L’Intervista a Tonino Mulas, responsabile dei trasporti per la Federazione delle Associazioni Sarde in Italia, a cura di Massimiliano Perlato.
Il turismo sembra fermarsi in tutto il mondo?
Sì, sarà dura. Basta pensare al fatto che la mobilità diminuirà enormemente per tutto il 2020. Ci vorranno dei mesi per vedere la fine dell’epidemia in Europa, ma poi ci saranno altri mesi di chiusura perché il virus non ritorni. Si veda quello che sta succedendo in Cina. Wuhan riapre all’interno, ma tutta la Cina teme il ritorno dall’esterno, sempre che il pericolo sia solo esterno. Per le piccole e medie imprese (agenzie viaggi e tour operator), sarà un futuro a rischio, peggio che dopo l’11 settembre 2001.
Con conseguenze gravi per l’economia e l’occupazione?
Solo nel comparto ristretto, agenzie e tour operator, lavorano circa 60.000 persone. Tra questi ci siamo anche noi, con Eurotarget Viaggi. Ma bisogna ricordare che ben il 13% del prodotto interno lordo italiano è dato dal turismo, da cui dipende il 15% degli occupati. Le previsioni del 2020 per l’Italia, rispetto al 2019, indicano una flessione di – 45%, di cui -74% solo per il settore turismo.
Per la Sardegna, vista la situazione economica generale, il suo livello di disoccupazione sarà un dramma.
Leggo in questi giorni del grido di allarme degli imprenditori turistici sardi: sono state perse scadenze importantissime. È saltata la Pasqua, la World Cup e Sant’Efisio. Salterà tutta la programmazione di maggio, caratterizzata dall’avvio stagionale delle presenze degli stranieri. E teniamo conto che anche tutto il settore che occupa operai e artigiani manutentori è rimasto disoccupato. Qualcuno pensa che una ripresa ci possa essere da fine giugno, salvando luglio e agosto, cioè una parte della stagione estiva. Seguendo il trend delle previsioni nazionali alcuni parlano di perdite per oltre 500 milioni di euro.
Ci sono previsioni più pessimistiche, sia a livello nazionale e quindi anche per la Sardegna.
Ho visto che ci sono previsioni più pessimistiche che danno questa estate già perduta: per l’epidemia e per le condizioni economiche della gente. Se anche si riaprirà si dice che anche il 40% delle persone che vanno in vacanza abitualmente, non ci andrà quest’anno, e che un altro 30% circa si dice in sospeso, in attesa di verificare le proprie possibilità.
E in Sardegna come andrà?
Io voglio essere ottimista. Sia sulla riapertura, sia sulla possibilità di salvare una parte della stagione, sia sui flussi futuri. Naturalmente dipende da più fattori che derivano dal Governo nazionale e regionale; infine anche dalla capacità degli imprenditori del settore, dai sardi in generale e nel nostro piccolo da noi stessi emigrati e dalla FASI. Ognuno deve fare la propria parte! Il primo elemento, sul quale nulla o quasi possiamo prevedere, è la fine dell’epidemia, o per lo meno il controllo e la gestione della fase della sua eradicazione totale, che sarà lenta e lunga. In ogni caso una cosa voglio dire chiaramente: NIENTE ALLARMISMO e ATTENZIONE A COME SI COMUNICA! Bisogna sforzarsi di spiegare il senso vero dei provvedimenti. Altrimenti la gente pensa che si è chiusa la Sardegna fino al 31 luglio. Poi può darsi che la disgrazia ci sia. Ma non fasciamoci la testa prima di essercela rotta.
Il settore turistico invoca provvedimenti specifici.
Da una parte alcune cose si stanno muovendo, sperando che la burocrazia sia capace di operare e rispondere con i provvedimenti presi dal governo, senza vanificarli nella loro applicazione. Ad esempio, la cassa integrazione in deroga, la possibilità di prestiti garantiti dallo Stato fino a una somma del 25% del fatturato dell’anno precedente. Con garanzia statale fino al 90%.
Ma questo basta per impedire la chiusura preannunciata di ristoranti, bar, hotel, locali che vivono stagionalmente di turismo?
No, non basta. Occorre che la gente riprenda a viaggiare, che organizzi e faccia le vacanze, che il turismo riprenda a funzionare, fin da subito, almeno in parte.
Come, con i voucher di Stato?
Non credo ci siano le risorse per pagare le vacanze agli italiani. Ma in alcuni settori i voucher potrebbero funzionare. Penso potrebbe servire una delle misure proposte dalla associazione nazionale degli imprenditori: un contributo di defiscalizzazione per la spesa vacanza nel 730. Meglio la ripresa delle buste paghe con la ripresa del turismo, per salvare le aziende e il lavoro futuro, che la cassa integrazione, i sussidi contro la povertà e il reddito di cittadinanza. UN assegno in conto COVID, per chi al momento ha perso un reddito da turismo, può reggere poche settimane, diciamo pochi mesi.
Ma in Sardegna cosa si potrebbe fare concretamente?
