Ieri a Cardedu, la Fondazione Domus de Luna ha ufficialmente inaugurato i lavori per la “Casa dei Sogni”, un progetto che promette di trasformare la comunità e offrire opportunità uniche a bambini, adolescenti e mamme in difficoltà. La giornata è stata caratterizzata da una grande festa alla quale ha partecipato il Capitano del Cagliari, Leonardo Pavoletti, noto per il suo continuo supporto alla Fondazione Domus de Luna.

L’evento è stato organizzato in collaborazione con l’Associazione Ogliastra Informa e ha visto la partecipazione entusiasta dei bambini e dei ragazzi della scuola calcio di Cardedu, del Sindaco del Comune, Giacomo Pani, e dell’Assessora alle politiche sociali e Vicesindaco, Elisa Lorrai. La manifestazione ha segnato l’inizio degli interventi di ristrutturazione e pulizia necessari per realizzare il sogno di una casa vacanze libera, partecipata e comunitaria.

La “Casa dei Sogni” di Cardedu, in collaborazione con Ogliastra Informa, offrirà a bambini, adolescenti e mamme che vivono lontano dalla famiglia o in condizioni di marginalità, la possibilità di godere di giornate spensierate immersi nella natura, al mare e in un contesto di socialità e convivialità. In una regione dove l’accesso alle vacanze e alla socialità è spesso un privilegio per pochi, la nuova casa di Domus de Luna si propone di abbattere questi ostacoli, rendendo accessibili i sogni di tanti.

L’inaugurazione dei lavori della “Casa dei Sogni” rappresenta un nuovo inizio per la comunità, un’opportunità per tutti di partecipare e contribuire a un progetto che mira a migliorare la qualità della vita e a promuovere l’inclusione sociale. Durante l’evento, sono state illustrate le finalità del progetto, i ruoli dei partecipanti e le opportunità che finalmente diventano possibili anche nella nostra isola.

Nata nel 2005 per sostenere l’infanzia e l’adolescenza a rischio, la Fondazione Domus de Luna è riconosciuta per i suoi meriti dal Ministero degli Interni e dalla Presidenza della Regione Autonoma della Sardegna. La Fondazione gestisce la “Casa delle Stelle”, quattro comunità di accoglienza e cura per bambini, ragazzi e mamme in difficoltà, supportandoli attraverso il Centro di Cura Sa Domu Pitticca. In questi anni, le comunità hanno accolto e curato 289 persone, avviando al lavoro molti giovani e donne grazie alla Cooperativa dei Buoni e Cattivi e all’Oasi del Cervo e della Luna. Nelle periferie, attraverso musica, sport e arte, il Centro Exmè offre un’alternativa positiva alla cultura della strada.

Con il progetto della “Casa dei Sogni”, la Fondazione Domus de Luna continua la sua missione di creare spazi sicuri e accoglienti dove i sogni possono diventare realtà.

Per ulteriori informazioni, è possibile contattare Carla Ghiani al numero 3494516502 o Rita Concu al 327865376.

La Sardegna vanta tradizioni culinarie uniche, alcune delle quali lasciano i turisti letteralmente a bocca aperta. Tra le specialità più sorprendenti e insolite dell’isola, quattro piatti emergono per la loro stranezza e per l’originalità delle storie che li accompagnano.

Le orziadas sono piccole anemoni di mare che vivono lungo le coste sarde: con i loro tentacoli lunghi e velenosi, non sono certo facili da consumare e richiedono mani esperte per prepararli. I turisti che le hanno assaggiate raccontano di un gusto sorprendente, salmastro e leggermente dolce, che resta impresso nella memoria più per l’esperienza che per il sapore.

Il casu marzu, probabilmente il formaggio più controverso del mondo, è un pecorino fermentato fino a diventare “vivo”, con larve che aiutano la maturazione.

Casu marzu

Accanto a questa eccentricità, molti visitatori hanno scoperto anche sa pompia, un agrume autoctono simile al cedro, utilizzato per creare dolci e liquori dal sapore unico. 

Infine, su filindeu è forse il piatto più raro e affascinante dell’isola: una pasta sottilissima preparata con un procedimento antichissimo, quasi estinto, custodito da sole dieci donne in tutta la Sardegna. Tirata a mano e servita con un brodo delicato di pecora, questa pasta offre un’esperienza gastronomica unica. 

Foto di Eliot Stein

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