La Sardegna si spopola: persi altri 9.114 abitanti in un anno, come l’intera Macomer

Senza interventi concreti, il rischio è che il trend negativo prosegua, con conseguenze sempre più gravi per il tessuto economico e sociale della regione.
La Sardegna continua a perdere abitanti, e i dati ISTAT aggiornati al 1° gennaio 2025 confermano una situazione demografica sempre più preoccupante. La popolazione dell’Isola si attesta ora a 1.561.339 residenti, con una riduzione di 9.114 unità rispetto al 2024. Un calo equivalente alla scomparsa di un intero comune delle dimensioni di Macomer.
Un declino costante – Negli ultimi dieci anni, la Sardegna ha perso quasi 100.000 residenti, un dato che la colloca tra le regioni italiane con la maggiore riduzione percentuale della popolazione, insieme alla Basilicata. Il fenomeno non si limita a una semplice diminuzione numerica, ma coinvolge in particolare le fasce più giovani della popolazione. Gli under 15 rappresentano oggi meno del 10% del totale, facendo della Sardegna la regione “meno giovane” d’Italia.
Mauro Carta, Presidente delle Acli Regionali della Sardegna, sottolinea l’allarmante tendenza: “Non solo perdiamo abitanti, ma soprattutto perdiamo giovani. Venti anni fa eravamo al 13° posto per percentuale di popolazione giovane, oggi siamo ultimi”.
Più morti che nascite e un’emigrazione preoccupante – Il bilancio demografico del 2024 mostra un saldo negativo tra nati e morti pari a -11.412 unità, quasi come se fossero scomparsi in un anno i residenti di Carloforte e San Giovanni Suergiu messi insieme. L’unico dato positivo è il saldo migratorio con l’estero: +2.578 unità, pari a un comune come Berchidda. Tuttavia, questo incremento non è sufficiente a compensare le perdite derivanti dal saldo naturale negativo e dall’emigrazione interna.
Aree in crisi e piccoli comuni a rischio estinzione – A livello territoriale, solo la zona del Nord-Est della Sardegna registra un lieve incremento di popolazione, mentre tutte le altre province sono in calo. Dei 377 comuni sardi, ben 132 hanno meno di 1.000 abitanti, e in 11 di essi la popolazione è scesa sotto i 200 residenti. Il comune meno popoloso dell’Isola resta Baradili con appena 76 abitanti.
Le aree urbane più popolose restano Cagliari (146.627 abitanti), Sassari (120.497), Quartu Sant’Elena (68.108) e Olbia (61.658). Complessivamente, l’Area Metropolitana di Cagliari ospita il 34,59% della popolazione sarda, seguita dall’Area Metropolitana di Sassari (20,02%) e dal Nord-Est (10,19%).
Gli stranieri in Sardegna: numeri ancora contenuti – Gli stranieri residenti sull’Isola sono 55,377, pari al 3,55% della popolazione totale, un dato ancora molto lontano dalla media nazionale del 9,2%. Le comunità più numerose sono quelle rumena (11.112 residenti), senegalese (4.223) e marocchina (3.836). Tuttavia, mentre la presenza rumena è stabile, le storiche comunità senegalese e marocchina registrano un calo, mentre aumentano i residenti provenienti da Pakistan, Ucraina, Kirghizistan e Bangladesh.
Come invertire la rotta? – Per Mauro Carta, occorrono misure strutturali di medio-lungo periodo per contrastare questa tendenza. “La prima urgenza è combattere il lavoro povero, soprattutto negli appalti pubblici. Stipendi troppo bassi spingono all’emigrazione e scoraggiano la natalità. In secondo luogo, bisogna puntare sull’innovazione tecnologica: l’Einstein Telescope è una grande opportunità, ma serve agire subito anche nel settore dell’Intelligenza Artificiale. Infine, vanno contrastate dispersione scolastica e precarietà formativa: senza un solido sistema di istruzione e formazione professionale, il rischio di esclusione dal mercato del lavoro diventa altissimo”.
La Sardegna, dunque, si trova di fronte a una sfida cruciale: invertire il declino demografico e rendere l’Isola un luogo più attrattivo per i giovani, sia sardi che stranieri. Senza interventi concreti, il rischio è che il trend negativo prosegua, con conseguenze sempre più gravi per il tessuto economico e sociale della regione.

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