Primo: bisogna assolutamente non arrendersi, non chiudere, prepararsi. Vedo già che si discute, ci sono iniziative fra imprenditori e istituzioni: penso a “PER” (Progetto Etico di Rinascita, un piano che coinvolge i comuni intorno a Cagliari). E altri. Si può aprire a tappe, per zone, per settori. Poi bisogna aver fiducia nella gente, appena si riapre: avrà una gran voglia e un gran bisogno di vacanze.
Ma i grandi numeri economici, dei grandi alberghi, della Gallura e della Costa Smeralda, ad esempio, dipendono dal mercato estero.
Quello si potrà recuperare solo in parte. Ma la Sardegna resta una meta ambita, un sogno di massa. Bisognerà puntare di più sul mercato italiano. Perché da noi verranno meno stranieri, ma anche la maggior parte degli italiani quest’anno non andrà all’estero e farà vacanza in Italia.
Cosa può fare la Regione oltre a quello che può fare il governo nazionale?
Può rafforzare le misure sul fronte sociale, consolidando o integrando le misure governative. Ho visto che Paci propone un grande piano, sforando i limiti attuali del debito, invitando a una collaborazione bipartisan. Si potrebbe fare un grande piano per il dopo estate con i voucher per gli studenti e le gite scolastiche, culturali, ambientali, c/o tutti i musei sardi, i siti archeologici; si potrebbe fare la stessa cosa per le cure termali. Per i viaggi degli anziani, finanziando i comuni all’ uopo. La Regione a sua volta può fare accordi con altre Regioni: mando i miei studenti a Parma, città della cultura, voi mandate i vostri studenti dall’ Emilia Romagna, dalla Lombardia, dal Veneto. Una iniezione economica per il turismo fuori stagione.
Anche per gli anziani. Un altro intervento importante regionale potrebbe essere, come dicono gli imprenditori, un piano per l’edilizia nel settore specifico del turismo. Usare il tempo e l’occasione della crisi, per rovesciarla. Con incentivi nazionali e regionali, magari se possibile rientrando in quelli anticrisi COVID previsti dall’Europa: riqualificare il comparto alberghiero investendo nella ristrutturazione, nella manutenzione, nell’ ampliamento (nei limiti consentiti) delle strutture, con anche progetti specifici di formazione per imprenditori e lavoratori.
Ma il punto cruciale sarà comunque l’estate.
Sì, anche lì bisogna organizzarsi, inventare: ad esempio, ci sarà ancora bisogno delle distanze? Bisogna approntare indagini epidemiologiche di massa e presidi sanitari? Soprattutto nei villaggi? Ebbene: bisogna organizzarsi fin d’ ora. Occorre disporre di fondi pubblici per finanziare questi servizi e rifinanziare una continuità territoriale. Si è ripartiti con Alitalia, ma bisogna mantenere calmierati i prezzi. Paradossalmente questo è proprio il momento in cui servirebbe la “continuità per tutti”. Non si possono applicare tariffe troppo alte, quando in Romagna, o anche in Puglia o Calabria, si arriva con prezzi accettabili, altrimenti si rischia di far scappare anche i pochi che vogliono venire in Sardegna. Bisogna vigilare su Alitalia in regime di monopolio, chiedendo eventualmente altre rotte. Occorre investire sulle compagnie low cost, con accordi da altri aeroporti diversi da Roma e Milano, pattuendo in cambio tariffe calmierate.
E rifinanziare quella marittima?
Certamente: le famiglie, comprese quelle degli emigrati, viaggiano in nave. Bisogna battersi con forza per la continuità, come facciamo da sempre. Quella marittima deve arrivare subito. Deve essere fruibile per Agosto. A costo della proroga per alcuni mesi. O con un provvedimento speciale del governo che preveda un contributo, limitato nel tempo e straordinario, erga omnes, che permetta a tutte le compagnie di continuare il servizio trasporto passeggeri questa estate, malgrado l’eventuale restringimento del mercato. Anche questo può rientrare in una logica di straordinario accesso a fondi europei per l’emergenza.
Cosa pensa della proposta che la Sardegna sperimenti la riapertura? Ancora una volta è la scelta dell’isola come cavia, della vittima sacrificale?
Sono il primo a dire che non si può fare la cavia al buio. Di cose negative ce ne hanno scaricate tante addosso, a cominciare dalle servitù militari. Ma io credo che questa volta siamo stati frettolosi, abbiamo sbagliato cadendo nel solito vittimismo, da permalosi quali siamo.
È chiaro che bisogna ripartire, pena morire di dissesto economico e di miseria anziché di Coronavirus. Sono 12.400 le strutture ricettive, per 250.000 posti letto, oggi totalmente ferme; nel 2019 abbiamo avuto 3.600.000 arrivi che hanno generato una spesa turistica di 900 milioni di euro. Il crollo del fatturato turistico è una cosa seria. È chiaro che non si può ripartire tutti insieme. La situazione è diversa da regione a regione, da zona a zona. È evidente che bisogna ripartire in sicurezza e con garanzie. La Sardegna è fra le regioni meno colpite, quindi è fra quelle dove si potrebbero creare le condizioni per ripartire prima.
