Lo sapevate? Come nasce su casu marzu?

Per molti una prelibatezza, per altri una vera schifezza. Definito a torto "pericolosissimo" il formaggio con i vermi è uno degli alimenti sardi più famosi all'estero. Ma come si forma?
Lo sapevate? Come nasce su casu marzu?
Per molti una prelibatezza, per altri una vera schifezza. Definito a torto “pericolosissimo” il formaggio con i vermi è uno degli alimenti sardi più famosi all’estero. Ma come si forma?
Su casu marzu, noto come “formaggio con i vermi”, è uno dei prodotti più rappresentativi della Sardegna, capace di dividere chi lo assaggia: c’è chi lo considera una prelibatezza e chi lo trova disgustoso. Questo formaggio pecorino, reso unico dalla presenza delle larve della mosca casearia (Piophila casei), nasce grazie a un processo del tutto naturale e particolare. Le uova, depositate nelle forme lasciate a stagionare in ambienti aperti, si schiudono, e le larve trasformano la pasta del formaggio in una morbida crema dal sapore intenso, piccante e inconfondibile. Anche se raramente può essere prodotto con latte misto o vaccino, la varietà più comune è quella di pecora, grazie alla sua ampia diffusione sull’isola.
Il casu marzu non è solo un formaggio, ma un simbolo culturale che incarna la tradizione sarda. Ogni zona dell’isola gli attribuisce un nome diverso, come casu martzu, casu becciu o casu cunditu, a dimostrazione di quanto sia radicato nelle abitudini locali. Viene consumato da adulti e bambini, spesso durante pranzi conviviali, dove la condivisione di questo formaggio diventa un rituale. Per molti sardi, il piacere sta anche nel consumare le larve vive, che avrebbero un sapore diverso dal resto del formaggio.
La produzione avviene principalmente nei mesi caldi, quando la mosca casearia è più attiva. I pastori sardi adottano tecniche specifiche per favorire il processo: riducono il sale nella salamoia per creare un ambiente più ospitale per le larve e ammorbidiscono la crosta con piccoli fori riempiti d’olio. Le forme vengono poi collocate in locali ben ventilati, dove la mosca può depositare le sue uova. Dopo un periodo di maturazione di tre-sei mesi, il formaggio è pronto per essere gustato. Tradizionalmente, si consiglia di consumarlo quando le larve sono ormai diventate insetti e hanno lasciato il formaggio, anche se molti preferiscono assaggiarlo prima.
Nonostante la sua fama, il casu marzu è vietato dalla normativa europea e italiana, che proibisce la vendita di alimenti contaminati da parassiti. Tuttavia, la Sardegna si è battuta per il riconoscimento di questo prodotto come parte del patrimonio agroalimentare tradizionale italiano (PAT), che ne attesta la produzione da almeno 25 anni. Pur essendo illegale venderlo nei negozi o servirlo nei locali pubblici, è ancora largamente prodotto e consumato in ambito familiare o rustico.
La sua fama ha varcato i confini italiani, soprattutto grazie a trasmissioni come The F Word di Gordon Ramsay e al Guinness dei Primati, che lo ha inserito come “formaggio più pericoloso al mondo”. Ma è davvero così pericoloso? Sebbene si sia diffusa l’idea che le larve possano sopravvivere nell’apparato digerente e causare danni, non esistono testimonianze concrete di incidenti legati al consumo di casu marzu. Le larve, se ingerite vive, vengono distrutte dai succhi gastrici, mentre il formaggio, ricco di grassi e particolarmente saporito, può risultare difficile da digerire solo se consumato in grandi quantità.
In definitiva, il casu marzu non è solo un alimento, ma un’esperienza unica, un tuffo nelle tradizioni di un’isola che ha fatto della sua identità gastronomica un punto di forza. Se hai l’opportunità di assaggiarlo, fallo con moderazione e curiosità: scoprirai un sapore e una storia che difficilmente dimenticherai.

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