Cannonau, Vermentino, Bovale, Carignano, Nuragus, Malvasia, Vernaccia… E chi più ne ha, più ne metta! La Sardegna è un autentico scrigno di tesori enologici, una terra antica dove la coltivazione della vite ha radici profonde e intrecciate con la storia, la cultura e l’identità dell’isola.

Nel cuore della Gallura, a Berchidda, c’è un luogo dove tutto questo prende vita in modo tangibile e affascinante: il Museo del Vino, vera e propria Città del Vino che racconta, con passione e competenza, l’anima vitivinicola della Sardegna.

Il Museo del Vino di Berchidda non è solo una raccolta di oggetti, ma un percorso esperienziale che unisce enologia ed etnografia. Qui, il vino non è solo prodotto, ma narrazione: un viaggio che parte dalla lavorazione della terra, attraversa la cura della vigna e la pigiatura dell’uva, fino ad arrivare alla lavorazione del sughero e all’imbottigliamento.

Attraverso antichi attrezzi da lavoro e ambientazioni ricostruite con cura, si rivive la quotidianità dei contadini e dei viticoltori sardi. E poi c’è Thyrsos, un’esposizione che ci trasporta in un passato remoto, quando il vino sardo salpava su navi onerarie verso i porti del Mediterraneo, conservato in affascinanti anfore vinarie.

Il museo unisce alla tradizione anche un tocco di innovazione, grazie a un totem multimediale che permette di approfondire le tematiche principali legate alla viticoltura sarda attraverso il Cd Rom “Su Inu” (Il Vino), una risorsa interattiva che accompagna i visitatori alla scoperta del mondo del vino isolano.

Da non perdere, poi, la sezione dedicata alle etichette storiche: un tuffo nel passato che mostra come siano cambiati il linguaggio visivo e il marketing del vino nel tempo. Dalle bottiglie alle grafiche, dalle scritte ai materiali, ogni dettaglio racconta un’evoluzione culturale e tecnologica che ha trasformato il modo di produrre e comunicare il vino.

Situato in un territorio vocato alla viticoltura, Berchidda è molto più di un semplice comune gallurese: è un simbolo dell’identità enologica della Sardegna. Il museo rappresenta un punto di riferimento per appassionati, turisti e studiosi, offrendo uno spaccato autentico e coinvolgente della relazione profonda tra l’isola e il suo vino.

Con grande entusiasmo, Giuseppe Puncioni annuncia l’arrivo del suo secondo libro, “Ammentos”, un’opera speciale dedicata alla storia e alla memoria della città di Tortolì. “Ho sempre avuto il desiderio, fin da bambino, di conoscere la Tortolì di una volta e al contempo di poter conservare il ricordo di quei momenti”, racconta l’autore, spiegando come la passione per le immagini sia nata con l’avvento del computer, accompagnato dal suo primo scanner, dalla stampante e da una Olympus digitale.

Il libro è il risultato di anni di ricerca storica e collezionismo. Puncioni ha infatti raccolto documenti d’archivio, carte geografiche e fotografie, spesso condivisi sulla pagina Facebook “I Love Tortolì”, ma è stata soprattutto la collezione di vecchie cartoline della città a trasformarsi in una vera e propria passione.

“Ammentos” si inserisce in una trilogia che vuole rendere omaggio alla memoria visiva di Tortolì. Dopo il primo volume, dedicato alle cartoline in bianco e nero dal 1900 al 1967, il secondo volume si concentra sulle cartoline a colori, pubblicate tra il 1950 e il 2010. Il terzo volume, il più impegnativo, raccoglie la maggior parte delle fotografie collezionate da Puncioni negli anni, ritraendo famiglie e luoghi di Tortolì e Arbatax.

L’autore sottolinea l’importanza personale di questo progetto: “Spero che questo lavoro, per me importante, sia di vostro gradimento. Ai posteri l’ardua sentenza!” .