Maestra Marisa Sarigu, a Decimomannu custode di ascolto e passione: una vita dedicata all’insegnamento

Nel cuore della memoria collettiva dei paesi sardi, ci sono figure che non smettono mai di esistere, anche quando la campanella ha smesso di suonare. Sono le maestre e i maestri, pilastri dell’educazione, della crescita, della comunità. Una di queste figure è Marisa Sarigu, settantenne di Decimomannu, che per ben 44 anni ha fatto dell’insegnamento non solo la sua professione, ma la sua missione.
A cura di Rita Coda Deiana
Nel cuore della memoria collettiva dei paesi sardi, ci sono figure che non smettono mai di esistere, anche quando la campanella ha smesso di suonare. Sono le maestre e i maestri, pilastri dell’educazione, della crescita, della comunità. Una di queste figure è Marisa Sarigu, settantenne di Decimomannu, che per ben 44 anni ha fatto dell’insegnamento non solo la sua professione, ma la sua missione.
“La scuola ha rappresentato la mia seconda casa e famiglia”, racconta con emozione. Una vita spesa tra banchi, quaderni, occhi curiosi e cuori da accogliere. Al suo fianco, sempre, il marito Enzo, il figlio Emanuele e i genitori Luciano e Consolata: un intreccio familiare che le ha permesso di vivere appieno i suoi tanti ruoli, senza mai smettere di essere un’educatrice.
Il desiderio di diventare maestra nasce in una bambina minuta, nella seconda elementare, quando la famiglia Sarigu si trasferisce da Decimomannu a Parona Lomellina, nel pavese. Era il tempo dei pregiudizi, soprattutto verso i sardi, associati al banditismo e alla paura. In un ambiente scolastico poco accogliente, le parole fredde di un’insegnante le provocarono una ferita profonda. Ma fu proprio da quella ferita che germogliò il suo sogno: diventare una maestra diversa, umana, empatica, capace di vedere ogni bambino, di accoglierlo e di valorizzarlo.
Maestra Marisa ha sempre creduto che l’ascolto sia molto più di un atto passivo: è una vera e propria arte, un viaggio verso l’altro che implica presenza, apertura, sensibilità. “Ogni parola è uno strumento di una ricerca interiore”, dice. Il suo insegnamento è stato un continuo scavo nei sentimenti dei suoi alunni, una ricerca di quel filo invisibile che unisce le persone quando si sentono comprese.
Entrata giovanissima nel mondo scolastico, inizialmente come supplente, ha affrontato le prime esperienze con entusiasmo, ma anche con la consapevolezza di dover colmare il distacco emotivo che spesso si crea tra supplente e classe. Ogni volta che varcava la soglia di un’aula, tornava a quel momento della sua infanzia in cui si sentì esclusa. E fu proprio questo ricordo a guidarla nella sua missione: fare della scuola un luogo sicuro e accogliente.
Nel suo insegnamento, la maestra Sarigu non si è mai piegata completamente ai dettami istituzionali. Si definisce “una maestra atipica”, capace di vedere oltre i programmi e di anteporre l’anima dell’insegnamento alla burocrazia. Ha sempre privilegiato l’empatia, l’educazione emotiva, il dialogo. La scuola, per lei, non è mai stata solo trasmissione di saperi, ma semina di futuro.
Nel suo cammino educativo, Marisa ha visto ogni alunno come un seme da curare, da stimolare, da aiutare a fiorire. Non si è limitata a impartire nozioni, ma ha cercato di accendere nei suoi studenti la scintilla del pensiero critico, il desiderio di conoscenza, la capacità di porre domande e cercare risposte. Una vera e propria educazione alla vita.
Gli ultimi anni di insegnamento sono stati forse i più difficili. La scuola, racconta, è diventata sempre più burocratizzata, i mutamenti istituzionali veloci e spesso confusi, le risorse economiche ridotte all’osso. Il ruolo dell’insegnante, sempre più sommerso da scartoffie, rischiava di perdere la sua essenza. “Mi sentivo come una farfalla con le ali tarpate”, confessa. Eppure, non ha mai smesso di crederci. Non ha mai smesso di lottare.
Il mondo della scuola è cambiato, spesso in modo destabilizzante. Le famiglie sono più distanti, gli alunni meno propensi al rispetto delle regole, le riforme si susseguono senza una vera continuità. Maestra Marisa, però, conserva uno sguardo pieno di speranza: “Gli insegnanti sono lumini che incoraggiano ad attraversare le strade più oscure. Sono la speranza di questo mondo contemporaneo così complicato”.
Con la forza di chi ha dedicato la vita a un mestiere antico e profondamente umano, Marisa Sarigu continua a cercare le tracce di ogni storia, le raccoglie come fili preziosi e le lascia volare, libere, nel cielo delle memorie condivise. Perché l’insegnamento, quando è autentico, non finisce mai. E lei, la maestra, sarà sempre lì, nell’ascolto silenzioso e amorevole che ha saputo trasformare in arte.

Maestra Marisa Sarigu
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