Nell’Ottocento a Tertenia c’erano giacimenti di fluorite: sapete dove?

Il trasporto era lungo, faticoso e soprattutto costosissimo, spesso affidato a carri trainati da buoi, su strade più simili a sentieri che a vie commerciali. Questo ostacolo logistico si rivelò fatale.
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Se nel secondo dopoguerra la Sardegna vive una vera e propria “febbre da fluorite” – con l’Iglesiente in prima linea grazie alla scoperta di ricchi filoni minerari – c’è chi, in Ogliastra, aveva già giocato d’anticipo… di quasi un secolo.
Già a metà dell’Ottocento, infatti, nei dintorni di Tertenia, la fluorite (o fluorina, per gli amici più tecnici, anche detta “spatofluore”) usciva dalle viscere della terra in tre giacimenti dal nome quasi poetico: Mincineddu, Baccu ‘e Sbirru e Su Engiu.
Il minerale – un fluoruro di calcio dalle mille sfumature e usi – veniva estratto con entusiasmo. Come si legge negli Studi ogliastrini (Ettore Gasperini Editore), nel 1870 la miniera di Su Engiu era in pieno fermento: i carrelli colmi scendevano a valle e il materiale, ritenuto di ottima qualità, prendeva la via per Porto Corallo, dove veniva imbarcato alla volta del “Continente”.
C’era solo un piccolo dettaglio: il trasporto. Lungo, faticoso e soprattutto costosissimo, spesso affidato a carri trainati da buoi, su strade più simili a sentieri che a vie commerciali. Questo ostacolo logistico si rivelò fatale. L’attività, pur promettente, non riuscì a sostenersi a lungo: il cantiere fu chiuso e ceduto a un imprenditore di Ulassai, mentre la fluorite ogliastrina tornava a dormire sotto terra, dimenticata per decenni.
Chissà quanti altri tesori silenziosi riposano ancora sotto i monti d’Ogliastra…

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