Vestito nero e sorriso garbato, la pornostar Valentina Nappi chiacchiera con Vistanet Cagliari, nel terrazzo esterno del locale di Sanluri “Belle Monelle”. Gentilezza e cortesia, l’animo di donna del Sud si sente davvero. Così, prima di concedersi a fotografi e fan, c’è il tempo di un piacevole tête-à-tête, fra lavoro, vita privata, passione per natura e animali e ovviamente sogni nel cassetto.

Classe 1990 e maturità artistica, per Valentina il mondo dell’hard è stata una scelta di vita, responsabile e determinata. Anche se non più a tempo pieno come prima. “Ora il 99% del mio lavoro è sui social e Onlyfans”, spiega, “e solo una minima percentuale è riservata al set”. Un mondo, quello del web, dove l’immagine è una componente fondamentale del lavoro e non se ne può fare a meno. “La cultura può essere anche l’aspetto esteriore delle cose. Quando le attrici, ad esempio, si preoccupano dei capelli e del trucco, non si tratta di banalità. Ma sono cose a cui devi stare dietro per lavoro e anche io devo seguire ciò che chiede il mercato”.

Da Scafati alla Sardegna, dal golfo salernitano a quello cagliaritano, uniti da tutto il fascino del Mediterraneo. E per chi, come Valentina, adora lo specchio blu che bagna la nostra Italia, all’arrivo nell’Isola non può che essere passione a prima vista. “In Sardegna ci sono venuta diverse volte da bambina e una decina d’anni fa, da adulta. È una terra bellissima, di cui amo il mare e la natura. Sto studiando per conseguire la patente nautica a vela e non vedo l’ora di venirci autonomamente via mare”. In autonomia, sì, ma soprattutto in tranquillità, lontana dal caos estivo che a volte domina molte località sarde. “Per lavoro faccio già troppa vita sociale e quindi per rilassarmi preferisco la calma alla mondanità”.

Mare e vela, tra le tante passioni di Valentina Nappi fuori dal lavoro, così come quella per gli animali, alcuni forse decisamente poco comuni. “A casa ho uno zoo. Oltre al mio cane, allevo polli, insetti e ho diversi rettili, come tre gechi, quattro serpenti e un camaleonte”. Lavoro, hobby e passioni. E in mezzo a questi tre elementi, immancabilmente per una 32enne, anche l’amore e due anni di matrimonio. Il lavoro nel porno un ostacolo alle relazioni? “Forse negli anni passati c’era più stigma e maggiori difficoltà a trovare un partner. Ora invece i tempi sono cambiati. Avere un figlio in futuro? Non lo so, forse no”.  Ma per Valentina nella vita di coppia non deve mai mancare la sincerità. “Io penso che fra due persone sia sempre molto più onesto dirsi sempre la verità. La gelosia? È un problema da cui nasce il tradimento nella coppia. A volte è proprio la gelosia che non ti fa distinguere la semplice attrazione dal sentimento. Ed è triste che a volte possano esserci ricadute sulla famiglia e sui figli. Insomma, ci si può divertire insieme capendo che amore e sesso sono due cose diverse”.

Sincerità nella vita di coppia, vero. Ma anche in tutti i rapporti di amicizia, che per Valentina è bene che siano sempre senza filtri. Quando si è sé stessi ogni cosa nel rapporto diventa più facile. “Nel mondo reale le persone hanno tanti difetti. Tra i peggiori ci sono falsità e ipocrisia. Nel mondo hard, invece, le persone sono molto trasparenti, fregandosene di tante cose, diventando schiette anche nella vita di tutti i giorni”.

Sguardo, poi, verso il futuro, ricco di ambizioni e talvolta non privo di paure. “Che cosa temo di più? Morire senza riuscire a realizzare i miei progetti”. Ma per Valentina gli obiettivi restano comunque sempre importanti e pronti per essere perseguiti. “Ora sto per aprire il mio studio e spero nei prossimi mesi di cominciare a girare come piace a me. Mi sto concentrando sull’attività imprenditoriale, ma spero sempre, anche più avanti negli anni, di vedermi bella e piacente. La strada dell’hard? La consiglio ai giovani, ma solo se determinati. Ancora oggi può capitare, se si sceglie questo percorso, di vedersi chiudere molte porte. Bisogna dunque essere decisi e sicuri”.

Oggi andiamo a ricostruire insieme quella che era la “moda nuragica”, grazie ad alcune testimonianze giunte fino a noi.

Le donne indossavano per lo più delle lunghe tuniche e dei mantelli. Portavano i capelli suddivisi in lunghe trecce e cappelli conici e a cappuccio.

Gli uomini, invece, indossavano tuniche corte con delle sopravesti di pelle, gambali di cuoio, e sulla testa berretti cilindrici oppure a calotta, per proteggersi dal freddo.

I poveri, invece, indossavano un semplice perizoma che fasciava le reni.

Diverso, come racconta molto bene M. Pallottino nel suo libro “La Sardegna Nuragica” (Roma, 1950), l’abbigliamento dei guerrieri nuragici: “I guerrieri indossavano anche tuniche striate, con elementi di cuoio e protezioni per le spalle. Gambali ed elmi, sempre di cuoio. Quest’ultimi con appendici piumate o con le note corna taurine, che appaiono anche in altri luoghi dell’antico Mediterraneo. Il normale guerriero era difeso anche da uno scudo rotondo e armato di spade, lance e giavellotti. Frequenti sono le rappresentazioni di arcieri con armamento più leggero ( pugnale o daga a lama fogliata) e non mancano i frombolieri. Va notato che in questo caso i guerrieri portano capelli lunghi ricadenti in trecce sul petto”.

Un contributo importante alla ricostruzione di quello che era il vestiario del popolo nuragico è stato dato da Angela Demontis nel suo libro “Il Popolo di Bronzo”. Anni fa, la studiosa e artista sarda ha analizzato a fondo i reperti in nostro possesso e ricostruito con dovizia di particolari (a dimensione reale) di abiti, armi ed utensili dei Bronzetti nuragici. Un lavoro eccezionale, reso celebre anche da alcune mostre dedicate ai suoi lavori, dove la studiosa ha reso giustizia a una grande civiltà, non limitandosi solo a ricostruirne il vestiario ma anche ad approfondirne le tecniche di creazione, dalle erbe utilizzate per produrre i colori per le stoffe alla ricerca dei materiali.