La storia di Sara Secci, il cammino coraggioso dopo un intervento andato male: “La mia vita da ricostruire giorno dopo giorno”

Quella che raccontiamo oggi è una storia che parla di forza interiore, di ostacoli inaspettati e di una tenacia che non si spezza nemmeno davanti alle prove più dure. È la storia di Sara Secci, 44 anni, di Tortolì, e speriamo che possa essere d’ispirazione per chi, oggi, si trova ad affrontare un momento difficile
Quella che raccontiamo oggi è una storia che parla di forza interiore, di ostacoli inaspettati e di una tenacia che non si spezza nemmeno davanti alle prove più dure. È la storia di Sara Secci, 44 anni, di Tortolì, e speriamo che possa essere d’ispirazione per chi, oggi, si trova ad affrontare un momento difficile. Perché anche quando tutto sembra crollare, la voglia di vivere e di ricominciare può ancora trovare spazio, passo dopo passo, giorno dopo giorno.
La storia di Sara comincia l’11 aprile 2024, quando si sottopone a un intervento programmato per una decompressione del conflitto neurovascolare dell’VIII nervo cranico, con una degenza prevista di dieci giorni. Durante l’operazione, però, qualcosa va storto. “Viene toccato il peduncolo sotto il cervelletto, che causa un’ischemia cerebellare e danneggia diverse aree dell’emisfero sinistro. Le conseguenze sono pesanti: perdo equilibrio, coordinazione e l’udito nell’orecchio sinistro, e inizia per me un percorso di riabilitazione lungo e faticoso” spiega Sara.
A quindici mesi da quel giorno, Sara dichiara di non essersi mai arresa. Il carattere, la pazienza e la determinazione le hanno dato la forza di affrontare ogni passo. Dopo un mese da allettata, viene trasferita al centro di riabilitazione Santa Maria Bambina di Oristano, dove prende consapevolezza della sua nuova situazione: è il periodo più difficile della sua vita. “Qui – racconta – ho incontrato professionisti sensibili e competenti— i medici Dore, Delogu, Devigus, Pinna, Trogu e Tolu e le fisioterapiste Cristina e Federica — che mi hanno accompagnata con cura, pazienza, frasi di incoraggiamento, abbracci e sorrisi, creando con me un rapporto familiare. E sono nate amicizie con gli altri pazienti”.
Sara denuncia atteggiamenti sgradevoli da parte di chi la vede in carrozzina: chi fa finta di non vederla, chi sorride per cortesia o gira la faccia. E racconta delle difficoltà pratiche legate alle barriere architettoniche e ai parcheggi riservati occupati abusivamente. Nonostante tutto, si sente fortunata perché ha capito il vero valore della vita: ogni minuto, sorriso e traguardo ha un peso inestimabile. Per questo, invita chiunque a godersi la vita a 360°, a non rimandare nulla, perché la vita è imprevedibile.
Il suo percorso di riabilitazione continua, senza conoscere ancora una meta finale, ma un pilastro insostituibile è la sua famiglia. Ringrazia suo marito Marco, e i suoi figli Giorgia e Mattia, che le hanno dato la forza per affrontare ogni giorno a testa alta. A loro si uniscono familiari, amici e tutte le persone che l’hanno sostenuta con una parola giusta al momento giusto.
Sara ha imparato a vivere “lentamente”, giorno per giorno, senza dare nulla per scontato perché oggi ci siamo, domani non si sa—e allora viviamo davvero.

Sara Secci
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