Vi ricordate? Nel 2004 un aereo che trasportava un cuore si schiantò sui monti di Sinnai: morirono cinque persone

Curiosamente, quello non fu il primo disastro aereo in quella zona: cinquantuno anni prima, nel 1953, un DC-3 della LAI, compagnia antesignana dell’Alitalia, precipitò sempre sui monti dei Sette Fratelli. Morirono 19 persone, tra cui, anche in quel caso, un cardiochirurgo.
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È una delle tragedie più drammatiche e meno ricordate della cronaca sarda recente. Una corsa contro il tempo, un cuore da trapiantare, un volo che non arrivò mai a destinazione. Era il 24 febbraio 2004 quando un aereo Cessna 500, partito da Roma e diretto a Cagliari, si schiantò contro le pendici di Punta Baccu Malu, nel massiccio dei Sette Fratelli, nel territorio di Sinnai. Morirono cinque persone: tre medici dell’équipe cardiochirurgica del Brotzu e due piloti austriaci.
Il piccolo jet stava trasportando un cuore prelevato da una donatrice ricoverata all’ospedale San Camillo di Roma, destinato a un paziente in attesa di trapianto al Brotzu di Cagliari. A bordo, insieme all’organo da trapiantare, viaggiava un’équipe medica guidata dal noto cardiochirurgo Alessandro Ricchi, affiancato dai colleghi Antonio Carta e Gianmarco Pinna. I piloti del Cessna erano Helmut Zurner e Thomas Giacomuzzi, accompagnati da un tirocinante, Daniele Giacobbe.
Secondo le ricostruzioni, il pilota aveva comunicato alla torre di controllo l’intenzione di effettuare un avvicinamento “a vista” verso la pista 32 dell’aeroporto di Cagliari-Elmas. Una manovra più rapida rispetto al tradizionale giro di avvicinamento dal mare, pensata per guadagnare minuti preziosi. Ma quella scelta, forse fatale, portò il velivolo a impattare contro il fianco del monte Cresia, a un’altitudine di circa 3.300 piedi e a una velocità di 226 nodi (circa 419 km/h), quando mancavano circa 17 miglia all’aeroporto.
Il velivolo si disintegrò nell’impatto con la montagna. I soccorritori, giunti sul posto, trovarono i resti del jet e recuperarono i corpi delle vittime già nella stessa giornata. Fu rinvenuto anche il contenitore con il cuore, ma era ormai inutilizzabile.
L’incidente suscitò profonda commozione a Cagliari e in tutta la Sardegna. Ricchi, Carta e Pinna erano volti noti e stimati nel mondo medico, protagonisti di numerosi interventi cardiochirurgici all’avanguardia. Quella missione, destinata a salvare una vita, si trasformò invece in una tragedia collettiva.
Curiosamente, quello non fu il primo disastro aereo in quella zona: cinquantuno anni prima, nel 1953, un DC-3 della LAI, compagnia antesignana dell’Alitalia, precipitò sempre sui monti dei Sette Fratelli. Morirono 19 persone, tra cui, anche in quel caso, un cardiochirurgo.

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