Come eravamo. Tortolì, la Via Monsignor Virgilio in una cartolina degli anni Cinquanta

La foto di oggi ritrae la Via Monsignor Virgilio, a Tortolì, in una cartolina degli anni Cinquanta. Lo scatto è stato gentilmente concesso da Giuseppe Puncioni, amministratore del gruppo FB “I love Tortolì”. Invia anche tu le foto del passato
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La foto di oggi ritrae la Via Monsignor Virgilio, a Tortolì, in una cartolina degli anni Cinquanta.
Lo scatto è stato gentilmente concesso da Giuseppe Puncioni, amministratore del gruppo FB “I love Tortolì”.
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Dove si cela, in Sardegna, un portale che sembra una storia incredibile scolpita nel bronzo?

Ogni dettaglio racconta una storia, ogni figura sembra muoversi lentamente tra devozione e leggenda. Sapete dove si trova?
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Ai piedi del monte Ortobene, a Nuoro, si trova una chiesa che potrebbe sembrare moderna a un primo sguardo, ma che custodisce un intreccio di arte, storia e devozione che affascina chiunque varchi il suo portone. Parliamo della Madonna della Solitudine, edificata nel XX secolo per sostituire un più antico tempio del 1625. La chiesa fu progettata dal pittore nuorese Giovanni Ciusa Romagna (1907-1958) e completata nel 1959, ma è nell’apparato decorativo che si cela il vero tesoro.
Due grandi artisti sassaresi plasmarono la spiritualità in forme materiali: Gavino Tilocca e Eugenio Tavolara. Tilocca scolpì in marmo il rilievo della Madonna col Bambino nell’abside sopra l’altare maggiore, mentre Tavolara si occupò del portale, del crocefisso, dei candelabri, del tabernacolo e persino della Via Crucis. Le quattordici stazioni, inizialmente pensate in terracotta ma realizzate in bronzo, raccontano la Passione con figure primitiviste sospese su geometrie essenziali: linee rette e forme stilizzate che sembrano fluttuare nell’aria.
Ma è il portale in bronzo a una sola anta a catturare lo sguardo e la fantasia: al centro troneggia la Madonna della Solitudine, seduta in posa ieratica, con un’espressività che ricorda le icone bizantine. Tutt’intorno, una piccola epica di vita pastorale: pastori, greggi, animali, castelli, uomini e donne prendono forma in uno stile libero, organico, quasi fluttuante, tipico di Tavolara. Ogni dettaglio racconta una storia, ogni figura sembra muoversi lentamente tra devozione e leggenda.

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