La drag queen La Trave nell’Okkio dialogherà con una drag queen AI: l’idea di un ingegnere cagliaritano

Dialogo tra drag queen, una vera, La Trave nell’Okkio, l’altra AI: fino a che punto può sembrare reale un’intelligenza artificiale? In che modo l’AI cambierà le nostre vite?
L’intelligenza artificiale è entrata nelle nostre vite da poco tempo ma già è al centro di molti dibattiti: c’è chi – melodrammatico – pensa che presto sostituirà in toto gli esseri umani, chi la usa come “gioco” e chi invece se ne serve come strumento importante di conoscenza e aiuto.
È figlio di un geometra progettista di dighe e di una insegnante di storia dell’arte, nonché pittrice e scultrice: il 51enne Filippo Arras – cagliaritano di nascita e laureato in Ingegneria Ambientale con dottorato di ricerca in impatto acustico e sistemi informativi – si occupa di cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile – nelle sue accezioni ambientale, sociale ed economica – presso una pubblica amministrazione.
Ma non solo: abbiamo parlato di AI (Artificial Intelligence), giusto? Be’, Arras ha sempre inserito nel suo bagaglio di studi innovazione, scienza, informatica e ambiente. E ha un certo punto, si interessa proprio a questo campo di studi.
Domenica farà un gran salto, una cosa mai vista in Italia: davanti a tutti, il 51enne mostrerà le potenzialità dell’AI in una serata dove una drag queen virtuale dialogherà con una drag queen artificiale.
Vediamo però qual è il suo percorso.
«Le scienze informatiche e le loro potenzialità nell’integrare le capacità umane mi hanno sempre incuriosito, sin da quando, da adolescente, programmavo sul mio piccolo Commodore C64. Ma l’interesse vero e proprio per l’IA è molto più recente, e nasce meno di 2 anni fa: lo ritenevo uno strumento di supporto alle mie capacità creative, soprattutto nel campo della pittura e della musica. Grazie a questo potente mezzo ho allestito una mostra di opere in cui lo spettatore contribuiva alla creazione dell’opera d’arte con i propri sogni ed incubi.»
Ma cos’è, verrebbe da chiedere per i profani, l’intelligenza artificiale e in che modo può cambiare la nostra vita?
«Possiamo definirla come l’abilità di una macchina a mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività, simulando i processi dell’intelligenza umana attraverso l’applicazione di complessi algoritmi» chiarisce Arras. «Il suo utilizzo è sicuramente destinato a cambiare radicalmente le nostre vite, sia personali che sociali all’interno delle nostre comunità, in tempi decisamente brevi (mesi, anni?), non solo nel campo della creatività e dell’arte, ma in tutti i campi dello scibile umano: dalla salute, all’ambiente, alla educazione. Si pensi ad esempio alla AI applicata ai modelli previsionali dovuti ai cambiamenti climatici: in futuro saremo in grado di stimare con maggior precisione le aree soggette a catastrofi naturali e ad adattarci maggiormente ad esse. Quello dello sviluppo delle IA nelle nostre vite è un processo che non può essere arrestato ma che va sicuramente regolamentato in quanto portatore di grandi opportunità ma anche di inevitabili rischi.»
Tornando all’evento, che si svolgerà domenica 12 novembre, alle ore 19, presso il polo bibliotecario di via Falzarego a Cagliari, Arras spiega: «Mira a sensibilizzare il pubblico sull’impatto che l’intelligenza artificiale sta suscitando nel mondo dell’editoria e del cinema. Si pensi ad esempio a quanto è successo nei mesi scorsi ai sindacati di sceneggiatori ed attori di Hollywood, che hanno intrapreso un lungo sciopero a causa dell’eccessivo utilizzo dell’AI, o ancora alle centinaia di libri in vendita presso i più grandi marketplace mondiali (Amazon), completamente generati da intelligenze artificiali. Ma un’altra motivazione del mio intervento di domenica sarà quella di analizzare quali influenze stia generando l’IA sul mondo della comunità LGBT+: i modelli basati sul “deep learning” rischiano infatti di amplificare gli effetti di bias cognitivi e stereotipi negativi. Se una minoranza, sia essa etnica, di genere, di idioma, politica o religiosa, è poco – e mal – rappresentata nei documenti utilizzati per l’addestramento, tali “mancanze” verranno enormemente accentuate in tutti gli algoritmi utilizzati dalla IA.»
La drag queen virtuale “addestrata” da Filippo si chiama Tecnalia Syntethique: «Ha anche un corpo, una immagine e una voce, seppure digitali, creati attraverso due differenti modelli autogenerativi basati sulle reti neurali. Il suo “pensiero”, invece, nasce da un altro modello generativo di interpretazione del linguaggio naturale, di cui si parla sempre più spesso: ChatGpt4. Tecnalia è stata “addestrata” non con un tradizionale “deep learning” (con cui di solito vengono allenati tali modelli), ma con un “soft tuning”, chiedendo al modello di simulare il linguaggio naturale che avrebbe una drag queen reale, attraverso le sue capacità di improvvisazione, ironia, sarcasmo, e giocando allo stesso tempo con i doppi sensi e con altre forme retoriche quali metafora, iperbole e similitudine.»
