscAtto – Teatro per relazioni detox”, spettacolo sulle relazioni tossiche nato dal libro della neuropsichiatra Franca Carboni, capace di suscitare silenzi intensi e sguardi nuovi, soprattutto tra i giovani. Ma anche i progetti apparentemente più piccoli, come quelli rivolti ai bambini, sono per lei strumenti potenti di emancipazione, perché si parte dal basso per diventare adulti liberi.

Arte e pedagogia, nella sua vita, non si sovrappongono ma si contaminano: la pedagogia è per lei un’arte, l’arte del cambiamento, e la scena diventa maieutica allo stato puro. Lo stesso valore trasformativo lo riconosce nella scrittura, che ha usato anche per raccontare la sua gravidanza in un blogdiario capace di generare connessione, consapevolezza e riflessione critica.

Il sardo, la sua “lingua madre e padre”, è un elemento fondamentale della sua identità e della sua poetica: non una scelta nostalgica, ma un atto di conoscenza e modernità, la base su cui si forma l’esistenza e che permette di definire concetti altrimenti intraducibili. La più grande sfida della sua carriera è stata la prima produzione autonoma, “Millimetroemezzo e altri centimetri”, nata quasi per caso da un copione scritto in due giorni e diventata poi uno spettacolo, l’inizio di una professionalità costruita intrecciando teatro, pedagogia e scrittura.

Da lì sono arrivati nuovi percorsi: la regia con la compagnia Cannàsas Teatro di Orgosolo, la nascita del gruppo BulTeatro, laboratori sociali ed educativi e la significativa interpretazione di Donna Vincenza ne “Il giorno del giudizio” diretto da Marco Spiga per Sardegna Teatro, spettacolo in sardo poi approdato anche in tv.

Se dovesse misurare l’impatto del suo lavoro sulla comunità parlerebbe di cambiamento, libertà, senso di comunità, scoperta ed emozioni, elementi che emergono spesso nei suoi cerchi nuragici e che si riflettono nella crescita autonoma dei gruppi teatrali seguiti nel tempo. In un mondo sempre più digitale, immagina il teatro come un presidio di autenticità, uno spazio in cui la tecnologia può essere un alleato ma non potrà mai sostituire la vibrazione empatica del palco; i social, invece, diventano luoghi di narrazione e ampliamento del processo creativo. Se dovesse definire il suo lavoro userebbe concetti come emancipazione e libertà, perché l’arte, dice, la salva davvero: la sofferenza si trasforma in forza creativa e ogni germoglio nato da un suo progetto è una festa.

Guardando al futuro, desidera dedicarsi con più forza all’educazione affettiva e sessuale, temi fondamentali ma ancora poco affrontati, e continuare a esplorare la lingua sarda, le figure chiave della storia della sua terra, la legalità e le dinamiche comunitarie sane. E coltiva un’idea che la diverte e la stimola: scrivere un copione capace di smascherare, con ironia, i piccoli e grandi “mafiosetti” che imbrigliano la società.

Valentina Loche

Valentina Loche, Gavoi

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