Ma far arrivare gente non sicura, perché ci sono gli asintomatici, non è esporsi a un grave rischio?
I rischi ci sono sempre, ma non riaprire significa la morte certa per alcune attività. Allora, posto che la Sardegna è un’isola, con poche porte d’ingresso possibili, è quindi più controllabile. Io chiederei, tramite la Regione, tutte le risorse, gli investimenti e le garanzie per sperimentare la riapertura: quanti medici, quanti infermieri, quante attrezzature sanitarie separate, quanti presidi, quanti posti di controllo, già sulle navi, già sugli aerei, nei porti e negli aeroporti, quante squadre di sanificazione, quanti interventi sono necessari, dappertutto, spiagge, luoghi turistici, archeologici ecc. inclusi. Tutto questo, certo, a partire da n° 0 casi di contagio. quanto costa? C’è un protocollo e un investimento che rientra nelle spese dello Stato per la sconfitta della pandemia e per la ripresa. Tutto questo c’è? Le garanzie ci sono? Bene. Allora cogliamo l’occasione, siamo disponibili a sperimentare la ripresa. Anzi, siamo interessati. Non si tratta di subire, ma di porre condizioni. Questa è la mentalità giusta. In caso contrario, finiamo sempre con il lamentarci e basta!
In questa situazione, cosa possono fare gli emigrati?
Prima di tutto, sopravvivere. Non scherzo, la maggior parte dei circoli sta nelle regioni d’ Italia più a rischio. Sopravvivere soprattutto come entità sociale. Se noi esistiamo possiamo continuare a fare ciò che facciamo: promuovere la Sardegna, andare in Sardegna (700mila persone che ci ritornano all’anno non è poco), consumare tutto l’anno i nostri prodotti tipici, farli continuare a consumare agli altri.
Lei è il responsabile Trasporti FASI, l’AD di Eurotarget Viaggi, che è il centro servizi della FASI, sei stato anche Presidente dell’azienda turistica APT di Milano. Cosa pensi sia urgente fare?
Dobbiamo portare con noi quanta più gente possibile. Incoraggiare e promuovere.
Eurotarget Viaggi può avere un ruolo?
Prima di tutto hanno un ruolo i nostri soci e i nostri circoli che sono in prima fila nei territori. Da noi sono passate decine di migliaia di persone e non solo per la bigliettazione. Ma per l’attività sociale e per le iniziative culturali. L’insieme del mondo dei sardi fuori Sardegna, da problema sociale e dramma collettivo, si è trasformato in risorsa. Poi c’è il ruolo specifico di Eurotarget Viaggi.
Eurotarget Viaggi è aperta?
L’agenzia, con le sue tre preziose e bravissime collaboratrici, non ha mai chiuso.
Prima abbiamo lavorato in sede, chiusi al pubblico fin dalla terza settimana di febbraio, e poi da casa con lo smart working. I circoli hanno fatto lo stesso, direttamente tramite i nostri bigliettatori, volontari, protagonisti, perché conoscono vecchi e nuovi soci; oppure indirizzando gli utenti alla centrale operativa, viste le nuove problematiche delle mancate partenze, dei cambi, dei rinvii, degli annullamenti. Abbiamo gestito i nostri soci-utenti uno per uno.
Di quanto è diminuito il vostro lavoro?
Noi abbiamo lavorato bene, meglio della stagione 2019, nelle prenotazioni di dicembre, gennaio, febbraio. Naturalmente le nuove prenotazioni sono crollate a marzo e prevediamo lo stesso andamento in aprile. Abbiamo fatto -90%. Ma la cosa più grave sono le disdette, che ovviamente a marzo, aprile, forse maggio sono scontate. Ma siamo riusciti con un grande lavoro di contatto capillare a convincere quasi tutti a non disdire, ad aspettare, anche perché è possibile farlo qualche giorno prima della partenza. E soprattutto perché abbiamo la speranza che almeno a luglio e agosto si possa andare in vacanza in Sardegna.
Eurotarget Viaggi è in pericolo?
No, io penso di no. Sono a rischio le agenzie generaliste e quelle che sono specializzate nei viaggi all’estero. Noi siamo specializzati nei biglietti navali per la Sardegna. Noi siamo un Centro Servizi della FASI. Finché esistono i circoli e fino a quando i soci andranno in Sardegna abbiamo la possibilità di esistere. Naturalmente bisognerà resistere. Siamo pronti a ripartire. A fine aprile faremo un grande richiamo a tutti i nostri soci, anzi, costruiremo nuovi indirizzari e ci rivolgeremo a tutti per offrire i nostri servizi.
Quanto conta la scontistica?
Conta molto, offriamo le migliori occasioni di mercato. Per tutti i vettori siamo fra le prime agenzie d’ Italia per la destinazione Sardegna. Ma prima di tutto, conta il cuore, il sentimento di sardità. Siamo volontari solidali e lavoriamo “Con la Sardegna nel cuore”.
Massimiliano Perlato
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