Il cielo non ha genere: il volo di Silvia Baldussu, pilota sarda su Boeing 737 per Poste Air Cargo

Silvia Baldussu, 48 anni, origini a Dolianova e Carbonia, è oggi Primo Ufficiale su Boeing 737 per Poste Air Cargo. Ma dietro questo traguardo c’è una storia di coraggio, caparbietà e passione. Conosciamola meglio
A cura di Massimiliano Perlato
“Mi sento sarda, a tutti gli effetti – dice Silvia Baldussu -. E non solo per i ricordi. La Sardegna, da noi, è l’attualità. Mangiamo sardo, ad esempio, e non solo in occasione delle feste.Nell’Isola ho tutta la mia famiglia d’origine e ogni volta che la sorvolo e vedo la sua bellezza dall’alto, provo sempre una grandissima emozione. In particolare, nel guardare dal cielo la costa est mi tornano in mente Villasimius e il suo mare in cui ancora oggi, appena posso, vado a fare un tuffo. E quando ho qualche giorno libero, lo trascorro a Dolianova, nella casa dei nonni paterni: intorno al paese c’è un territorio bellissimo, e mi piace camminare in campagna, tra gli ulivi”.
La storia di Silvia Baldussu è un simbolo di determinazione e amore per il proprio lavoro, ma anche una testimonianza del valore della diversità e della parità di genere in un Gruppo, come quello di Poste Italiane, che guarda al futuro. La presenza femminile, anche in Sardegna, ha avuto un ruolo determinante nel conseguimento degli eccellenti risultati aziendali legati alla sostenibilità, all’inclusione e alla parità di genere.
La quota di dipendenti donna negli uffici postali della Sardegna, infatti, si attesta al 66%, 12 punti percentuali in più rispetto alla media aziendale nazionale. Silvia oggi ha 48 anni e in Poste Air Cargo è arrivata da giovanissima, grazie alla sua intraprendenza. Fino a qualche tempo fa, accedere alla professione di pilota era difficilissimo, tanto più per una donna. Per riuscire a lasciare il suo curriculum su scrivanie alle quali non avrebbe altrimenti avuto accesso, si è finta giornalista in cerca di interviste. Lo stratagemma le ha aperto una porta che avrebbe cambiato il suo futuro: un addetto ai lavori è rimasto divertito e colpito dalla sua caparbietà e le ha permesso l’accesso alle selezioni.
Quando era bambina, Silvia Baldussu preferiva giocare con gli aeroplanini, piuttosto che cambiare i vestiti alle sue bambole, come convenzione avrebbe voluto. Le sue idee erano chiare già allora, e non sono bastati pregiudizi, porte chiuse e ostacoli a impedirle di realizzarle. A 20 anni ha lavorato come assistente di volo, con i soldi guadagnati ha pagato gli studi che le hanno permesso di diventare pilota. Questa professione che svolge per Poste Air Cargo, le fornisce la consapevolezza di essere ancora considerata un’eccezione per un mestiere in passato svolto solo dagli uomini e dove oggi le donne restano ancora in netta minoranza. Ma questo non spaventa né lei né le sue colleghe, felici di essere esempio per le generazioni future, allenate a dissipare stereotipi di genere consolidati negli anni.

Silvia Baldussu
Donne come Silvia Baldussu, sono la dimostrazione quotidiana che il talento, la passione e la determinazione non hanno genere. Nata a Roma da genitori sardi (padre di Dolianova e madre di Carbonia) nel 1977, Silvia ha seguito il richiamo del cielo con dedizione e impegno, fino a diventare Primo Ufficiale su Boeing 737, un traguardo che è frutto di anni di studio, addestramento e continua crescita professionale. La carriera di Silvia ha preso il volo nel 2007, quando ha superato con successo le selezioni presso il centro addestramento della compagnia. Da allora, ha affrontato con entusiasmo le sfide di una professione dinamica e ad alto profilo, che richiede aggiornamenti costanti e la capacità di interagire con un ambiente aeroportuale complesso, sia dal punto di vista tecnico che umano.
Lei ha dovuto convincere i genitori che quella fosse la strada giusta per lei, poi i suoi datori di lavoro e infine i colleghi maschi più anziani, ancora legati ai pregiudizi nei confronti di una donna pilota.
“Dovevi convincere gli uomini che eri una loro pari, non è stato semplice – ricorda. – Quando sei donna devi dimostrare il doppio, devi studiare di più perché è come se il tuo lavoro fosse costantemente giudicato e passasse sotto una lente di ingrandimento”. Ora per lei le cose sono cambiate. Di colleghe donne ne conta sempre di più e tra di loro si testimoniano solidarietà reciproca, consapevoli delle difficoltà fatte per arrivare sin lì. Anche tra i colleghi maschi i pregiudizi sono caduti, il gruppo con cui lavora è affiatato, senza distinzioni di sesso. Un dettaglio che per il Gruppo Poste Italiane è motivo di vanto.
Ma il percorso per le donne in aviazione è ancora in salita: attualmente, in Italia, solo il 3,6% dei piloti è donna. “Si è lavorato tanto per la parità di genere, e il lavoro svolto in tal senso da Poste Italiane ne è un esempio concreto, ma c’è ancora molta strada da fare” afferma Silvia, convinta che sia fondamentale garantire opportunità di crescita professionale a chiunque intraprenda questa carriera, seppur con un occhio sempre attento alla famiglia.
“La scelta di lavorare per una compagnia cargo, che vola esclusivamente di notte, mi permette di seguire i miei figli nel corso della giornata e di accompagnarli nelle loro attività quotidiane. Oggi che sono mamma di due figli – spiega la pilota – mi rendo ancora di più conto di quanto sia fondamentale il supporto della famiglia per conciliare vita privata e professionale. Inoltre, sono cresciuta in una famiglia in cui la parità di genere è di casa: non c’è mai stato, da noi, neanche una volta il pensiero che una donna non potesse fare ciò che un uomo fa”.
Adesso che la figlia maggiore, 19enne, è impegnata nelle scelte per il suo futuro, sa di rappresentare per lei un buon esempio. “Le dico sempre di pensare in grande, di non porsi limiti, perché può diventare chiunque lei voglia – racconta. – Ho cercato di insegnarle che non c’è una cosa che le donne non possano fare, l’importante è studiare, leggere tantissimi libri. Bisogna essere consapevoli, liberi, felici. Io ho combattuto per fare ciò che mi piace, ed è stato difficilissimo, mi è costato sacrifici”.

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