Tumori “curati” con gli ultrasuoni, pena ridotta per la dottoressa Puddu di Tertenia: 18 anni di carcere

L’indagine contro Alba Veronica Puddu era partita nel 2017, dopo un’inchiesta giornalistica della trasmissione Le Iene. Il programma aveva documentato casi di malati oncologici che, abbandonando le cure tradizionali per affidarsi alle promesse della Puddu, avevano visto peggiorare drammaticamente le loro condizioni.
La Corte d’Assise d’Appello ha inflitto 18 anni di reclusione ad Alba Veronica Puddu, 53 anni, ex dottoressa originaria di Tertenia, condannata per omicidio volontario aggravato, circonvenzione di incapace e truffa. La donna, radiata dall’ordine dei Medici, aveva promesso di “curare” i tumori utilizzando ultrasuoni, inducendo alcuni pazienti a rinunciare alle terapie oncologiche tradizionali.
La nuova condanna, che riforma parzialmente quella all’ergastolo emessa in primo grado nel gennaio 2023, riconosce il parziale vizio di mente dell’imputata. Questo elemento, emerso grazie alla perizia psichiatrica condotta dal professor Elvezio Pilfo, ha inciso sulla pena, insieme alla prescrizione di alcuni reati minori. La corte, tuttavia, ha confermato i risarcimenti provvisionali già stabiliti in favore delle vittime.
Il procuratore generale Luigi Patronaggio aveva richiesto una riduzione della pena, pur sottolineando la gravità delle azioni della Puddu. D’altra parte, i legali della difesa, Gianluca Aste e Michele Zuddas, si riservano di valutare un eventuale ricorso in Cassazione dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza.
Nel processo di primo grado, la Puddu era stata condannata all’ergastolo, una pena più severa rispetto ai 24 anni richiesti inizialmente dall’accusa. Gli avvocati delle parti civili – Gianfranco Sollai, Rita Dedola e Mauro Massa – avevano sostenuto con forza la necessità di una condanna esemplare.
La perizia psichiatrica, cruciale nella revisione della pena, aveva concluso per una parziale incapacità di intendere e di volere dell’ex dottoressa. Tuttavia, Pilfo ha descritto la Puddu come “socialmente pericolosa” e “non idonea a esercitare la professione medica”.
L’indagine contro Alba Veronica Puddu era partita nel 2017, dopo un’inchiesta giornalistica della trasmissione Le Iene. Il programma aveva documentato casi di malati oncologici che, abbandonando le cure tradizionali per affidarsi alle promesse della Puddu, avevano visto peggiorare drammaticamente le loro condizioni.
La vicenda di Alba Veronica Puddu ha sollevato profonde riflessioni sull’etica professionale e sulla vulnerabilità dei pazienti in condizioni critiche. La riduzione della pena, pur basata su elementi peritali, non ha dissipato l’indignazione delle famiglie delle vittime, che hanno vissuto tragedie evitabili.
La sentenza d’appello segna un nuovo capitolo in una vicenda giudiziaria che potrebbe non essere ancora conclusa.

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