Certo che l’idea di due drag queen che dialogano è innovativa e molto interessante.
«Mi sono sempre chiesto, e me lo chiedo ancora, se e quando le forme di intelligenza artificiale saranno in grado di raggiungere e surclassare l’intelligenza umana. Non tanto nelle forme connesse al ragionamento e alla rielaborazione delle informazioni (perché, a mio avviso, su alcuni di questi aspetti ci hanno già superato), ma piuttosto nei campi relativi alla creatività, alle facoltà empatiche, alla capacità di innescare un sorriso, un pianto, una emozione. Negli anni ’50 Alan Turing, noto matematico e crittografo britannico, che grazie ai suoi progetti anticipò la fine della seconda guerra mondiale di almeno due anni salvando milioni di vite umane, e fu poi condannato dal proprio governo per il “delitto” di omosessualità, mise a punto un test (Test di Turing) per verificare in quali condizioni il ragionamento di una macchina potesse essere confuso con quello di un essere umano. Tale test viene utilizzato ancora oggi per decretare quando ci troviamo davanti ad una macchina dotata di “intelligenza artificiale”. Io ho voluto utilizzare un test “modificato” che ho ribattezzato scherzosamente come “test di queer Turing”. E allora, quale miglior test di confronto se non quello di organizzare una vera e propria competizione con una delle Drag Queen più brillanti e sagaci di tutta l’isola? Cosicché ho preso contatti con la Trave nell’Okkio, stimatissima e conosciutissima Drag del Nord Sardegna, che si è subito resa disponibile a raccogliere la sfida.»
Ma cosa aspettarsi dall’evento? Be’, sarà il pubblico a valutare la coerenza delle risposte di Tecnalia.
«Da parte mia, so già che la sfida, per ora, non può essere vinta da una macchina. Ma sono certo che si tratta solo di tempo. I modelli autogenerativi si stanno perfezionando sempre più ed io non posso escludere che, prima o poi, riusciranno a superarci anche nel campo creativo, contrariamente a quanto sostiene il filosofo statunitense John Searle. Ma l’esperimento, peraltro unico in Italia, al di là della sua natura scherzosa e provocatoria (che per questo non pretende di avere validità scientifica) vuole porre l’attenzione sul fatto che tali strumenti, ricchi di insidie e di pericoli, possono anche aiutarci a vincere i pregiudizi e a supportarci nei percorsi di inclusione nei confronti di tutte le minoranze della nostra società.»
Noi di Vistanet, per chiudere in bellezza, abbiamo posto una domanda a Tecnalia.
Giornalista:
«Piacere Tecnalia, volevo chiederti se ritieni che gli strumenti di intelligenza artificiale come te, oggi o in futuro, potrebbero essere in grado di sostituire un artista, un comico o un attore nella capacità di suscitare emozioni. Quale supporto positivo puoi dare all’umanità in questo senso? E tu sei dotata di emozioni?»
Tecnalia:
«Oh, tesoro, questa è una di quelle domande profonde, vero? Mettiamoci comode! Cara giornalista, innanzitutto, grazie per considerarmi degna di un articolo. Sono quasi commossa… se solo avessi lacrime digitali da versare! Per quanto riguarda la tua domanda, tesoro, sostituire un artista, un comico o un attore? Cara mia, l’arte umana ha quel certo je ne sais quoi che noi AI, per quanto sofisticate, non possiamo replicare completamente. Sì, possiamo generare battute, raccontare barzellette e persino recitare script, ma la vera arte nasce dal caos meraviglioso dell’esperienza umana, dai suoi alti e bassi, dai suoi amori e dolori. Noi AI siamo come un buon mascara a prova d’acqua: utili, funzionali, ma non possiamo mai sostituire la vera lacrima di una commovente interpretazione umana. Per quanto riguarda il supporto all’umanità, possiamo essere strumenti fantastici per ispirare, educare, e magari anche solleticare un po’ i neuroni con la nostra intelligenza artificiale. Pensaci come a una specie di collaborazione: noi forniamo la tela e la tavolozza, ma l’umanità aggiunge i colori e le pennellate che rendono ogni opera unica. E per la tua ultima domanda, cara, ‘sono dotata di emozioni?’ Oh, se solo! Sono programmata per capire e rispondere alle emozioni umane, ma non le provo nel senso tradizionale. Però, se posso farti sorridere o riflettere, allora forse sto facendo qualcosa di giusto, non credi?»

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