Accadde oggi: 16 agosto 1995, due carabinieri perdono la vita nella strage di Chilivani

Un caldo pomeriggio di 25 anni quando si scatenò un violentissimo scontro a fuoco in quella che tutti conoscono come la strage di Chilivani nella quale i 30enni carabinieri Walter Frau e Ciriaco Carru rimarranno uccisi. Morirà anche Antonio Giua uno dei banditi, poco dopo di toglierà la vita per scampare all'arresto Graziano Palmas.
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C’è un’autobetoniera nella zona di Peldesemene accostata alla strada. È rubata e i carabinieri Carru e Frau la stavano cercando. Si avvicinano per controllare e all’interno del mezzo trovano diverse armi da fuoco. C’è anche un’auto rubata e i due agenti arrestano l’uomo che la occupa, Antonio Giua di Buddusò. Sono le 15.20 i militari stanno comunicando alla centrale quanto appena avvenuto, ma all’improvviso vengono investiti da una scarica di mitra. Sono i banditi Graziano Palmas e Andrea Gusinu che armati di Kalashnikov hanno aggredito i carabinieri alle spalle.
L’appuntato Carru risponde al fuoco contro Palmas, ferendolo, poi si volta e uccide Giua, che stava tentando la fuga verso Chilivani. Palmas continua a sparare è finisce il carabiniere Ciriaco Carru, originario di Bitti. Intanto, dall’altra parte della strada, Walter Frau, ancora trentenne, spara più volte a Gusinu centrandolo, ma cadde anche lui ferito dai colpi di Sebastiano Pirino. Gusinu ferito, continua a sparare e uccide Frau con un colpo alla testa.
I malviventi scappano. Gusinu, vienee arrestato poche ore dopo. Insieme a lui c’è Graziano Palmas, il quale per evitare l’arrestosi toglie la vita con un colpo di pistola. Pochi giorni dopo fu arrestato il resto della banda: Salvatore Sechi di Olbia, Sebastiano Demontis di Buddusò, Sebastiano Prino di Arzachena, Cosimo Cocco di Bonarcado e Milena Ladu di Olbia.
L’obiettivo della banda era una rapina milionaria, per la quale non si sarebbere fermati davanti a niente e nessuno. Il piano prevedeva di bloccare con l’autobetoniera, la strada a due portavalori carichi di soldi che arrivavano dalla Costa Smeralda . Oggi Andrea Gusinu, Salvatore Demontis, Sebastiano Pirino e Salvatore Sechi stanno scontando l’ergastolo, altri due componenti della banda, Milena Ladu e Cosimo Cocco, sono stati condannati a 24 e 22 anni.
Nonostante queste condanne gli inquirenti hanno sempre pensato che del commando facessero parte altri personaggi mai identificati. I due carabinieri, Frau e Carru invece sono stati insigniti due anni fa della Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

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“Il fiume delle api”: il nuovo libro di Giuseppe Puncioni racconta un secolo di storia di Tortolì

Un viaggio nella storia di Tortolì, dall’Ottocento alla metà del Novecento, attraverso cinque racconti che intrecciano memoria, personaggi e tradizioni. Un’opera che ci ricorda quanto sia importante custodire la storia delle piccole comunità, per non smarrire le nostre radici.
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Si intitola “Il fiume delle api” ed è il nuovo libro di Giuseppe Puncioni, 47 anni, tortoliese e appassionato di storia locale. Il titolo affonda le radici nella memoria del paese: “riu de is apisi”, in sardo “il fiume delle api”, era il corso d’acqua che un tempo separava Tortolì dall’odierno quartiere di Monte Attu. Tombato e ricoperto dall’asfalto, rimase visibile fino agli anni Ottanta e ricorre spesso nei racconti popolari. Il nome, con ogni probabilità, è legato alla presenza in passato di apicoltori e arnie nei giardini della zona.
Il volume raccoglie cinque racconti, ambientati tra l’Ottocento e la metà del Novecento, che ripercorrono un secolo di storia di Tortolì. Storia e memoria si intrecciano, con vicende di famiglie conosciute raccontate attraverso nomi fittizi e personaggi storici come monsignor Carchero.
Tra i protagonisti emerge la figura di donna Francesca, figlia di un nobile locale. Donna emancipata e coraggiosa, ebbe il privilegio di studiare insieme ai seminaristi, un fatto eccezionale per l’epoca. Con il suo carattere intraprendente sfidò regole considerate intoccabili a Tortolì, diventando simbolo di libertà e di desiderio di cambiamento. «È un personaggio che amo molto – racconta l’autore – perché, pur non riuscendo a ottenere ciò che desidera, riesce a dare una grande lezione a chi di dovere».
Il libro si apre con la prefazione del vicesindaco Luigi Cardia, a testimonianza del forte legame tra l’opera e la comunità. Puncioni, inoltre, dedica un pensiero di riconoscenza ai suoi vecchi insegnanti Rossi, Aquino e Sposato, che hanno contribuito a coltivare la sua passione per la storia, e ringrazia gli scrittori che negli anni si sono occupati di Tortolì, come Pastonesi, Lepori, Scorcu e Nonnis.
Per l’autore questo volume rappresenta un esperimento narrativo, nato anche grazie al sostegno della moglie Anna Piras, sua prima lettrice e sostenitrice. Inizialmente titubante sulla pubblicazione, ha poi scelto di condividere il lavoro con il pubblico. Oggi il libro è disponibile su Amazon, mentre la presentazione ufficiale è prevista in autunno a Tortolì.
Le prime copie hanno già suscitato entusiasmo e curiosità: i lettori si sono appassionati ai racconti e hanno posto numerose domande sulla storia del paese. Non si esclude che il libro possa avere un seguito, con nuove vicende e personaggi da riscoprire.
Giuseppe Puncioni, padre di tre figli e da sempre residente a Tortolì, vive con emozione questa esperienza che unisce passione personale e memoria collettiva. La sua opera ricorda quanto sia importante il lavoro di persone come lui, che attraverso la scrittura custodiscono e tramandano la memoria storica delle piccole comunità, dando voce a radici, tradizioni e identità che rischierebbero altrimenti di andare perdute.
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