Vi siete mai domandati quale sia la vera origine della bandiera dei quattro mori?

Sai davvero cosa racconta la bandiera sarda? Quattro mori, una croce rossa, un simbolo che intreccia leggende, battaglie medievali e identità sarda. Scopri la storia (e le trasformazioni) di un vessillo che ancora oggi fa discutere.
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Quante volte vi sarete sentiti chiedere da turisti, amici del “continente” o viaggiatori stranieri: “Ma cosa rappresenta davvero la bandiera sarda?”
Quattro teste nere bendate, una croce rossa, uno sfondo bianco. Un’immagine semplice, eppure carica di mistero, storia e – perché no – anche di un pizzico di leggenda.
Nel tempo si sono rincorse mille teorie: racconti eroici, fantasie popolari, interpretazioni più o meno verosimili. Ma quella che oggi viene considerata la spiegazione più attendibile ci porta indietro nel tempo, al cuore del Medioevo, sui campi di battaglia della Corona d’Aragona.
Correva l’anno 1096: il re Pietro I d’Aragona combatteva a Alcoraz contro i saraceni. La leggenda racconta che, proprio quando tutto sembrava perduto, apparve San Giorgio – il cavaliere in armatura bianca con la croce rossa sul petto – a guidare gli aragonesi verso la vittoria. A terra, al termine dello scontro, quattro teste di comandanti saraceni mozzate. Quel trofeo, crudele e simbolico, divenne il vessillo della vittoria. Da lì, la bandiera dei Quattro Mori.
Gli aragonesi, fedeli al loro santo, continuarono a sventolare il simbolo in segno di trionfo. E quando, tra il 1324 e il 1479, la Sardegna finì sotto la loro corona, il vessillo passò lentamente nelle mani dei Sardi. Non subito come segno d’identità, ma come eredità imposta e, col tempo, adottata.
Nel 1718, dopo un breve intermezzo asburgico, arrivarono i Savoia. Ma la bandiera restò. Da allora, il simbolo dei Quattro Mori è passato attraverso mille metamorfosi: barbe e corone, bende sugli occhi o sulla fronte, croci più spesse o più sottili, orecchini aggiunti o tolti, mori che guardano a sinistra… o a destra. Ogni variazione ha raccontato qualcosa del tempo in cui è nata, spesso più per motivi politici che estetici.
Eppure, nonostante le trasformazioni e le discussioni, il popolo sardo non ha mai smesso di guardare quella bandiera con un certo orgoglio. Perché sì, magari è nata da una dominazione, ma è diventata col tempo parte dell’identità collettiva, amata, rispettata, mostrata con fierezza.
Certo, non tutti si riconoscono in quel simbolo. C’è anche chi guarda altrove, verso un altro emblema, più coerente con l’idea di un’isola libera e indomita: l’albero sradicato del desdichado, antico vessillo del giudicato d’Arborea, ultimo baluardo della Sardegna autonoma che resistette fino all’ultimo alla spinta aragonese e, in seguito, spagnola.

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