Lo sapevate? Tra i boschi di Villagrande c’è un magnifico ginepro secolare

Tra le fitte distese boschive di Villagrande, nel cuore più autentico della Sardegna, si cela uno dei tesori più straordinari del nostro patrimonio naturale: un magnifico ginepro secolare, un simbolo di forza, resistenza e armonia con l’ambiente.
Lo sapevate? Tra i boschi di Villagrande c’è un magnifico ginepro secolare.
Tra le fitte distese boschive di Villagrande, nel cuore più autentico della Sardegna, si cela uno dei tesori più straordinari del nostro patrimonio naturale: un magnifico ginepro secolare, un simbolo di forza, resistenza e armonia con l’ambiente.
Ci troviamo immersi tra i monti del Gennargentu villagrandese, in una cornice di paesaggi incontaminati dove l’aria è ancora pura e gli animali vivono in perfetto equilibrio con la propria essenza selvaggia. È qui che la flora, fedele custode del passato, continua a crescere con la stessa maestosità di secoli fa, intatta, autentica, eterna.

Il ginepro secolare di Villagrande (Foto Selvaggio Verde)
Negli scatti evocativi di Selvaggio Verde, questo splendido ginepro sardo si mostra in tutta la sua imponenza. Cresciuto come solo sulla nostra Isola riescono a fare certi alberi antichi, avvolge lo spazio che lo circonda con i suoi rami sinuosi e potenti, quasi a voler custodire un piccolo universo silenzioso e incontaminato. Si trova poco sotto Punta La Marmora, nelle vicinanze dell’antico ovile di Erbelathori, un luogo già carico di suggestione e storia. In questa cornice senza tempo, il ginepro millenario si erge fiero, come un autentico patriarca della natura: le sue forme intrecciate sembrano scolpite dal vento e dalla pazienza dei secoli, mentre le sue fronde creano una sorta di rifugio naturale, una cupola verde che accoglie, protegge e racconta.
Questo albero non è solo un elemento del paesaggio, è una presenza viva, quasi spirituale. Testimone silenzioso di generazioni, ha visto il passare del tempo senza piegarsi, conservando nella sua corteccia segreti antichi e storie mai narrate. Chi si ferma sotto la sua chioma non può che percepire un senso di sacralità, come se il tempo si dilatasse per un istante. In mezzo a questa scena di incanto primordiale, appare lei: la capretta Mantaedda. Fiera, elegante, quasi statuaria, si staglia nel verde con una posa solenne. I suoi colori sembrano nati per fondersi con quelli del vecchio ginepro, creando un equilibrio visivo che emoziona. Davanti all’obiettivo, Mantaedda si offre con naturalezza, incantando chi guarda, diventando parte viva di un racconto più grande, quello della natura che resiste, che accoglie, che emoziona senza chiedere nulla in cambio.

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