Hai mai sentito parlare del vero “oro nero” della Sardegna antica? No, non si estraeva da pozzi profondi, né alimentava motori: brillava alla luce del sole e tagliava come un rasoio. Parliamo dell’ossidiana, il vetro vulcanico che per millenni ha affascinato e armato intere civiltà.
Nera come la notte e lucida come uno specchio d’acqua, l’ossidiana non è solo bella da vedere: è una delle prime “high-tech” della preistoria. In un’epoca in cui il metallo era ancora un sogno lontano, questa roccia era indispensabile: facile da lavorare, affilatissima, preziosa per fabbricare utensili, armi e amuleti. Pensate che, prima dell’arrivo del rame, era addirittura più diffusa della selce, sua cugina meno scintillante.
Ma come nasce questa pietra misteriosa? L’ossidiana è un vetro naturale, frutto del raffreddamento rapidissimo della lava ricca di silice. Il risultato? Una materia tanto dura quanto elegante, con riflessi neri e argentati, e venature che sembrano dipinte a mano.
Ecco la sorpresa: il più grande giacimento di ossidiana del Mediterraneo si trova proprio in Sardegna, nel cuore dell’antica area vulcanica del Monte Arci. Una zona che abbraccia i territori di Pau, Ales, Masullas, Marrubiu e Morgongiori — un vero scrigno geologico.
Per gli antichi sardi, l’ossidiana non era solo utile: era simbolo di potere, di sapere e di contatto con il sacro. Alcuni reperti lavorati risalgono addirittura al 5000 a.C., e ci raccontano storie di commerci, viaggi e culture connesse da questo “vetro della lava”.
Se la curiosità ti stuzzica, sappi che oggi puoi toccare con mano questa eredità millenaria. Il Parco dell’Ossidiana del Monte Arci offre sentieri e panorami mozzafiato, mentre il Museo dell’Ossidiana di Pau ti accompagna in un viaggio affascinante tra geologia e archeologia, con pezzi unici e aneddoti sorprendenti.
Un’avventura tra fuoco, pietra e storia, alla scoperta di un tesoro oscuro che continua a brillare nei secoli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA