Il nuovo murale di Guspini racconta la lotta dei minatori di Montevecchio

Con una "sinfonia visiva" fatta di elementi figurativi e simbolici, CRISA e SKAN raccontano un passato che continua a parlarci. I pozzi minerari, le gallerie, le scale, due minatori al lavoro, una finestra che si trasforma in carrello
È stato appena ultimato a Guspini un murale che rende omaggio a uno degli eventi più significativi della storia del lavoro in Sardegna: lo sciopero delle miniere di Montevecchio del 1903, di cui nel 2023 si è celebrato il 120° anniversario. L’opera, firmata dagli artisti CRISA e SKAN, intreccia memoria storica e rigenerazione urbana, trasformando un muro centrale del paese in un racconto corale fatto di immagini, simboli e colore.
Quello del 1903 fu il primo sciopero moderno e di massa organizzato in Sardegna. Vi presero parte 1500 operai, che chiedevano la fine del cottimo – un sistema brutale basato sulla produttività individuale –, l’introduzione di una paga fissa e condizioni di lavoro più dignitose. La protesta, inizialmente spontanea, fu poi guidata da due giovani guspinesi: il farmacista Pio Piras e il medico condotto Cesare Loi, entrambi militanti del Partito Socialista.
Lo sciopero – come ha spiegato molto bene l’amministratrice guspinese Francesca Tuveri in un post sui social – segnò un punto di svolta. Nel 1908 fu istituita una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni dei lavoratori delle miniere sarde, alla quale partecipò anche Cesare Loi. Il suo contributo fu decisivo nel denunciare la povertà nutrizionale, l’esposizione continua alle polveri sottili e l’alta incidenza di tubercolosi tra i minatori.
Il murale, appena completato, vuole essere un tributo a quella stagione di lotte, ma anche un richiamo alla necessità – ancora attuale – di difendere i diritti e la sicurezza nel mondo del lavoro. Non è solo commemorazione: è un atto di consapevolezza civile.
L’opera si inserisce in un più ampio progetto di riqualificazione urbana e di riflessione collettiva sul senso dei luoghi. Con una “sinfonia visiva” fatta di elementi figurativi e simbolici, CRISA e SKAN raccontano un passato che continua a parlarci. I pozzi minerari, le gallerie, le scale, due minatori al lavoro, una finestra che si trasforma in carrello: tutto si intreccia con forme naturali che suggeriscono rinascita.

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